40. Chiello – Limone
Inizia che pare Pino Donaggio, continua citando una melodia battistiana, prova ad essere classico con una sfacciataggine degna del suo nome, e ci riesce. Chiello, oltre ad essere il second doppione di questa classifica, sta crescendo in modo coerente dentro la giungla spietata del pop italiano, e Limone è un pezzo che si lascia cantare a ripetizione senza trucchi stucchevoli o facilonerie. Semplicemente un vento di contemporaneità.
39. Pop X – China
La “fase Paola e Chiara” di PopX è cominciata così, con un ritornello strappa-meningi, tastiere che provocano strane ossessioni e un titolo che non sappiamo se si riferisca all’inchiostro o alla ben più nota repubblica popolare. Davide e Walter con China hanno deciso di continuare a sabotare le regole del nostro pop, recuperando i suoni delle origini, portando la scrittura nella dimensione dello slogan.
38. Subsonica – Nessuna colpa
Nelle date del loro tour kolossal – che ha fatto tappa anche al Magnolia a settembre! – questo brano era suonato col testo che compariva a grandi dimensioni sul ledwall dietro la band. Nessuna colpa è un brano necessario, un’accusa senza mediazione nei confronti di chi lucra sulle centinaia di morti che avvengono nel Mediterraneo ogni anno. La maturità dei Subsonica ha portato anche questo, oltre ad un suono sempre più solido e spietato: una grande scrittura politica.
37. Faccianuvola, Fenoaltea – fiori / posto sbagliato
Il futuro è già qui, o forse sta già passando, ed è nelle mani di un manipolo di ragazzi che stanno strizzando l’hyperpop al limite delle sue possibilità sonore. L’incontro tra Faccianuvola e fenoaltea – rispettivamente cbcr 2024 e 2025 – ci regala fiori / posto sbagliato, un brano spensierato, pieno di colori e suoni limpidi e petali da staccare a suon di drop esaltanti.
36. Club Dogo – C’era una volta in Italia
La canzone dove i Dogo affermano che lo status è un qualcosa che devi saper portare nel modo giusto, ma che ha bisogno anche di una consacrazione popolare. “La gente mi ha dato questa medaglia”, questo il verso simbolo di C’era una volta in Italia, Don Joe, Guè e Jake arrivano accompagnati da mastini dal fondo della strada, il luogo che gli ha dato la vita, e che attraverso la musica li ha salvati. Ancora una volta è stato l’anno del cane.
35. Ginevra – My Baby!
L’incontro con le cosiddette “chitarrine” è un colpo per tutti, modifica la visione che si ha della propria musica, forse per sempre. Ci è finita dentro fino al collo anche la regina delle ballad electro, Ginevra, che con My baby! sforna un pezzo degno del miglior pop-rock d’oltreoceano. Un approccio da Wet Leg che diventa epico nel ritornello, e che si lascia sporcare da un velo di autotune. Un gran ritorno.
34. Delicatoni – Passo dopo passo
Ce li immaginiamo come i Madness sulla copertina di One Step Beyond…, cazzonissimi e ben consapevoli di star diventando band di culto. Passo dopo passo è la consacrazione dei Delicatoni, che oramai fanno ballare più di chi fa musica dance, sanno creare tappeti magici immersi in una continua sperimentazione, ma soprattutto hanno trovato la formula per scrivere canzoni perfette.
33. Whitemary – Ditedime
La ricetta della musica di Whitemary è semplicissima: grandi distensioni modulari, drop frenetici, e ritornelli maltrattati in lungo e in largo, usati come loop sonori, fino all’ossessione. In Ditedime la cantautrice abruzzese mette in scena uno spettacolo di voci che rimbalzano addosso, dicerie malevole, rumori di disturbo, una sinfonia di oscurità melodica.
32. Mace, Marco Castello, Ele A – Mentre il mondo esplode
Anche Mace ed Ele A fanno parte dei doppioni di questa classifica. Qui li troviamo in compagnia di Marco Castello – in una formazione tipo Real Madrid dei Galacticos del pop contemporaneo -, per un brano che è un vero sogno. Su una produzione compattissima si alternano le prove di eleganza e classe di due fuoriclasse, in un dialogo splendido che lascia il posto sul finale ad un solo di sitar.
31. Coca Puma – Porta Pia
Inizia con una frase sussurrata con dolcezza, l’intro perfetta che fa da preludio ad un dialogo tra sezione ritmica e synth che culla, accompagna e poi abbandonati in balìa di strane entità. Coca Puma canta e scrive come animata da un fiato magico, intesse giochi armonici che partono dalle influenze soul e raggiungono le profondità nere del suo personalissimo mondo musicale. Porta Pia è una promessa, staremo bene, semplicemente bene.
(Continua nella pagina successiva)
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L'articolo Le 50 canzoni più belle del 2024 di V. Comand, D. Falcini, G. Vollaro è apparso su Rockit.it il 2024-12-23 09:33:00
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