30. Ghali – Niente panico
Niente panico nasce in un grande momento di difficoltà, una canzone che è un consiglio che Ghali regala in primis a se stesso, per poi renderlo canto collettivo. Stare con quello che la vita ha da offrire nel famoso “qui ed ora”, non lasciarsi ossessionare dalle direzioni poco chiare. Il passaggio dal particolare all’universale è compiuto alla perfezione, e Ghali è sempre più lanciato verso l’empireo delle grandi pop-star nazionalpopolari.
29. Bnkr44, Pino D’Angiò – Ma che idea
A febbraio, da perfetti sconosciuti, i bnkr44 sono diventati in una settimana uno speciale tipo di idoli delle folle. La loro collab col maestro Pino D’Angiò è entrata negli annali dei top momenti televisivo-musicali degli ultimi anni, e ha riportato in auge la musica di un vero genio del nostro pop, regalandogli qualche mese di gloria prima della sua scomparsa. L’unico momento sanremese della nostra classifica, quello davvero degno di essere ricordato.
28. Fuckyourclique – NGMI
Prendere la scena, alcuni dei suoi membri più illustri, e impallinarli uno dopo l’altro a suon di punchline sconnesse, scorrette, allucinanti. Nel 2024 abbiamo imparato a conoscere i fuckyourclique fuori dalla loro bolla di soundcloud, li abbiamo visti diventare definitivamente un fenomeno nazionale. NGMI è un brano di una libertà espressiva inquietante, che suona molto come una sorta di autodistruzione deliberata.
27. Marracash – Gli sbandati hanno perso
Quando il king del rap fa il suo ritorno delle scene non lo fa mai a caso, e ormai, tra annunci a sorpresa e grandi dischi infilati uno dopo l’altro, quasi lasciamo passare in secondo piano la sua capacità di analizzare il contemporaneo, sputandolo fuori a suon di barre che si fanno sempre di più un discorso lucido e disilluso. Ne Gli sbandati hanno perso Marracash, che rappa sopra un sample di prima qualità preso dalla colonna sonora di un western con Terence Hill, ci tiene a dirsi a modo suo che siamo la merda.
26. Rude Cinno – Ròssc n Roll
Il contrasto sonoro irresistibile della lingua emiliana, ruvidezza pastosa che sottende un giudizio spietato, è una delle tante armi nella faretra dei bolognesi Rude Cinno. Ròssc n Roll è la loro hit infernale, che si dischiude in un ritornello di punk melodico da manuale, prima che le chitarre a motoretta facciano il loro dovere, sbriciolando quello che rimane dei nostri timpani. Capiamo e non capiamo, sicuramente ci fidiamo, la “rusco wave” è già tra noi.
25. La rappresentante di lista – Ho smesso di uscire
Nel disco che è stato il lancio de La rappresentante di lista nell’orbita dell’ultra pop studiato e prodotto per sfondare le radio c’è un brano – il migliore a mani basse – che ci ricorda molto da vicino quel modo di scrivere delle origini. In Ho smesso di uscire i vecchi Veronica e Dario hanno messo la propria natura di cantautori puri al servizio della compattezza dei suoni, delle chitarre tamarre, dell’alta rotazione.
24. Ivan Graziani – La rabbia
In quel meraviglioso regalo che Filippo Graziani ha deciso di fare a tutti noi, pubblicando Ivan Graziani – Per gli amici, La rabbia è il pezzo che più fa piangere, perché racchiude al suo interno tutta la malinconia più pura di Ivan. Nel raccontare l’impossibilità di comunicare quello che ci rode l’anima, compaiono tutte le cose che hanno reso Ivan Graziani uno dei più grandi cantautori della nostra storia. Il cuore blues, la melodia straziante, e quel falsetto inconfondibile che dà a questo pezzo un respiro che sa di meraviglia.
23. Laila Al Habash – Cartagine
La bellezza della musica di Laila Al Habash sta nell’uso di immagini esageratamente crudeli per raccontare situazioni quotidiane, amori alla deriva, incomprensioni di ogni sorta. Laila è la regina del dettaglio osservato con maniacalità. Cartagine è un piccolo manifesto per la giornata pessimista, in cui tutte le cose verranno affrontate con la fatica della vita contemporanea, con lo slancio tarpato dal giudizio spietato, il nostro e quello degli altri.
22. Cosmo – L’abbraccio
La “scena clou” del 2024 di Marco Jacopo Bianchi, è senz’altro L’abbraccio, il ritorno di Cosmo al ballatone emotivo, in cui tutte le sfumature violacee dell’amore vengono fuori in un luccichio generale. La maturità del brano sta nella sua urgenza dolce e amara allo stesso tempo: oggi non c'è una città intera da amare e trasfigurare, c'è da provare a stringersi per un attimo "perché poi si muore".
21. Ele A – Defalgan
Ele A torna nella nostra classifica, questa volta in veste da solista, immersa nel brodo che riesce ad esaltare tutte le sue splendide qualità. Defalgan – anche grazie alla produzione elegantissima di Disse - è l’esaltazione pura del flow, un divertissement stilistico usato per affermare un talento cristallino. Ele A è stata una costante del nostro 2024, e già sappiamo che lo sarà anche per il 2025. Non ce la vogliamo togliere di dosso.
(Continua nella pagina successiva)
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L'articolo Le 50 canzoni più belle del 2024 di V. Comand, D. Falcini, G. Vollaro è apparso su Rockit.it il 2024-12-23 09:33:00
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