I 50 dischi del 2021 più belli fino a mo' (pagina 2)

Cosmo – La terza estate dell’amore

Un disco, un manifesto, la nuova splendida forma di Marco Jacopo Bianchi: ne La terza estate dell'amore Cosmo canta l'essenzialità di ritornare al rito collettivo dell'unione dei corpi, con forme libere, prive di catene o di prigioni, capaci di esplodere in inebrianti orge di suoni e di rivendicare la necessità del piacere fisico.

Davide Shorty – fusion.

Partendo dall’hip hop, passando da soul e jazz fino al cantautorato italiano, Davide Shorty trova il proprio personale significato alla parola "fusion" e si lancia in un disco scritto per necessità, in un momento in cui la creatività è l’unica salvezza. 

DayKoda – Physis

Physis è il principio e causa di tutte le cose: da qui parte DayKoda per dare sfogo alle sue imprevedibili visioni musicali, costruendo una giungla intricata e affascinante fatta di incastri jazz e hip hop. Un percorso ricco di repentini cambi di velocità, di svolte inaspettate, ordinato da un'inafferrabile legge che regola il caos.

Fine Before You Came – Forme complesse

Le canzoni di Forme Complesse sono dilatatissime, camminano lentamente senza poggiare davvero i piedi sul terreno, non picchiano per entrare nella testa, ma si adagiano delicatamente. Dopo anni a rincorrere la vita e a urlarle in faccia la propria ostinata e scomoda presenza, ora i FBYC ci dicono che forse è arrivato il momento di appoggiare la testa sul cuscino e lasciarsi andare.

Frah Quintale – Banzai (lato arancio)

Lato arancio è la seconda parte del progetto Banzai, una naturale reazione più solare al malinconico blu del primo lato del disco e che scorre leggera e gioiosa. Un disco disegnato intorno all’autoradio in un viaggio in superstrada (o nel superspazio), in cui Frah tiene salda al centro la riflessione su di sé e sui suoi sentimenti.

Fulminacci – Tante care cose

Tante care cose è la dimostrazione di quanto Filippo sia un musicista intelligente ed educato, capace di scostarsi dal calderone it pop per dire davvero qualcosa. Il suo è un saper stare in bilico tra il cantautorato dei grandi e un linguaggio semplice, immediato.

Guè Pequeno – Fastlife 4

C'è chi può e chi non può, e in questa dicotomia è raro che Guè Pequeno non si collochi nel primo gruppo: il quarto capitolo di Fastlife è l'ennesima dimostrazione della capacità innata di Guè Pequeno di non mollare mai il fiato, e di continuare il proprio racconto imperterrito.

Inoki – Medioego

Quella di Inoki sembra la parabola dell’ultimo Rocky, ormai fuori tempo massimo e sfatto dalla vita che tenta di rimettersi in gioco per il semplice motivo di dimostrare a tutti di saperci ancora fare. E ci riesce clamorosamente: senza scimmiottare manieristicamente l’immagine di se stesso, di una musica che oggi non avrebbe senso, ma tenendone vivo il fuoco sacro.

Iosonouncane – IRA

IRA è un disco monumentale, che ci cambia con violenza e che impone una dedizione all'ascolto che trascende nella religione. Jacopo Incani costruisce una cattedrale sonora sulla sommità di una montagna impervia e all'apparenza inaccessibile, in cui le voci di una Babele di popoli cantano di un lancinante e imperscrutabile dolore ancestrale.

La rappresentante di lista – My mamma

L'esplosione del queer pop nella sua forma migliore: Questo Corpo ha germinato ed è uscito allo scoperto dopo il tremore di Woow, per venire a far parte di un'unità diversa, chiamata collettività. My Mamma è musica che parla ad alta voce e declama, per mettere in atto la resistenza come forma di vita più importante.

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L'articolo I 50 dischi del 2021 più belli fino a mo' di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2021-07-01 17:15:00