Laila Al Habash – Moquette
Nel quarto d'ora di durata di Moquette, Laila allunga gli occhi sulle proprie ansie, muovendosi sinuosa tra suggestioni urban e il fascino eterno per la Mina degli anni '60. E poi, in un soffio, l'ep finisce, lasciandosi sospesi a un filo di ipnotica malinconia e di ordinata bellezza.
Leatherette – Mixed Waste
Predatori del 1978 perduto, i Leatherette aggrediscono l'oggetto del proprio desiderio espressivo con un taglio più pungente di quello dei Parquet Courts e più visionario di quello dei Protomartyr, giocando con un immaginario a base di atmosfere notturne e fumose come i film di Jarmusch e situazioni disagiatamente kitsch.
Lorenzo BITW – Pantea
Culti religiosi, storie misteriose e presenze celestiali: Lorenzo BITW celebra il suo rituale mistico elettronico, a metà tra contemporaneità e esoterismo, assieme a tutta una schiera di producer amici, con cui trovare un punto di incontro tra la Roma dell'antichità e quella del presente.
Mace – OBE
Mace esce dai confini del suo corpo per accompagnarci in un viaggio mistico e lisergico, senza barriere né limiti. E lo facendosi accompagnare da 17 feat di ogni tipo, da Colapesce a Madame, da Salmo a Venerus, eludendo i confini del rap per crearne quasi una versione dreamy e abbracciando le sfumature della musica black, della techno più tribale ma anche dell’elettronica acida.
Madame – Madame
Seppur sia pensato come un disco da classifica, il debutto di Madame brucia di un vivo fuoco interiore, un'urgenza espressiva che si riversa su produzioni curatissime e inquiete, concedendosi anche qualche fugace momento di spensieratezza. Un compromesso che forse avrà deluso qualcuno, ma che riafferma ancora una volta il talento indiscusso di Madame.
Maggio – Nel mentre
Una autoanalisi sincera e onesta, fatta di fronte a uno specchio, buttando fuori anche le proprie debolezze e fragilità con lucidità: Nel mentre è una profonda chiacchierata che Maggio fa con sé stesso, unendo le sonorità e l'urgenza dell'emo con la sua personalissima estetica rap.
Mahmood – Ghettolimpo
La mitologia metropolitana di Mahmood prende forma tra il barrio e un mondo ultraterreno, facendo convergere nel proprio pop anime sfuggenti e indecifrabili. Dalle sue radici sarde ai beat urban, da orchestrazioni maestose a balli frenetici, questo Ghettolimpo ospita un universo sfaccettato di suoni e di mistero.
Marco Castello – Contenta tu
Ironico, scanzonato, divertente, ma anche con un vago retrogusto amaro, Marco Castello ha il dono incredibile di sintetizzare funk e jazz in un cantautorato all'apparenza semplice, ma ricco di irresistibili sfumature. Contenta tu è il ritratto della sua Siracusa "bella ma cretina", che finiamo col riconoscere come casa nostra alla fine dell'ennesimo ascolto.
Margherita Vicario – Bingo
Margherita Vicario scrive pezzi cantautorali come fosse una rapper, poi sfotte i cliché del rap, canta in francese e greco antico, sterza dalla trap alla dance nel giro di due versi, mostra le sue fragilità per fare subito dopo la faccia tosta e tirare di nuovo fuori la sua vena polemica e politica: Bingo è il suo ritratto più fedele e variegato, irresistibile nel suo arrivare dritto al cuore con leggerezza.
Massimo Pericolo – Solo tutto
Il secondo disco di Massimo Pericolo è fatto di 15 tracce intense, intime, emotive, struggenti, dolorose, devastanti, per raccontare amore e sesso (molto), violenza verso gli altri e soprattutto verso se stesso, in un susseguirsi di scene di brutalità urbana sceneggiate divinamente, frasi da scolpire sui sassi, di nichilismo oltre il punk e tendenze suicide, in un'autoanalisi feroce e senza di redenzione.
(Continua nella pagina successiva)
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L'articolo I 50 dischi del 2021 più belli fino a mo' di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2021-07-01 17:15:00
COMMENTI (2)
@vittocomand le pagine successive non si caricano. Ero interessato a completare la lettura.
Grazie
Ciao...non si riesce ad accedere alle pagine successive. SI ricarica sempre la prima pagina. MI interessa leggere l'articolo. Grazie