30. Leatherette – Mixed Waste
Predatori del 1978 perduto, i Leatherette aggrediscono l'oggetto del proprio desiderio espressivo con un taglio più pungente di quello dei Parquet Courts e più visionario di quello dei Protomartyr, giocando con un immaginario a base di atmosfere notturne e fumose come i film di Jarmusch e situazioni disagiatamente kitsch, per rendere omaggio alla tradizione del post-punk e dell’art rock a cavallo tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, quelli meno sintetici.
29. Marco Castello – Contenta tu
Ironico, scanzonato, divertente, ma anche con un velo di leggera malinconia: Marco Castello trova la chiave per unire il Battisti di fine anni ’70, Enzo Carella, i Nu Guinea e i Vulfpeck incrociando armonie jazz, ritmiche disco funk e un’incontenibile anima pop. Sullo sfondo una Siracusa bella ma cretina, che prende vita attraverso le immagini di un'estate spensierata evocate da un miscuglio di italiano, dialetto siciliano e slang e che ci sembra di conoscere da una vita, anche senza averla mai vista.
28. Blanco –Blu celeste
Riccardo, classe 2003, ha già rivoluzionato il pop con un album senza neanche un feat., tra urban e nu soul figli della trap ma più come attitudine che come musica. Blanco è un cantante vero e nelle sue canzoni fa sposare Venerus con Tiziano Ferro, il punk col funky o il groove anni ’80, la ballata eterea e la canzone acustica, mettendo a nudo introspezioni teen, amori, gelosie, voglia di spaccare il mondo e al tempo stesso di essere lasciato in pace. A 18 anni è già stato primo in classifica, la sua è una carriera tutta in discesa.
27. Vanarin – Treading Water
Con Treading Water, la band anglo bergamasca sembra aver trovato un abito che gli calza del tutto a pennello. Otto tracce molto ben collocate nell’immaginario pop d’oltreoceano. La matrice funk è rimasta, ma non più intatta, viste le componenti psichedeliche presenti nell’effettistica della chitarra, ma soprattutto nella scrittura, più volte vicina al Mac DeMarco degli ultimi tempi o a qualche evocazione dei Tame Impala, condito con falsetti e richiami hip hop sapientemente miscelati.
26. Touché – Il minorenne + bastardo
Amine Amagour, in arte Touché è provocatorio e scuote forte curiosità. Classe 2003, sa Padova, in lui sembra rivedere quell’assenza di filtri di Massimo Pericolo in 7 miliardi e non è un caso che sia stato quest’ultimo a scoprirlo. Dai dissing su YouTube al primo album il percorso è stato breve ed il titoloIl minorenne + bastardo è un manifesto del suo linguaggio crudo, marcio e aggressivo. In un’epoca in cui il rap è diventato maniera, orpello e abbellimento, lui lo fa tornare alla sua radice più vera, la strada.
25. Koko – Shedding Skin
Nel suo primo disco solista, Costanza Delle Rose, cantante e bassista dei Be Forest ha voluto dare tempo alla sua pelle più oscura, lasciarla riposare. Ha deciso che era ora di scatenare incanti in un modo diverso da come era solita fare con i soliti compagni di viaggio accanto. Koko dischiude il suo mondo, che per la malinconia che sprigiona si adagia su sapori folk, usando l'acustico solo come partenza. Il punto di arrivo si raggiunge passando attraverso un suono che si stratifica, voce su voce, con pochi effetti di contrappunto per un disco bello e risonante, molto profondo.
24. Salmo – Flop
Il ritorno con Flop, 3 anni dopo il suo ultimo Playlist, ci mostra il Salmo più completo della sua discografia, che assume i panni di un Lucifero carico d'odio, ma capace anche di dare spazio alle sue fragilità. E, soprattutto, di mostrare come un angelo caduto torna a volare e, soprattutto, a mangiare in testa a un sacco di epigoni. Hardcore, boom bap, rock furioso, techno, archi, spietatezza e grazia del rapper che più di tutti gode nel non voler rimanere simpatico a nessuno. E il tanto sbandierato flop che gli hanno augurato in tanti, non arriva neanche stavolta.
23. Marta Del Grandi – Until We Fossilize
Quella ricerca dell’essenziale che stava trasparendo dai pezzi e dalle composizioni sparse in giro per il web trova una collocazione precisa in questo primo disco solista dell’artista milanese che gioca col pop e con la sperimentazione fino ad arrivare a territori che confinano con la purezza di Joni Mitchell. Sembra tutto facile. Le note suonate che saltano una dietro l’altra incontrando singhiozzi e incursioni percussive, la voce splendida usata con tale dimestichezza da poter andare dovunque.
22. Caparezza – Exuvia
Michele Salvemini in arte Caparezza fa solo dischi che hanno un senso. L’ultimo disco racconta il cambio di pelle e l’evasione, intesa come fuga. Trovano spazio al suo interno contraddizioni, palindromi, ritorni al passato e viaggi, non sempre dell’eroe, ci sono il dolore e l’allegria di un 47enne che rappa alla grande, un introverso che riempie i palazzetti, mostrandoci il suo eterno paradosso di artista che piace a tanti mantenendo una qualità incredibile e una notevole allergia alla banalità.
21. Giorgio Poi – Gommapiuma
Giorgio Poi significa qualità. Dal suo debutto di quattro anni fa è diventato il punto di riferimento per il cantautorato da maestro, quello dove scrittura e arrangiamento si incontrano sempre in modo giusto e fanno volare ogni canzone. Nell’ultimo album dal titolo Gommapiuma sembra non aver voglia di smettere di arricchire la sua musica, e per questo continua a crescere, ad inglobare influenze, sfumando da arie degne di Alan Sorrenti ad approcci quasi sanremesi, ma tenendo sempre da sfoggiare in un angolo i suoi tipici toni languidi, bisognosi di qualcosa.
(Continua nella pagina successiva)
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L'articolo I 50 dischi italiani più belli dell'anno di Redazione è apparso su Rockit.it il 2021-12-25 10:00:00
COMMENTI (7)
@mario.miano.39 Io lascerei perdere la discussione, non ci sono margini, come la metti tu sembrano scelte politiche ma la musica per me è passione, non calcolo. Ti consiglio solo di leggerti la recensione di Madame su Blow Up che non è certo un giornale che va dietro a queste cose e soprattutto leggi i testi di Madame senza ascoltare la musica e scoprirai una delle più grandi autrici. In generale, la classifica è la cosa peggiore mai letta su Rockit: manca Cristina Donà, che non è il mio pane quotidiano ma tanto di cappello per canzoni così potenti e ispirate che salgono solo con gli ascolti ma tanto oggi con tutta questa musica non si riesce a tornare quasi mai su dischi importanti che meritano ulteriori ascolti per essere apprezzati. Una Carmen Consoli al decimo posto è patetico nella mia opinione: un'artista che sa fare benissimo il suo mestiere e che è tornata con canzoni fatte bene ma con lo stampino, tutte lati B dei dischi di un tempo. Non è uno schifo e sicuramente avrà una grande band per fare classicissimi concerti dal vivo ma diciamocelo chiaro che se voglio ascoltare qualcosa di molto più interessante preferisco "l'autunno" o "desiderio" di Cristina Donà che hanno molto di più da rivelare.
E poi Mesa, qui capisco che è anche il gusto personale ma se Calcutta fosse tornato con un incipit come "tanto lo sappiamo poi come va...(Irene) avreste gridato a un nuovo miracolo di pop italico. Buon anno
Volevo fare i complimenti a Rockit per aver messo in classifica un sacco di bella roba underground, è una classifica varia e intelligente. Poi per me il disco di Iosonouncane non ha pari al mondo, figurati in Italia, però questi son pareri ;)
Il disco dell’anno è Exuvia di Caparezza, l’unico rapper italiano che faccia davvero musica e testi con un senso. Tutto il resto è noia mortale e sterile gne gne gne
Mamma mia, se questa è la migliore musica Italiana oggi stiamo nesso proprio bene....
Tra rappers e quantità industriali di gente che "canta" come i ragazzetti di "Amici" con quella fastidiosa formula "recitato/cantato" che li rende tutti UGUALI! Qui non è questione di gusti, è tutto ripetitivo, derivativo e soprattutto il talento è optional....
Secondo il mio modesto parere si salvano il "Battistiano" Marco Castello, Giorgio Poi e Vasco Brondi, tutto il resto (come diceva qualcuno) è noia....
@mario.miano.39 Ciao e grazie mille dei tuoi spunti, che sono molto preziosi. La classifica di fine anno vive di mediazioni tra le molte anime che popolano Rockit e quest’anno in special modo abbiamo deciso di dare un segnale forte per far ascoltare band e progetti che altrimenti non hanno avuto alcuna possibilità di attenzione durante questi mesi pandemici. Questo è esattamente il contrario del talent e dell’esposizione mediatica, di cui comunque parliamo perché da qualche tempo è innegabile che quello che dieci anni fa era indie sia andato a confluire da quelle parti, così come in luoghi una volta assolutamente invisi come Sanremo. Madame l’abbiamo sempre supportata e continueremo a farlo, di certo ha meno bisogno di noi di una band che sta iniziando oggi il proprio percorso. Rimane chiaramente la soggettività, per definizione, di ogni scelta, così come il tuo diritto sacrosanto di contestarle.
Per me, il debutto di Madame è uno dei migliori dischi degli ultimi anni e considerato che ne avete tessuto le lodi, direi che al Tenco l'hanno trattata ben meglio. Sarebbe carina una spiegazione da parte vostra perché non vederlo qui dentro rende questa lista una cosa insignificante e cambia per sempre il valore del vostro sito. In un anno in cui ce l'avete menata con articolo su Manneskin e X Factor e in cui ascoltando i brani del bollettino del venerdì sembrava di essere all'inferno, devo dire che è come se foste crollati in borsa del 95%.
Dopo la mancanza di Riccardo Sinigallia nei dischi del decennio, stavolta il ridicolo totale è stato toccato. Un pensiero di compassione va al caro Stefanini a cui è toccato scrivere la maggioranza degli articoli che stanno in cima ai vostri più letti. Ma ci pensate? una serata a farsi piacere Baltimora o trovare il fuoco negli occhi di Manuel Agnelli! Non lo invidio proprio.
Il concetto di "gusto personale" cozza un po con la scritta "i migliori dische del 2021", a cui manca il "per me" per essere plausibile. Pretendere "oggettività" è forse troppo, ma chiedere che si provi ad averne è il minimo.E invece pare proprio di no, dato che , oramai, di rock, questo sito ha solo il nome. Per carità, non mi fossilizzo sulle definizioni, ma sulla qualità si. Per mettere dentre questa classifica qualche marchetta di turno ( su 50 posizioni, ci puo stare, lo capisco), si lasciano fuori dischi bellissimi come quello di Max gazzè, di Malika Ayane (visto che avete sdoganato il pop, il disco della Ayane arriva primo su tutti quelli cha avete definito tali), dei Bachi da pietra e, soprattutto, di Mannarino, che si puo tralasciare solo se vi sta sul cazzo (ma non fate sto mestiere se non sapete mettere da parte i vostri gusti personali). Questa classifica è la differenza che c è tra il "meglio" percepito (da voi) ed il "meglio" reale (il mondo): lo scarto è notevole!