20. a/lpaca – Make It Better
Make It Better, nove brani per quaranta trascinanti minuti di incalzante rock psichedelico. Ossessivo, straniante, meticoloso, penetrante, uno di quei dischi che fin dal primo ascolto fa drizzare le antenne: il debutto dei mantovani è un cocktail lisergico di danze primitive, ritmi martellanti e nebbiose atmosfere psych e kraut rock. In un lugubre beat club per vampiri, invitati da Peter Murphy dei Bauhaus, gli a/lpaca suonano in una notte di luna piena. Da brividi.
19. Banadisa – Suerte
Diego Franchini aka Banadisa, già membro dell'Istituto Italiano di Cumbia di Davide Toffolo, polesano, classe 1990. In Suerte, disco d’esordio, fonde l'iperlocalismo dei testi, con la zona del Polesine come sfondo, a un viaggio transatlantico nei suoni, per creare un inatteso ponte culturale tra Veneto e Sudamerica. Un disco ibrido, che sporca il pop di cumbia e va a cercare chi vuole godere di un easy listening pacato e ricercato, a spasso tra l’italiano e lo spagnolo e altre piccole magie.
18. Massimo Pericolo – Solo Tutto
Il secondo disco del rapper di Brebbia è la (seconda) conferma che siamo di fronte a qualcosa di molto diverso da tutto il resto: 15 tracce intense, intime, emotive, struggenti, dolorose, devastanti, per raccontare amore e sesso (molto), violenza verso gli altri e soprattutto verso se stesso, in un susseguirsi di scene di brutalità urbana sceneggiate divinamente, frasi da scolpire sui sassi, di nichilismo oltre il punk e tendenze suicide, in un'autoanalisi feroce e senza redenzione.
17. The Tangram – Cosmic Fruits
Pop romantico, sintetizzatori spaziali, chitarre funkeggianti, una spruzzata di dream pop e tanto, tanto groove: il debutto dei Tangram ci trascina subito nel loro mondo fantastico, circondato da un'atmosfera di psichedelia incalzante, ispirato da Prince, MGMT e James Blake. Gli abruzzesi Elias, Mattia, Valerio, Emanuele e Francesco chiudono un ottimo disco, dettagliato nei suoni e nei temi, delicati e intimi. Un viaggio emotivo che confonde gli anni ’70 con i ’20 del nuovo millennio, tra potenti giri di basso, sax fulminanti e produzioni eccellenti.
16. Julia Bardo – Bauhaus, L’Appartamento
La conferma del talento di una giovane cantautrice: bresciana trapiantata a Manchester, Julia Bardo è l'ultima incarnazione di Giulia Bonometti. Dopo l’esperienza con i Working Men’s Club (una delle band attualmente più chiacchierate in UK), Giulia decide di intraprendere la carriera solista. Bauhaus, L’Appartamento è il suo nuovo lavoro discografico: 10 canzoni intime ed eleganti, in cui sentimenti e confessioni personali aprono l’anima di chi ascolta e ha voglia di capire. Un lungo discorso sul complesso universo delle relazioni umane, esaltato da sonorità pop-rock e una voce che entra dentro.
15. Vasco Brondi – Paesaggio dopo la battaglia
Un Vasco Brondi rinnovato, intimo come mai prima d'ora, autore di canzoni e dispensatore di un immaginario preciso e ormai perfettamente riconoscibile. Paesaggio dopo la battaglia è come un nuovo esordio per il cantautore ferrarese: un disco intenso e sconvolgente, autentico e pieno di speranza. Spirito e materia, musica e meditazione, la ricerca della pace nelle piccole cose quotidiane, la natura e un mare di ricordi che scattano la fotografia di un'Italia ferita, ma capace di resistere.
14. Laila Al Habash – Mystic Motel
Per il suo primo disco la cantante italo-palestinese ha dato vita a un luogo, circoscrivendo la sua musica in un insieme di tappezzerie e luci che si assomiglino, in modo tale che non ci si perda. Siamo nel Mystic Motel, e per pernottare serve solo essere un po’ più empatici del solito, e capire quanto alle volte l'amarezza sia splendida. 12 tracce (con un feat. di Coez) di pop puro, grezzo e dolce allo stesso tempo, su cui ballare, piangere, scrollarsi di dosso le insicurezze, amare e amarsi. Un giro tra le stanze di Laila, per scoprire tutte le sfaccettature della sua personalità fiera, gelosa, fragile, ironica, suadente, mistica. Splendido pop a cuore aperto.
13. Le Major – DanzƏ
Con questo disco si sono aperte le (DANZƏ) per l'hyperpop italiano: 13 brani ideati e realizzati da 22 artisti e produttori tra i 14 e i 22 anni, con nomi come Troyamaki, Narcolessia, Marco 444 o Liltagliagole. Riuniti dal collettivo Le Major, tutti provenienti dalla sfera underground di SoundCloud e dal mondo Twitch, danno vita a un mixtape isterico che celebra “il nuovo che si scaglia contro l’antico”. E mette assieme Enzo Salvi e 100 gecs: un turbo-ogni-cosa all’insegna “della distruzione dei generi e dei riferimenti culturali”. Tra glitch, breakcore e sound stranianti, il nuovo genere che mette assieme pop ed elettronica è il futuro, passato da qua.
12. Studio Murena – Studio Murena
Sono in sette, se la fanno col rap e da Milano sud fabbricano musica che fa uscire di testa: il loro è un disco omonimo suonato di lusso, in cui le complesse e fenomenali strutture musicali della band acid jazz diventano l’ambiente perfetto per le dirompenti barre (quasi old-school) di MC Carma. Una penna attenta e ispirata che racconta e crea immagini, spezzate esattamente a ridosso di una rullata, tra ritmi che rallentano e accelerano. Dal Conservatorio alla strada, la fusione perfetta tra jazz e hip-hop.
11. Chiello – Oceano Paradiso
Chiello è una delle grandi sorprese di quest’anno. L’ex membro della FSK si toglie la veste di trapper e mostra, finalmente, tutte le sfaccettature del suo cuore sanguinante con questo primo disco solista. Il suono è un rock molto dilatato, la voce è disperata e ulula alla luna: con Oceano Paradiso il “romantico” abbandona la gang e si tuffa nel vuoto, alla ricerca ostinata di una pace destinata, comunque, a svanire. Con la produzione di Colombre e Greg Willen, un disco esaltante che segna il 2021.
(Continua nella pagina successiva)
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L'articolo I 50 dischi italiani più belli dell'anno di Redazione è apparso su Rockit.it il 2021-12-25 10:00:00
COMMENTI (7)
@mario.miano.39 Io lascerei perdere la discussione, non ci sono margini, come la metti tu sembrano scelte politiche ma la musica per me è passione, non calcolo. Ti consiglio solo di leggerti la recensione di Madame su Blow Up che non è certo un giornale che va dietro a queste cose e soprattutto leggi i testi di Madame senza ascoltare la musica e scoprirai una delle più grandi autrici. In generale, la classifica è la cosa peggiore mai letta su Rockit: manca Cristina Donà, che non è il mio pane quotidiano ma tanto di cappello per canzoni così potenti e ispirate che salgono solo con gli ascolti ma tanto oggi con tutta questa musica non si riesce a tornare quasi mai su dischi importanti che meritano ulteriori ascolti per essere apprezzati. Una Carmen Consoli al decimo posto è patetico nella mia opinione: un'artista che sa fare benissimo il suo mestiere e che è tornata con canzoni fatte bene ma con lo stampino, tutte lati B dei dischi di un tempo. Non è uno schifo e sicuramente avrà una grande band per fare classicissimi concerti dal vivo ma diciamocelo chiaro che se voglio ascoltare qualcosa di molto più interessante preferisco "l'autunno" o "desiderio" di Cristina Donà che hanno molto di più da rivelare.
E poi Mesa, qui capisco che è anche il gusto personale ma se Calcutta fosse tornato con un incipit come "tanto lo sappiamo poi come va...(Irene) avreste gridato a un nuovo miracolo di pop italico. Buon anno
Volevo fare i complimenti a Rockit per aver messo in classifica un sacco di bella roba underground, è una classifica varia e intelligente. Poi per me il disco di Iosonouncane non ha pari al mondo, figurati in Italia, però questi son pareri ;)
Il disco dell’anno è Exuvia di Caparezza, l’unico rapper italiano che faccia davvero musica e testi con un senso. Tutto il resto è noia mortale e sterile gne gne gne
Mamma mia, se questa è la migliore musica Italiana oggi stiamo nesso proprio bene....
Tra rappers e quantità industriali di gente che "canta" come i ragazzetti di "Amici" con quella fastidiosa formula "recitato/cantato" che li rende tutti UGUALI! Qui non è questione di gusti, è tutto ripetitivo, derivativo e soprattutto il talento è optional....
Secondo il mio modesto parere si salvano il "Battistiano" Marco Castello, Giorgio Poi e Vasco Brondi, tutto il resto (come diceva qualcuno) è noia....
@mario.miano.39 Ciao e grazie mille dei tuoi spunti, che sono molto preziosi. La classifica di fine anno vive di mediazioni tra le molte anime che popolano Rockit e quest’anno in special modo abbiamo deciso di dare un segnale forte per far ascoltare band e progetti che altrimenti non hanno avuto alcuna possibilità di attenzione durante questi mesi pandemici. Questo è esattamente il contrario del talent e dell’esposizione mediatica, di cui comunque parliamo perché da qualche tempo è innegabile che quello che dieci anni fa era indie sia andato a confluire da quelle parti, così come in luoghi una volta assolutamente invisi come Sanremo. Madame l’abbiamo sempre supportata e continueremo a farlo, di certo ha meno bisogno di noi di una band che sta iniziando oggi il proprio percorso. Rimane chiaramente la soggettività, per definizione, di ogni scelta, così come il tuo diritto sacrosanto di contestarle.
Per me, il debutto di Madame è uno dei migliori dischi degli ultimi anni e considerato che ne avete tessuto le lodi, direi che al Tenco l'hanno trattata ben meglio. Sarebbe carina una spiegazione da parte vostra perché non vederlo qui dentro rende questa lista una cosa insignificante e cambia per sempre il valore del vostro sito. In un anno in cui ce l'avete menata con articolo su Manneskin e X Factor e in cui ascoltando i brani del bollettino del venerdì sembrava di essere all'inferno, devo dire che è come se foste crollati in borsa del 95%.
Dopo la mancanza di Riccardo Sinigallia nei dischi del decennio, stavolta il ridicolo totale è stato toccato. Un pensiero di compassione va al caro Stefanini a cui è toccato scrivere la maggioranza degli articoli che stanno in cima ai vostri più letti. Ma ci pensate? una serata a farsi piacere Baltimora o trovare il fuoco negli occhi di Manuel Agnelli! Non lo invidio proprio.
Il concetto di "gusto personale" cozza un po con la scritta "i migliori dische del 2021", a cui manca il "per me" per essere plausibile. Pretendere "oggettività" è forse troppo, ma chiedere che si provi ad averne è il minimo.E invece pare proprio di no, dato che , oramai, di rock, questo sito ha solo il nome. Per carità, non mi fossilizzo sulle definizioni, ma sulla qualità si. Per mettere dentre questa classifica qualche marchetta di turno ( su 50 posizioni, ci puo stare, lo capisco), si lasciano fuori dischi bellissimi come quello di Max gazzè, di Malika Ayane (visto che avete sdoganato il pop, il disco della Ayane arriva primo su tutti quelli cha avete definito tali), dei Bachi da pietra e, soprattutto, di Mannarino, che si puo tralasciare solo se vi sta sul cazzo (ma non fate sto mestiere se non sapete mettere da parte i vostri gusti personali). Questa classifica è la differenza che c è tra il "meglio" percepito (da voi) ed il "meglio" reale (il mondo): lo scarto è notevole!