I 50 dischi più belli del 2023 (pagina 5)

E anche il 2023 se lo semo levati... Ma non possiamo congedarlo senza la consueta classificona dei migliori album usciti in questi 12 mesi. Come sempre, ce n'è per tutti i gusti

Grafiche di Stefano "Fiz" Bottura e Luca Dal Ben
Grafiche di Stefano "Fiz" Bottura e Luca Dal Ben

10. Baustelle – Elvis

Prima di scombinare il nostro dicembre con la collaborazione più inaspettata dell’anno, i Baustelle raccontavano le storie di non uno, ma tanti re del rock ‘n’ roll della provincia, come quei cosplayer che celebrano i matrimoni a Las Vegas. Gente che voleva stare sul tetto del mondo e che si è trovata col culo per terra. Sono loro i protagonisti evanescenti del nono album in studio della band che ha fatto di Milano la propria casa, Elvis. Personaggi che, a scavare bene, troviamo anche dentro noi stessi. Questo Francesco Bianconi e soci lo sanno bene, al punto ne fanno degli anti-eroi che brillano nella polvere di stelle da cui vengono avvolti. L’estetica baustelliana filtra gli anni ‘70 di Lou Reed e del Bowie di Ziggy Stardust, proiettandoci nei bassifondi addobbati come un teatro in cui chiunque può avere il suo momento di gloria. Da questa rivincita ne usciamo rigenerati tutti, Baustelle compresi.

9. Bluem – nou

La prima delle due cantautrici sarde che troviamo in questa top 10, a riconferma del saldo rapporto che c’è tra questa terra e un certo fascino ancestrale che ne scaturisce dalla musica. La stessa Chiara Floris aka Bluem ci aveva portato nei posti che in qualche modo avevano contribuito alla nascita di nou, il suo secondo disco dopo lo stupendo esordio di Notte nel 2021, proprio per sottolineare questo legame. La sua musica è un art pop che gioca di incastri, più che di scontri, tra vecchio e nuovo, tra tradizione e contemporaneità, come a costruire una nuova mitologia partendo dagli strumenti che abbiamo in mano ora. Le voci effettate cantano di un mondo atavico, i ritmi richiamano danze primordiali e clubbing, si cerca una sintesi emozionale tra quello che è stato e quello che sarà. Fino a trovarla, in un quadrato di terra magica perso nel Mediterraneo.

8. Marco Castello – Pezzi della sera

Se vogliamo prendere per buona l’espressione del “chi fa da sé fa per tre”, Marco Castello da solo fa minimo minimo per dodici. La ripartenza in (quasi) solitaria lo premia con uno dei dischi più belli dell’anno, a dimostrazione di un talento fuori dal comune che già il debutto Contenta tu aveva palesato in maniera abbastanza evidente. Pezzi della sera, secondo disco del cantautore siracusano, raffina ancora di più la sua abilità di far passare per semplice ciò che semplice non lo è affatto: canzoni che saltellano disinvolte su costruzioni armoniche tra jazz, funk e bossa nova, mentre i testi che mescolano italiano e dialetto siciliano danno un tocco poetico anche al registro più basso e alle immagini più surreali. C’è una forma comica del raccontare i propri sentimenti tra sesso e amore dicendo quello che nessuno si sognerebbe mai, senza per questo rinunciare alla dolcezza. Dietro c’è più un gusto di mescolare i linguaggi per vedere di nascosto l’effetto che fa. E Marco a questo gioco sa giocare benissimo. 

7. Brucherò nei pascoli – Palo

Dalle madonne che volavano nel loro primo singolo Bar Adriana sapevamo che questo duo, figlio incestuoso di via Padova a Milano e del disagio, era qualcosa da tenere d’occhio. Ora i Brucherò nei pascoli mandano a fanculo il rap italiano, tirano insieme un’improvvisata curva di ultras per un coro da stadio romantico, si rigirano nel letto con il cuore spezzato incazzati come vipere, affogano in un plotone di birre da 66 la frustrazione di non essere ancora riusciti a far detonare il capitalismo. Insomma, fanno ancora di più il cazzo che gli pare, senza alcun tipo di filtro tra loro e il mondo là fuori. Palo è il loro manifesto di sguaiatezza per sopravvivere in qualche modo alla monnezza in cui stiamo sprofondando, il tutto a partire da un profondo senso di umanità che rimane centrale. E anche se magari stanno combattendo per una causa persa, non c’è un motivo al mondo per cui dovrebbero arrendersi.

6. Colapesce Dimartino – Lux Aeterna Beach

I mortali del 2020, disco – per altro molto bello – in cui la collaborazione Colapesce Dimartino si presentava al mondo, sembrava un esperimento destinato a finire lì. Musica leggerissima ha cambiato tutto e i due hanno finito col prenderci gusto. Per fortuna, viene da dire: Lux Aeterna Beach è una perla cantautorale che si concede di osare senza perdere la sua natura pop, tenendo insieme i Radiohead e Franco Battiato (e basta ascoltare i primi due brani della tracklist per rendersene conto). E anche di andare a scomodare un mostro sacro come Ivan Graziani con una cura e un’abilità da restauratori, più che da musicisti. La luce che dà il titolo al disco e che inonda il singolo La luce che sfiora di taglio la spiaggia mise tutti d’accordo carica l’amore di una tensione irrisolvibile, mentre cercare l’umanità nell’altro diventa una sfida a cui non si riesce a rinunciare.

5. Marta Del Grandi – Selva

Se con Until We Fossilize del 2021 scoprivamo il talento cantautorale di Marta Del Grandi, è stato perdersi in Selva che ci ha conquistato del tutto. Un disco nato con il ritorno a casa – come ci aveva raccontato al momento dell’uscita del disco – dopo anni vissuti all’estero, con 12 tracce molto varie tra loro e al tempo stesso unite dalla quieta eleganza della sua voce, un punto fermo che non si scompone mai in mezzo agli sbalzi che si succedono tra un brano e l’altro. C'è una grazia naturale nel modo in cui le canzoni, spesso spogliate di tutto ciò che è superfluo, si susseguono, a disegnare una forma ibrida tra alt folk, dream pop e avanguardia che non ci scombussola mai, ma ci accompagna con delicatezza dentro i complessi ingranaggi dei nostri sentimenti. È un movimento continuo, un organismo vitale tra i Big Thief e Jenny Hval di cui prendersi cura almeno quanto lui stesso fa con i ribaltamenti del nostro cuore.

4. Calcutta – Relax

Una cosa avevamo chiesto al momento dell’uscita di Relax qualche mese fa: dategli tempo. L’indizio l’aveva lasciato anche lo stesso Calcutta nel titolo del disco, come a dribblare la logica soffocante dei New Music Friday e la sindrome dell’annuncismo. Quindi, se ne dubitavate all’inizio e non l’avete ancora fatto, mettetevi comodi e lasciate che Relax vi entri dentro davvero: dalliano e battistiano il giusto, malinconico ma non tragico, spaccacuore e romantico, Calcutta ha fatto di nuovo breccia. Anche le hit sono più sfuggenti, ma fatte decantare quell’attimo in più finiscono per diventare killer, su tutte 2 minuti. Questa volta, più che la disperazione – che comunque c’è, eccome se c’è – di Mainstream e Evergreen, a emergere sono una maggiore consapevolezza e una libertà sfacciata. Quelle stesse doti che gli permettono di aprire un disco che più atteso non si può con un coro (bellissimo) di voci degli alpini.

3. Daniela Pes – Spira

L’esordio più sorprendente dell’anno è un disco cantato in una non-lingua tra l’italiano e il dialetto sardo, così diverso da tutto che è riuscito nell’impresa di bucare quella bolla in cui rischiava di rimanere confinato per far tremare tutto lo Stivale. Merito di Iosonouncane, certo, che ha dato un apporto significativo alla realizzazione di Spira, ma soprattutto dell’autrice e interprete delle 7 tracce del disco: Daniela Pes. La sua voce è incredibile per la capacità che ha di modellarsi e stringere il cuore, è uno strumento sfruttato fino all’estremo delle sue possibilità, da sussurri impercettibili a melodie cariche di dolore e di magnetico fascino, sorretta da un’impalcatura sintetica che ondeggia tra trame soffocanti e sognanti paesaggi ambient. Qualcosa di così potente che non ci sorprenderebbe se trasformasse questo bronzo in un oro.

2. Massimo Pericolo – Le cose cambiano

Sta tutto dentro nell’intro che porta il suo nome. Massimo Pericolo, prima ancora di essere, non è tante cose, a cominciare da un rapper come gli altri. Le cose cambiano, il suo terzo disco, ne è la dimostrazione: un album maturo per ricordare – e ricordarsi – di non essersi fatti intossicare dal contesto, ma di essere ancora Vane sotto la maschera di Massimo Pericolo, un ragazzo di provincia che fa quello che fa prima di tutto per istinto di conservazione. Il suo è un male di vivere che ci prende alla gola e declinato in mille forme, sia nei banger malinconici con feat. che vanno da Tedua a Baby Gang che nell’intro, nell’outro, e nello skit di 6 minuti 17 anni – non-brano di una potenza incredibile –, tre episodi che diventano centrali del disco. “Non saremo mai uguali se non sei stato male per trent’anni” in Non parlarmi è il verso più lacerante di Le cose cambiano: questo disco non è per nessuno se non per Vane, allo stesso tempo ognuno può trovarci dentro un pezzo del proprio dolore.

1. Thru Collected – Il grande fulmine

Ancora una volta sono loro ad aprire uno squarcio nella matrice per afferrare un pezzo di futuro e lanciarcelo addosso. Nel 2021 mettevamo il loro folgorante esordio, Discomoneta, a un passo dalla vetta della classifica dei dischi, ora la medaglia d’oro se la meritano tutta, che decidano poi tra loro come spartirsela. Il Thru Collected è la boccata d’aria migliore che la musica italiana degli ultimi anni potesse desiderare, e l’ambizione di Il grande fulmine lo dimostra: un disco di 30 tracce che tiene insieme una decina di teste e qualche centinaia di migliaia di pensieri che sfrecciano verso il domani. Un album schizofrenico per tempi schizofrenici, che attacca frontalmente la Musica di merda dalla prima traccia e offre l’alternativa nell’urgenza di un pop disordinato e scombinato dall’elettronica. Non c’è niente di altrettanto creativo e vulcanico da queste parti, per questo non potevamo che trovarli in cima.

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L'articolo I 50 dischi più belli del 2023 di Dario Falcini, Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2023-12-22 15:00:00

COMMENTI (8)

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  • SimoneMotolese 11 mesi fa Rispondi

    Identità - Nerissima Serpe: a mio parere il miglior disco hip-hop dell'anno. Tenendo a mente che Pufuleti gioca in un campionato tutto suo.

  • GiuO 11 mesi fa Rispondi

    Manca Appino al numero 1, o almeno al 50

  • ChristianCrespi 11 mesi fa Rispondi

    Contento per Massimo Pericolo (gran disco), un po' meno per Frah e Coez che avrebbero meritato molto di più. Felice per gli Exhibit, visti dal vivo in estate, gruppo incredibile!

  • LSdC 11 mesi fa Rispondi

    Tra gli album migliori dell'anno mancano decisamente:
    - APPINO - Humanize
    - Emidio Clementi & Corrado Nuccini - Motel Chronicles
    - Karma - K3

  • MarioMiano 11 mesi fa Rispondi

    @partysmith certo che magari qualcuno sa individuare il talento come a Bomba Dischi. I Thru Collected sono kinda Lucio Battisti meets Burial meets urban, testi e voici e ganci melodici avantissimo!

  • partysmith 11 mesi fa Rispondi

    scusate pensavo di essere sul sito di bombadischi.

  • MarioMiano 11 mesi fa Rispondi

    Grandissimi, i Thru Collected hanno fatto un disco che è la BOMBA!
    E Daniela Pes scrive melodie pazzesche, direi che questi 2 artisti hanno davvero quella marcia in +

  • marcoberetti 11 mesi fa Rispondi

    Emiliano Mazzoni, Baci Bendati, l'album è appena uscito. A mio parere uno dei migliori dell'anno.