I 50 dischi più belli del 2024 (pagina 2)

L’anno in cui il mondo scoprì l’industry plant. L’anno in cui tutti i bambini hanno ripetuto ossessivamente la parola “sesso”. L’ennesimo anno di polemiche a Sanremo. E, per fortuna, l’anno in cui sono usciti dei bei dischi italiani. Questi, per noi, sono i migliori

Grafiche di Beatrice Arrate
Grafiche di Beatrice Arrate

40. Terestesa - Bella faccia

“Parlo piano / Rido amaro / Scopro la bocca / Mi sto spaccando male / Mondo cane”. Sono le prime parole di Bella faccia, il debutto dei terestesa, band volante non identificata che per fortuna è finita sui nostri radar. Vengono da Sassuolo e da Tolosa, uno strano mix che non poteva che declinare verso l’acido. Il loro suono (in cui appaiono anche i fiati) è così, affatto incline a farsi addomesticare, distorto e minimale, contaminato, sperimentale senza mai farsi “classista”. Tutto è diretto e lacerato, come l’osso lasciato dal cane.

39. Fuera - Sonega Sonela

Cambiare pelle, fare la muta e rendere sonoro il processo di metamorfosi. Questo èSonega Sonela, terzo disco pubblicato in due parti dai Fuera, ennesima deviazione rispetto ad un percorso che sta portando il trio campano a toccare rive inesplorate e sempre più affascinanti. In questo nuovo lavoro non c'è spazio per forme definite, per canzoni propriamente dette, ma è tutto un oscillare elettronico, a tratti ambient, a tratti techno o reggaeton, verso l'ignoto, l'estrema sperimentazione, onirica più che mai.

38. Cesare Cremonini - Alaska Baby

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Non ne aveva certo bisogno, un colosso della sua stazza, ma Cesare Cremonini ha deciso di fare la voce grossa, e ha sfornato un disco degno di una grande pop star internazionale. Alaska Baby è un album assimilabile per molti versi a un film di Scorsese: solido, stilisticamente perfetto, inscalfibile, moralmente discutibile, con un retrogusto di gangster che ha il sapore di casa. E poi ci ha regalato il miglior “momento Bologna” degli ultimi tot anni: un feat con Luca Carboni.

37. Dov'è Liana - Love 679

Non sappiamo bene come sia successo, fatto sta che quest’estate i Dov’è Liana erano dappertutto, in tour, spammati in ogni maniera possibile sui social di svariate bolle che girano intorno alla musica. Una bella psicosi che ci fa risalire a questo trio francese irresistibile, partito da Palermo un paio di anni fa, e oramai scoppiato nel cuore dell’underground italica. Love 679 è un disco che cerca a tutti i costi di essere iconico, e ci riesce senza troppi sforzi, tra bassi ipnotici e lo sgrammaticatissimo coro “Tutte le donne facendo l’amore”.

36. Gato Tomato - Antenne

Una tragicommedia, scritta senza troppe preoccupazioni, con qualche buco di trama e interpreti formidabili. Gato Tomato e Crookers hanno fatto un disco che sembra un fuoco di artificio, un minestrone di generi musicali, dall’elettro pop allo stornello milanese – Enzo Jannacci se la ride da lassù -, in cui il rapper mascherato fa letteralmente quello che vuole, come un fantasista inarrestabile e in stato di grazia: Antenne è il figlio illegittimo della spocchia musicale milanese.

35. Scumma do Mar - Gamba tesa

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Catarticamente midwest emo, sboccatamente napoletani, cervelloticamente math, ecco un trittico contorto e poco chiaro per tentare di definire gli Scumma do Mar, venuti fuori dal circolo dei Thru Collected. Il loro secondo disco Gamba tesa è una scheggia - per niente impazzita, anzi molto consapevole -, un puro sfogo in salsa chitarristica, da consumare a ripetizione in uno stereo sfondato. Le regole del genere sono seguite pedissequamente, ma non c'è mai odore di manierismo o scolasticità, c'è semplicemente un urlo che speriamo si prolunghi il più possibile.

34. Giuse the Lizia - Internet

“E per fortuna che c’è internet, non so ancora parlare d’amore”, questo il verso simbolo del secondo disco di Giuse The Lizia, un tripudio di genZ innamorata e disillusione ventenne. Giuse è una rara creatura, è uno di quelli che non eccelle in nulla, ma che sa fare tutto bene: rappa, canta, scrive, sta sul palco, ha gusto. Sa far cantare club interi con le torce accese, campiona Lucio Dalla manco fosse un Mc anni ’90, e con Internet arriva a due dischi in due anni, uno più a fuoco dell’altro.

33. I Hate My Village - Nevermind the Tempo

Sulla nostra personale Treccani musicale alla voce “deflagrare” c’è scritto di vedere la voce “I Hate My Village”. L’enciclopedia non sbaglia mai, così come questo supergruppo strabiliante, che al terzo appuntamento discografico ha radicalizzato tutto ciò che di incredibile aveva fatto. L’Afrobeat ridotta a brandelli, gli impulsi funk resi tribali e selvaggi, e un Alberto Ferrari assolutamente protagonista rendono Nevermind the tempo un disco di cui difficilmente ci si stancherà.

32. Riviera - Sempre

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Sempre è il terzo disco dei Riviera, una delle band più apprezzato del nostro emo. Un album che si schianta spietato contro il disordine delle nostre vite, nella costante ricerca di qualcuno o qualcosa per cui valga la pena ancora sorridere nonostante tutto sembri tenerci distanti. Potente, attuale, lancinante. Facciamo le nostre classifiche anche per potere mettere dei dischi di questo tipo dentro. 

31. La rappresentante di lista - Giorni felici

Dimenticate le inclinazioni folk delle origini, dimenticate l’art pop barocco dei due Sanremo affrontati perfettamente. La Rappresentante di lista è entrata a gamba tesa sul pop radiofonico contemporaneo, assemblando Giorni Felici, un disco compattissimo, scritto e suonato senza troppi arzigogoli. Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina hanno dato vita alla versione “elevated” di Annalisa: mettete Paradiso al posto di Bellissima e sarà chiaro che la formula è vincente.

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L'articolo I 50 dischi più belli del 2024 di V. Comand, D. Falcini, G. Vollaro è apparso su Rockit.it il 2024-12-16 10:16:00

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