Era il 2002 ed Eminem era famoso più del presidente degli Stati Uniti. Era il primo rapper bianco a fare i numeri dei rapper di colore (dopo i Beastie Boys, ma loro erano artisti a tutto tondo e dopo Vanilla Ice, ma lui era una meteora buona per i programmi di Carlo Conti). I suoi singoli spaccavano le classifiche e il suo eloquio era proverbiale, in più i suoi testi non parlavano troppo di tipe, cash e droga, ma erano spesso introspettivi e arrabbiati, esprimevano tutto il disagio psicologico della working class e del cosiddetto white trash americano. La sua fama raggiunge facilmente anche l'Europa e, nel viaggio, influenza una nuova generazione di rapper sulla via, ma è col film semi autobiografico dal titolo 8 Mile, diretto da Curtis Hanson con lo stesso Eminem (per la prima volta coi capelli scuri) e la compianta Brittany Murphy che la sua influenza si fa gigantesca.
Per fare un esempi fra tanti, Massimo Pericolo dice spesso che se non avesse mai visto 8 Mile non avrebbe iniziato a rappare, che prima del film manco sapeva cosa fosse il rap. Facile gasarsi con la storia delle rap battle, dove ci si offende a son di barre e si mostra a tutti la tecnica e la cattiveria che ci vuole per diventare star, ancor più facile se nel film c'è una delle canzoni più famose del genere, Lose Yourself, un pezzo immortale che nel 2003 ha anche vinto l'Oscar e che sa gasare come forse solo Eye of the Tiger dei Survivor da Rocky sa fare, e non è un caso se entrambi sono film che hanno per protagonisti due underdog che riescono a farcela nella vita nonostante tutto remasse contro.
È un po' la storia di ogni film musicale che si rispetti, dai due ricercati che odiano le regole e soprattutto i nazisti dell'Illinois, i Blues Brothers interpretati da John Belushi e Dan Aykroid che all'inizio degli anni '80 hanno influenzato una nuova generazione di soul men che poi sono evoluti negli anni '90 con The Commitments, altro film di spiantati irlandesi dediti alla musica blues e soul. Tra l'altro, la prima volta che abbiamo visto sul grande schermo Glen Hansard, che poi diventerà famoso in tutto il mondo con la partner Marketa Erglova nel film Once del 2006, con cui ha vinto l'Oscar per la canzone Falling Slowly, che ha aperto la strada a tutti i busker e agli indie folk heroes degli anni dieci del duemila, quelli che girano tutto il mondo col chitarrino e fanno piangere il pubblico.
Insomma, ogni generazione sembra avere il proprio film musicale del cuore e negli ultimi anni anche le serie tv hanno avuto il loro peso. Pensiamo a Get Back, il lungo documentario sulla gestazione in studio di Let It Be da parte dei Beatles ormai sulla via dello scioglimento, in cui ogni dialogo, mossa, sguardo e nota vale più di una masterclass su come si fa musica. Artisti come Iosonouncane, Venerus e Verdena hanno più volte detto che l'hanno visto un sacco di volte perché è n'occasione unica per vedere la band più incredibile del pianeta mentre crea dal nulla dei classici immortali, come in un moderno reality.
È innegabile che il biopic funziona sempre, basti pensare che come descrivono bene Colapesce e Dimartino nel loro film musicale (e qui c'è aria di Inception) dal titolo La primavera della mia vita, quando uscì quello sui Doors per la regia di Oliver Stone con Val Kilmer come Jim Morrison, ogni paesino della Sicilia aveva almeno una cover band dei Doors, oggi si potrebbe dire lo stesso per Bohemian Rhapsody che, al netto del film non bellissimo, ha riportato in auge una certa narrazione dell'epopea della rockstar glam che da anni non si vedeva più, seguito dal più bello Rocketman (i film parlano dei Queen e di Elton John, per chi avesse vissuto su Plutone fino a ieri).
La loro visione, insieme a quella del documentario meraviglioso dal titolo Moonage Daydream su vita, morte e miracoli di David Bowie, ha di certo aperto la porta al nuovo rock coi barocchismi, i costumi, le provocazioni che negli anni Settanta trovarono presa su quasi tutte le rockstar dell'epoca e che oggi, Måneskin in primis, vengono riproposte nella versione Duemilaventi, coi pro e i contro del caso. Che la vita di una band fosse un bel casino lo sapevamo già dal film Almost Famous di Cameron Crowe che, senza fare nomi, prese spunto dalla storia dei Led Zeppelin. Non mancano neanche i film per i fan dell'urban, pensiamo a Staight Outta Compton sulla nascita dei N.W.A.
Che poi, per vedere un po' di marcio basta guardare The Dirt, la biopic sui Motley Crue, che insieme al personaggio di Eddie in Stranger Things ha contribuito a sdoganare di nuovo il metal tra i più giovani. Quelli che hanno voluto approfondire la materia, negli ultimi tempi hanno di sicuro guardato la commedia Metal Lords o il film drammatico Lords of Chaos sulla storia dei Mayhem, il suicidio di Death e l'omicidio perpetrato da Burzum ai danni di Euronymous. Dopo questa storia occorre farsi due risate con Tenacious D: The Pick of Destiny o School of Rock, entrambi con Jack Black che hanno portato un sacco di giovani a imbracciare chitarre e a formare una band.
Un sacco di input per chi suona, ma se di biopic ce ne sono quante ne volete, sono alcuni documentari immortali a influenzare la musica negli anni Venti, che siano psichedelici come l'ormai mitologico Live a Pompei dei Pink Floyd o il film di Woodstock, oppure quelli più moderni che riguardano i Velvet Underground. Se poi cercate il pop, probabilmente Taylor Swift e le sue session live per l'album Folklore sono state una visione obbligata per tutti gli amanti della musica durante il covid. Disney +, Netflix, Sky e Prime stanno dando sempre più spazio a live, documentari e film musicali, come la serie 33 giri Italian Master, necessaria per tutti i producer e i fonici che vogliano prendere sul serio il proprio lavoro e che possono sentire per la prima volta registrazioni divise in tracce e testimonianze dei musicisti che hanno lavorato agli album più belli della musica italiana.
Insomma, non è un caso se la storia Supervissuto di Vasco Rossi stia facendo un sacco di ascolti o se si parla così tanto del biopic sugli 883 o del documentario sui CCCP Fedeli Alla Linea la musica sul grande o piccolo schermo non è mai stata così interessante e ce n'è davvero per ogni palato, basta saper trovare.
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L'articolo 8 Mile, Get Back e gli altri: ci sono film e serie che cambiano il corso della musica di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-10-03 11:02:00
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