Mina ha pubblicato nel corso della sua carriera 72 album in studio, 3 album dal vivo e più o meno 145 singoli (ma forse anche qualcosa in più). Ora capite bene che, per una come me nata all’inizio degli anni ’90, scrivere un articolo su una personalità simile è il biglietto di sola andata per un ginepraio da cui probabilmente non uscirò viva, eppure la Tigre di Cremona non solo la ascolto da quando ho memoria, ma è anche un personaggio che, leggendola tra i libri e tra i testi delle sue canzoni, ho sempre sentito molto vicina. Non contano gli anni che passano: la sua musica rimane salda, intatta e slegata da qualsiasi corrente musicale che si alterna nello scorrere del tempo.
Ha cantato e collaborato con praticamente tutti gli artisti della storia della musica italiana e anche la nostra televisione l'ha vista protagonista negli anni. Ha celebrato il suo successo all’estero, è arrivata a incidere un brano in giapponese, Anata to watashi, e non si è tirata indietro neanche quando è stato il momento di duettare con artisti contemporanei.
Fabrizio De Andrè disse di lei: “Se una voce miracolosa non avesse interpretato nel 1967 La canzone di Marinella, con tutta probabilità avrei terminato gli studi in legge per dedicarmi all'avvocatura. Ringrazio Mina per aver truccato le carte a mio favore e soprattutto a vantaggio dei miei virtuali assistiti”.
Il duo di autori più famoso della canzone italiana Mogol e Lucio Battisti le affidarono successi come Insieme (1970), Io e te da soli, Amor mio (1971) e La mente torna (1972); con Adriano Celentano incise un disco che contiene perle come Acqua e Sale e Brivido Felino, accanto al suo nome compaiono negli anni quelli di Giorgio Gaber, Lucio Dalla, Enzo Jannaci, Renato Zero, Riccardo Cocciante (esistono delle vere e proprie raccolte di tutti i suoi duetti).
Ennio Morricone scrisse la musica per Se telefonando con i testi di Maurizio Costanzo e Ghigo De Chiara. Il suo ultimo disco lo ha fatto con Ivano Fossati ma nel corso di questi ultimi decenni l’abbiamo vista al fianco di artisti diversissimi tra loro come Afterhours (Adesso è Facile), Mondo Marcio (Angeli e Demoni) o Piero Pelù (Stay With me). Ogni suo brano possiede una forza e un diritto di esistere troppo scontato e stilare la lista dei suoi successi musicali forse potrebbe risultare superfluo, è vero.
Il suo ultimo concerto risale al 23 agosto del 1978 e sono 40 anni che ha abbandonato completamente le scene; oggi Mina spegne 80 candeline e rimane la miglior cantante nella storia della canzone italiana, con una serie di record accumulati negli anni tra presenza in classifica, dischi venduti e rilevanza artistica. Chiunque provi a cantare una sua canzone ha il dovere di farsela sotto, perché la signora Mazzini è sacra: la si prova a imitare, ma rimane irraggiungibile.
Dove tutti si sforzavano di avere la giusta intonazione, la potenza adeguata, la tecnica infallibile, con la presenza di Mina c’è ben poco da fare: la sua naturalezza nel canto era ed è qualcosa di sorprendente, e tanta bellezza è sempre andata di pari passo con una personalità fuori dalle righe, salda, cosciente nella sua individualità. Mina con la sua voce ha scardinato il concetto di “genere musicale”, proprio lei che è riuscita a cantarli tutti, dalla bossa nova, al rock’n’roll passando per la musica leggera, dal pop ai virtuosismi di una non-canzone come Brava.
Mina è innanzitutto una donna, e per la sua generazione è stata un donna coraggiosa, spavalda, audace. Anticonformista, ha sempre fatto valere le sue idee al di là dei bigottismi di un Paese che era ancorato a vecchi dogmi religiosi e che utilizzava l’appellativo di “peccatrice” per una che negli anni ’60 aveva deciso di avere un figlio da un uomo ancora sposato. La minigonna in televisione ce l’ha portata lei per la prima volta, e, più di ogni altra cosa, la sua priorità era quella di essere libera, arbitro indiscusso delle sue scelte e della sua musica (la PDU, sua etichetta discografica, nasce nel 1967).
La “quarantena” forzata dalla RAI, la televisione pubblica che per anni l’ha censurata a causa delle sue vicende personali, i testi considerati troppo spinti come L’ importante è finire scritta da Cristiano Malgioglio, le canzoni che parlano di amore e di uomini con una libertà rara e preziosa per quegli anni, la scelta consapevole di non voler essere più carne in pasto ai media che la tormentavano, e da lì la scelta di non apparire più in pubblico, lontana da qualsiasi meccanismo che non includesse semplicemente il fare musica e dare vita alla propria arte.
Ogni volta che mi capita di vedere Mina in video, che sia in qualche replica televisiva o su YouTube, rimango sempre stregata, un po’ imbambolata. Non è solo una questione di musica, dietro c’è molto altro, c’è una storia: non solo la sua, ma quella della musica italiana intera. Mina è lo scrigno che racchiude 50 anni di musica italiana, e la custodisce gelosamente con cura, garbo e riservatezza. Quando ci capita di ascoltare una sua canzone non stiamo solamente porgendo l’orecchio ad una voce insuperabile, diventiamo automaticamente anche testimoni di una fetta grandissima di cultura italiana, le nostre radici, il nostro passato.
Il suo modo di incantarci tramite solamente le sue canzoni e non la sua presenza fisica, rivelano in lei una potenza artistica che credo non riuscirà ad avere più nessun altro, perché Mina non si è mai sforzata di fare niente. Mina è.
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L'articolo A 80 anni Mina è dappertutto, senza essere da nessuna parte di Chiara Lauretani è apparso su Rockit.it il 2020-03-25 11:50:00
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