Nel giorno in cui le autorità ponevano fine alla latitanza quasi trentennale di uno degli uomini più ricercati del pianeta, e moriva una delle attrici italiane più famose e amate di tutti i tempi, io stavo ascoltando Anna Oxa parlare d’anime salve e migrazioni d’uccelli. La sua Sali – per altro, mica male – è una delle 28, dicasi e ripetasi 28, canzoni in gara a Sanremo.
Ero uno dei cento circa, tra giornalisti e discografici, che ha ascoltato i brani dell'imminente Festival in anteprima in un lunedì mattina in cui a Milano era tornata la nebbia come nei primi film con Abatantuono.
Negli studi Rai di Che tempo che fa, meno brillantinoso del solito, quest’anno il direttore artistico Amadeus ha fatto il disc jockey, limitandosi a presentare le canzoni in gara. Inevitabile per questione di tempi che le chiacchiere stessero a zero, con così tante canzoni. Vedremo se anche durante le cinque serate del Festival – soprattutto quelle con tutti i cantanti sul palco – il rapporto musica/parole penderà così decisamente a favore della prima (nel caso, bella lì).
Che dire delle canzoni in gara? Che il livello è molto alto, e non c’era dubbio: il cast – a livello numerico, di peso nello showbiz – fa abbastanza impressione, e segna l’apogeo di Sanremo e della sua capacità di attrarre e poi imporre hit. Il problema, caso mai, è proprio l’opposto. Manca l’errore (per ora: live ce ne saranno e non pochi, vivaddio), lo sporco, l’insolito, il freak. O per lo meno, sono ridotti al lumicino (Rosa Chemical unchained). Nel loro suonare tutte bene, nella quasi certezza che tante ma proprio tante di queste canzoni riempiranno l’airplay fino al Sanremo 2024, ecco forse la pecca di questa selezione di altissimo livello sta nell’originalità.
A livello di contenuti, buona parte delle canzoni sono d’amore (e tormento). Temi sociali e politici non pervenuti, al netto di riferimenti espliciti fino a un certo punto alla salute mentale o ai temi LGBT (nella speranza, vana, non facciano più notizia). Da questo punto di vista, un “passo indietro” persino rispetto a un anno fa, quando i vari Dargen e LRDL si erano presi la briga di raccontare il mondo (distrutto) dopo il Covid.
Il gruppone è compatto, non è facile prevedere la classifica finale (ma ci proveremo!) perché mancano, o per lo meno non sono così evidenti, gli estremi, verso il basso e verso l’alto. Ne sarà entusiasta Amadeus, perché Sanremo è una gara e quest'anno la competizione pare esserci. A noi che piacciono i marginali, invece, mancano appunto un po’ i margini.
Ce la faremo passare. Intanto vi raccontiamo che impressione ci hanno fatto i pezzi. Premessa fondamentale: commenti e voti sono caratterizzati da un prudenziale ottimismo. Un ascolto non basta – e settemila sono troppi, però!, per cui limitiamo i tormentoni please – per giudicare un pezzo. Tra il master della canzone e l’uso che se ne farà sul palco, inoltre, c’è tutta una gamma di possibili opzioni che va dal trionfo alla figura di merda. Su questo avremo le idee molto più chiare entro la prima decade di febbraio.
Buon Sanremo anzitempo a tutti.
Gianluca Grignani - Quando ti manca il fiato - 5,5
C’era grande attesa per il ritorno del rocker maledetto di casa nostra all’Ariston, e invece... pronti via e la “quota Vibrazioni” di Sanremo 23 è già coperta. Che poi Le Vibrazioni a Sanremo hanno portato dei pezzi buoni, un paio di volte anche molto buoni. Questo brano del "Gringo", invece, non scalda i cuori, nemmeno con il riferimento al padre e ai non detti genitori/figli. Di sicuro Grignani farà parlare di sé, produrrà meme e gags varie. Ma probabilmente non grazie a questo pezzo.
Colapesce Dimartino - Splash - 8
Mica facile tornare con serenità su quel palco, anzi quasi impossibile dopo un esordio come quello di due anni fa. Ciò che Musica leggerissima ha generato è qualcosa di unico e irripetibile e il rischio di "diventare parte dell'arredamento", come canta LSS, è alto. Ci voleva un altro pezzone, tipo questo. Splash è un'altra produzione di livello eccelso, a cominciare dal ritornello caldo e avvolgente e da uno special progressive altrettanto convincente. Il testo è bellissimo, come al solito, affronta la caducità degli esseri umani (siamo dei poveri stronzi, non dimentichiamocelo). Stile a pacchi, eleganza, ironia. Non ero affatto convinto Cola e Dima avessero fatto bene a tornare a Sanremo, mi sono già ricreduto.
Articolo 31 - Un bel viaggio - 5
La voce di Ax arriva sulle note del piano, poi il beat sale d'intensità, si chiude con un scratch anni '90 che è un tuffo nel passato. Ma tutto il pezzo – brano da "tutto in famiglia" con Ax e Grido ai testi, Jad e il fratello Wlady dietro alla musica – è nostalgia a piene mani. Gli anni del parchetto e delle prime rime, la paura di crescere, la vita che ti costringe a farlo e che ti cambia, le ansie. E poi lo scazzo pesante tra i due e la riconciliazione di due anime affini. Girerà un casino, ma così è davvero tutto troppo facile.
Gianmaria - Mostro - 6,5
Primo pezzo di un giovane, forse quello più atteso. Direi bene, molto bene. La cassa è dritta ma il pezzo è pop, intenso. gIANMARIA conferma di saper fare parecchie cose: le rime, i ritornelli catchy e pure incursioni nel mondo fatato del corsivo. Il ritornello potrebbe anche tormentarci.
Anna Oxa - Sali - 6
Al quinto ascolto di questa seduta, Sanremo paga tributo alla propria storia più che settantennale. Da molti punti di vista torna a essere sé stesso. Lo fa con una voce storica e con un pezzo scritto assieme a Francesco Bianconi. Il brano è tra il motivazionale e lo spirituale, sostenuto da archi e batteria. Tutto il pezzo – come suggerisce il titolo – sta parecchio in alto vocalmente, tanto che quando finisce senti di poterti rilassare un po'.
Mr. Rain - Supereroi - 4,5
Il rap iniziale, il ritornello mengoniano. Quota teen, ma con contenuti: il brano parla di depressione e del fatto che tutti noi dobbiamo riuscire ad avere il coraggio di chiedere aiuto. Una Symbolum 77 contemporanea zeppa di retorica e voglia di non farsi ascoltare da me.
Rosa Chemical - Made in Italy - 7
In tempi normali ci penseremmo due volte a premiare questa "baracconata" del buon Rosa. Ma, come detto, funziona tutto troppo bene in questo Sanremo, e il paciugo truzzo di Manuel cosí suona quasi liberatorio. Il brano gioca con gli stereotipi italiani – a cominciare da quelli sessuali –, e non si capisce mai fino in fondo quanto l'autore ci sia o ci faccia. Una tarantella dance, un nuovo "pappàlamericano" o "a far l'amore comincia tu" che magari farà scalpore, perché comunque siamo in Italia. Di sicuro, al di là di come sarà l'esito sul palco, il pezzo è fresco e divertente.
Giorgia - Parole dette male - 6
Giorgia torna a Sanremo con una squadra di autori e compositori, tra cui il torinese Bianco e altri colleghi con nomi molto lunghi. Il pezzo è molto tradizionale e, almeno in parte, in controtendenza rispetto alle ultime sortite dell'artista romana nel nuovo pop, con gli ultimi singoli girati in radio negli ultimi due anni. C’è il soul nella voce e nei bassi, ci sono un po’ di virtuosismi ma neanche troppi. Una canzone d’amore e nostalgia, che lei farà di sicuro benissimo. Ma che al primo ascolto – e fino a quando non saremo smentiti – non pare clamorosa.
LDA - Sei poi domani - 5,5
Scritta dal figlio Luca di Gigi D'Alessio con il nipote Francesco di Gigi D'Alessio: quella dei parenti vips tra autori e artisti – il figlio di Biagio Antonacci è tra gli autori più prolifici dei brani in gara – è una delle garanzie del Festival. Pezzo molto pop, pieno di aperture e bel canto. A suo modo funziona, ma non con me.
Lazza - Cenere - 7
Già di suo lui è forte e ha polverizzato ogni record di ascolti italiani quest'anno. In più ci sono Dardust (che si sente subito dalle percussioni) e Davide Petrella nella scrittura. Il pezzo, con echi dance, è forte, con un ritornello da super hit e tale diventare una hit, pare il suo destino. Per quanto riguarda la gara, però, bisognerà vedere come lui la performerà e come il pubblico di Sanremo, diverso dal suo, recepirà la sua scarsa empatia.
Ariete - Mare di guai - 7
Il pezzo è scritto da Arianna con Calcutta. Le musiche di Dardust e Vincenzo Centrella, che pongono al centro della scena un piano suadente. Ariete tira fuori per l'occasione, giustamente, la sua anima più sanremese, con un ritornello molto bello in cui le parole si inseguono fino a tornare a lasciare posto al piano. Un pezzo che emana tenerezza e di cui sicuramente si farà notare che parla a una donna (in ogni caso, brava!). Va ascoltato più volte per dare un giudizio equilibrato, ma i presupposti per fare un "buon Sanremo" ci sono tutti.
Sethu - Cause perse - 6,5
Non pare il pezzo più originale del mazzo. C’è Blanco, c'è il pop punk che oggi va così forte. Ma suona bene, e aggiunge un po' di chitarre alla causa. E quindi il giovane artista di Carosello per ora è promosso.
Tananai - Tango - 6
Passare nel giro di un anno, grazie a un ultimo posto, da underdog totale a firmare (con Raina e altri) uno dei pezzi più attesi. Una sorta di ballatona, con inizio un po’ à la Irama (mi faceva ridere questa espressione, quindi ho voluto usarla) e un prosieguo da aspirante sing along con rimandi all'itpop che fu nelle citazioni di architetture urbane e ascolti condivisi (I Police). Ben scritta e si apprezza l'ambizione. Ma se arriveranno stecche, questa volta, non farà tanto ridere.
Levante - Vivo - 7
Il ritornello è da instant tormentone e meme assicurati. Il pezzo, scritto e composto interamente da Claudia, è molto contemporaneo: parla di liberazione, sesso, corpo, autodeterminazione. Una canzone che pulsa e sorprende: da vedere se e come crescerà, ma che al primo ascolto spacca.
Leo Gassman - Terzo cuore - 6,5
Scritto con Riccardo Zanotti dei Pinguini (e il nostro CBCR Okgiorgio, che firma anche il pezzo dei Colla Zio), è un pezzo dei Pinguini. Al 110%. Nella scrittura e pure in come lo canta Gassman, che a cantare per altro è molto bravo. Farà bene.
Modà - Lasciami - 5
In realtà, a ben guardare, forse la quota Le Vibrazioni e "rock da Sanremo" è la loro. Il pezzo non parla d'amore, ma di depressione. Suona vetusto se affiancato alla quasi totalità degli altri. I Modà non sono tanto la mia tazzuriella di té (eufemismo), ma la loro storia di trionfo e caduta mi affascina.
Marco Mengoni - Due vite - 7,5
Scritto con Petrella e Davide Simonetta, d.whale, che forse è quello con più pezzi in gara nella speciale classifica (che interessa solo a me) degli autori. È un autentico pezzone, intenso, da dita alzate ai concerti, oltre che ben scritto. E che siamo sicuri Mengoni performerà alla grande. Parla della difficoltà di vivere, e dell’importanza di condividere. Meno "piagnone" di altre volte. Almeno podio assicurato, e meritato, direi.
Shari - Egoista - 6
Scritta con Salmo, porta per la prima volta un po' di manipolazione vocale su quel palco. Altro pezzo d’amore ma anche di fanculi. La base è interessante, ma la concorrenza probabilmente è troppo agguerrita perché la canzone spicchi.
Paola e Chiara - Furore - 7
Un pezzo all'anno voglio concedermi la libertà di non giudicarlo, ma tifarlo. Le due sorelle hanno fatto la maranzata – ridando al termine il valore semantico originale – che erano chiamate a fare, con le svisate latineggianti, la cassa che si drizza e l'unisono costante. Botta di vita e nostalgia, fanculo la coerenza.
Cugini di campagna - Lettera 22 - 6
Non c'è il falsetto, non fa ridere. O meglio, non all'ascolto, poi vederli sul palco farà l'effetto che farà. Scritto da La Rappresentante Di Lista e Fabio Gargiulo per festeggiare i 53(!) anni di carriera della band, il pezzo delude che si aspettava la baracconata. È un buon pezzo pop, con il ritornello minimal. La domanda è questa: avranno il physique du role per fare un pezzo “serio” a Sanremo?
Olly - Polvere - 6
"UNZ UNZ", scrive come unico commento al brano il decano del giornalismo musicale che prende appunti sotto di me con Arial dimensione 84 impostato su Word. Effettivamente è decisamente un pezzo alla Olly, giovane hitmaker ligure. Il ritornello è proprio da giostre, potrebbe spaccare più fuori da Sanremo che dentro.
Ultimo - Alba - 5
Magari vincerà (o arriverà secondo...), ma per me proprio no. Canzone d’amore che più classica non c’è, con il pianoforte e il crescendo vocale, un po’ di struggle come da tradizione dell'autore. Noia e pure un po' di fastidio.
Madame - Il bene nel male - 8
Checché ne pensiate di Burioni, questo è un pezzone. Tra i migliori del lotto per distacco. Parla di conflitto, accumula un'infinità di parole, cambia mood di continuo e conferma il talento meraviglioso dell'artista nel modulare la propria voce. Il pezzo è giocato tutto sulle ripetizioni di parole (ricorda un po' Pare) e al primo ascolto giá esplode come una bomba.
Will - Stupido - 5,5
Una storia d’amore in salsa pop. A suo modo è fresco e ben scritto, ma suona un po' come un agnello sacrificale in questo Sanremo di pezzi da 900.
Mara Sattei - Duemilaminuti - 6
Al suo fianco un dream team assurdo, composto da Damiano David e thasup. La voce di Sarà è molto buona, e non lo scopriamo oggi. Il tocco nella strumentale del fratellino geniale si sente, a smorzare un po’ l'eccesso di sanremesità della sorella. Per ora rimango su un sei attendista e pavido, il brano non mi ha colpito granché.
Colla Zio - Non mi va - 7
Una delle più grandi sorprese degli ascolti, di cui sono super felice. Uno dei pezzi più (realmente) hip hop, fatto dai più giovani in gara o quasi. Con tutte le sporche, l'attitudine di strada e quelle cose lì. In attesa di sentire come andrà live, la cricca di piazza Leonardo gasa abbastanza.
Coma Cose - L’addio 8
Dopo un pezzo sull'amore e la coppia, due anni fa, un pezzo sulla difficoltà delle relazioni oggi. Ma, ancora una volta, la salvezza passa dalla capacità di affrontare quelle difficoltà assieme. Francesca e Fausto al solito incastrano meravigliosamente le voci tra loro. Molto, molto bella. Anzi, un'altra volta molto.
Elodie - Due - 6,5
Un concentrato di Elodie. Un pezzo bello up, fatto quasi tutto di ritornello. Piacerà a coloro cui piace una delle popstar più credibili degli ultimi anni.
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L'articolo Abbiamo ascoltato in anteprima le canzoni di Sanremo 2023: ecco i nostri voti di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2023-01-16 15:22:00
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