Il 28 luglio tocca tra gli altri ad Aphex Twin, Carly Rae Jepsen, Post Malone, Travis Scott, ma pure al live album di Joni Mitchell dalla sua esibizione al Newport Folk Festival dello scorso anno. Se poi ci addentriamo ad agosto troviamo The Jesus & Mary Chain, Bonnie "Prince" Billy, l'album perduto di Neil Young Chrome Dreams, Public Image Ltd., Tash Sultana, Alice Cooper, oltre a moltissimi altri. Ma veramente moltissimi. Questi sono solo alcuni dei dischi più grossi, di generi diversi tra loro, che nelle prossime settimane saranno a disposizione delle nostre orecchie. Ma di italiano, cosa esce?
La risposta semplice è: niente. Poi non è esattamente così, perché qualche bastiancontrario che non si arrende alla caldazza agostana e decide imperterrito di farci sentire la sua musica quando sono tutti in spiaggia c'è, soprattutto su Bandcamp, però in generale questo è il periodo in cui la staticità prende il sopravvento sul doping che attanaglia solitamente il mercato discografico. È veramente una dinamica strana a guardarla, anche dall'interno: ogni settimana i nostri timpani si trovano di fronte un'offerta sonora talmente ampia da far spavento, e poi di colpo puff, più nulla per almeno 4 settimane. Una tregua, un lungo silenzio – che viene subito riempito dalla Guantanamo dei tormentoni estivi – di novità in cui ci sorprende riuscire a sentire che rumore fanno i nostri pensieri. Ed è bellissimo e spaventoso al tempo stesso.
C'è un grande contrasto nel trovarsi di colpo in questa parentesi muta o quasi. Esplorare la discografia contemporanea ricorda un po' il destino di chi si addentra ne La biblioteca di Babele di Borges, racconto della raccolta Finzioni, con tutto ciò che ne consegue: all'interno ci si può trovare il brano o il disco della nostra vita, quella rivelazione che anche solo con un ascolto può cambiarci la vita, ma è un qualcosa di così mimetizzato con sue permutazioni e varianti accatastate sotto i nostri occhi che la prospettiva di non trovarlo mai è concreta, anche molto probabile. L'offerta è talmente ampia che è facile perdersi, ma allo stesso tempo c'è un mese in cui questo overload informativo viene sospeso, in una maniera che sarebbe bello immaginarsi come ultimo baluardo di resistenza al modello iperproduttivo che ci sta portando alla rovina.
La verità, pura e semplice, è che l'estate italiana ha questo potere soporifero di fermare apparentemente tutto. Poi chi si fa la stagione si fa un culo cubico, ma all'occhio perso nel vuoto e nascosto dietro le lenti scure di chi, vivaddio, è in vacanza, questa percezione non c'è. È il ritmo naturale di questa stagione, dove chi può staccare si scatena davvero solo a ballare le tamarrate in discoteca (e pure qua, sacrosanto che sia così), mentre durante il giorno è tutto un #vitalenta, repliche in tv e radio e la Settimana Enigmistica che fa il boom annuale di vendite. E il New Music Friday di Spotify fa un po' venire la stessa tristezza del cestone dei dischi in offerta in Autogrill.
La discografia, almeno da noi, si adegua, un po' perché è composta essa stessa da persone che lavorano, e quindi a loro volta vedono questa pausa di nuove uscite come un naufrago vede un transatlantico all'orizzonte, un po' perché l'intorpidimento estivo è capace di tappare anche le orecchie più curiose. E quindi c'è chi magari cerca di ridurre l'altezza pericolante della pila di libri appoggiata sul comodino, chi gira il mondo, chi ha appena scoperto dell'esistenza di Stefano Nazzi e quindi ha i padiglioni auricolari impegnati, chi magari ascolta davvero musica, ma quei dischi usciti nei mesi prima che non aveva mai avuto tempo di recuperare.
Ecco, al netto di questa specificità di quello che nostro malgrado è un mercato, questo silenzio tanto vale rivendicarlo. Prendiamolo e facciamolo nostro, che sia nel tenere fuori tutto il resto – compresa la FOMO che magari ci attanagliava nei mesi passati, di fronte a tantissima musica da ascoltare, un solo cervello a metabolizzarla e appena 24 ore al giorno – o nell'assaltare con entusiasmo quello che abbiamo perso, consapevoli che qualcosa di buono lo si troverà sempre. E se poi c'è qualche incosciente che pure in questo sacro silenzio vuole farsi sentire, be', se è così matto varrà la pena dargli una chance.
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L'articolo Agli altri i Blur e Travis Scott, a noi Techetechetè di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2023-07-24 11:22:00
COMMENTI (1)
Brenneke ha appena pubblicato il suo ultimo brano "Diventerò di destra" che già dal titolo invoglia all'ascolto. Quindi qualcuno in attività c'è. Per quanto riguarda techetechete a mio parere è il ritratto della Rai, un ente preistorico e servile, oggi più che mai al di fuori dalla realtà