Temo Babila: non i soliti gattini

Tre 20enni hanno trasformato il timore ossessivo di un gatto in musica, prendendo il nome dal più scuro tra i felini di Noci, nel barese. Suoni distorti, una passione per i King Lizzard e la voce usata come strumento per evadere dalla cultura dell’ora et labora

Temo Babila - foto stampa
Temo Babila - foto stampa

Fai uscire di casa tre ragazzi poco più che ventenni, dopo la famosa quarantena del Venti, e dai loro la possibilità di crearsi uno studio in cui poter esprimere al meglio le loro ansie, le loro incertezze verso il futuro, la loro creatività.

Le stradine del centro storico del paesino (Noci, Bari) sono vuote a causa della psicosi che ha colpito gli anziani, unici veri protagonisti della movida in questo paesino del Sud; nelle pause tra una jam session e l’altra gli unici veri compagni nelle fresche serate di fine primavera sono dei gatti: neri, misteriosi, simboli divini di antiche civiltà.

La Puglia, si sa, è un territorio che ha vissuto la colonizzazione dei greci, la conquista da parte dei normanni, il tentato assedio da parte dei turchi (come descritto da Carmelo Bene in Nostra signora dei turchi); tutto questo passato fatto di reliquie sacre, dominio scandinavo e reminiscenze della cultura greca trovano terreno fertile nella popolazione locale, che attraverso i propri occhi e il proprio cuore analizza il mondo circostante e il proprio vivere in base a ciò che è stato rispetto a ciò che sarà: il mare sarà sempre veicolo per la sopravvivenza, la cristianità (entrata in simbiosi secoli or sono con riti magici) altro non è che una scorciatoia per scandire il tempo.

Temo babila - foto stampa
Temo babila - foto stampa

In questo contesto, a pochi km dai fortissimi Lazzaretto, Sergio "Cracovio" Rossano (batteria), Francesco "Gighighi" Gigante (voce e basso), Antonio "Tonzino" Intini (voce, chitarre, synth) s’imbattono in colui che darà il nome al loro progetto, cioè Babila, il più scuro fra i felini del vicolo del loro studio. Il quale provoca in loro disagio, angoscia, ansia e il pretesto per la realizzazione di tre singoli: Eclissi di Babila (in cui il famoso gatto è ritratto in copertina), Gomeisa e la concept-track Stede Bonnet.

Una trilogia votata alla ricerca di risposte per quanto riguarda la spiritualità, la ricerca di una libertà totale e la condizione dei giovani meridionali di non poter accettare qualsiasi tipo di visione astratta, che non sia concreta. Come detto in apertura, qui non v'è spazio per l’arte, per la vita mondana o per tutto quello che riguarda il lato sperimentale dell’uomo. Si segue la cultura dell'ora et labora. I progetti musicali o di qualsiasi forma d’arte devono essere fatti solo per hobby, da abbandonare dopo qualche anno. Il lavoro è più importante, le mani devono risultare callose.

Temo Babila non è un progetto che può essere inscatolato in unico genere, qualsiasi esso sia. Ma è un melting pot di diversi progetti singoli, individuali. Il loro nome e l’aggregazione risulta essere solo la somma delle loro individualità che si fonde in un vivere comune. Un progetto che è conscio della maturità artistica a cui può aspirare, viste le basi. Tutto ciò è dimostrato dal loro voler dissociarsi, allontanarsi dalle loro recenti pubblicazioni (per questo, i tre singoli, sono la loro "prima trilogia", ndr). Qui c'è il desiderio di utilizzare il gruppo per poter lavorare su tutto ciò che possa uscire fuori dall'immaginazione del singolo, liberare la propria creatività e trovare un gancio per pubblicare lavori scritti, composti e prodotti anche personalmente, senza andare a creare progetti paralleli o solisti.

Un qualcosa di simile alla monumentale discografia dei King Gizzard & The Lizard Wizard, dove è possibile trovare di tutto.

Quali sono i progetti futuri di questo ambizioso "complesso"? Dico complesso non a caso: la musica italiana, di qualsiasi epoca, è di fondamentale importanza nella loro formazione culturale, più della musica esterofila, che certamente è dentro di loro (e se ci si lascia trasportare dalle strumentali della trilogia, sono chiare le influenze); ma è apprezzabile il loro voler scrivere, sempre e comunque, in italiano (ma ciò non è da considerarsi come una limitazione del raggio di azione del gruppo, soprattutto per via della voce utilizzata anche come strumento, oltre come veicolo per messaggi).

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Per i progetti futuri è impossibile avere certezze sin da ora, nonostante una monolitica quantità di materiale già a disposizione (frutto di jam session che basterebbe a sfornare un buon numero di album). C'è, tuttavia, un possibile EP/album all'orizzonte, da considerarsi solista del solo Tonzino (di cui, comunque, la futura diffusione sarà sempre sotto Temo Babila). 

La Puglia cresce giorno dopo giorno, nel mentre che cerca di colmare il divario secolare con il Nord della penisola. La crescita è visibile attraverso il gran numero di turisti che la visitano; a livello musicale i festival propongono line-up importanti (Locus, Viva); e la scena elettronica che si è venuta a creare nell’ultimo decennio ha esportato i suoi migliori talenti in tutta Europa.

Chissà, quindi, cosa accadrà a questi ragazzi. Se l’obiettivo di trasferirsi in città italiane dove accrescere la loro esperienza musicale (magari sotto qualche etichetta) sia realizzabile o il buco nero della scena pugliese (per chi non produce elettronica) finirà per inglobare anche loro. Di certo siamo di fronte a un’ottima promessa per la scena italiana, ma attendiamo sviluppi.

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L'articolo Temo Babila: non i soliti gattini di Umberto Veccaro è apparso su Rockit.it il 2022-06-02 11:15:00

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