Si sono incontrati e si sono nei persi nel tempo. Divisi da generazione, ascolti e provenienza musicale, Alan Sorrenti e Ceri hanno fatto parlare la musica. Il primo è una leggenda del pop italiano, con cinquanta anni di scintillante carriera e una discografia fatta di capolavori senza tempo come Figli delle stelle e Tu sei l’unica donna per me. Il secondo è, oltre che un solista autore di cose fighissime, il produttore di gente come Frah Quintale e Franco 126, uno degli uomini insomma che maggiormente ha influenzato il suono degli ultimi anni.
Il loro era una specie di incontro al buio per conoscersi, vedere se funzionava. Ceri aveva fatto una cover di Figli delle stelle che era piaciuta a Alan, e così il suo management, la storica Ala Bianca di Modena, lo aveva contattato. I due si sono incontrati, hanno cominciato a confrontarsi, poi a creare. "A 71 anni, è l’artista più giovane con cui ho lavorato in studio", ci racconta Ceri. "Vive la musica in un altro modo, ha una leggerezza infinita. Penso che ci sia tanto da imparare da un artista che riesce sempre ad avere l’approccio e la gioia di un bambino quando lavora".
Alla fine è venuto fuori un singolo che è una bella hit, Giovani per sempre, uscito nelle scorse settimane e un disco che uscirà in autunno, interamente prodotto da Ceri. Che segna il ritorno di Alan Sorrenti, una delle voci italiane più conosciute di sempre, dopo quasi vent'anni. Per rivederlo live – anche qua dopo una lunghissima assenza – bisogna attendere ancora meno. Quello di Sorrenti è uno dei live più attesi di MI AMI 2022: Alan, con la sua anthem eterna, sarà una specie di "testimonial" di un ritorno che aspettavamo da tre anni.
Si esibirà sabato sera (qua i biglietti, ne rimangono pochi: affrettatevi) alle 20.35 sul palco Dr. Martens, in una serata imperdibile. Che, su quello stesso stage, chiuderà Ceri. "Mi guarderò il concerto di Alan con una birretta in mano, gasatissimo e molto curioso di osservare la reazione del pubblico giovane. Poi suonerò io e cambierà l’atmosfera. Se poi ci sarà qualche sorpresa, la scoprirete", dice il produttore.
Sotto trovi la nostra conversazione con Alan Sorrenti, illuminante nel senso più letterale del termine. Sopra invece trovate la chiacchierata a tre tra Carlo Pastore, condirettore di MI AMI Festival, Alan e Ceri (registrata a LARG_O bar a Milano, che ringraziamo per l'ospitalità), per raccontare tutti i retroscena di un progetto musicale senza precedenti, che fa chiudere gli occhi e volare via lontano.
Alan, perché un silenzio così lungo?
In questi anni ho fatto qualcosa qua e là, ma è vero che il mio ultimo disco di inediti risale al 2003. In quel periodo è nato mio figlio Sky Julian e lì la mia vita ha cambiato rotta, con lui ho anche ripreso a fare lunghi viaggi. Siamo stati in Africa, in Oriente, in America Latina.Trovo che sia il miglior metodo educativo, ed è il modo in cui io ho sempre vissuto la mia vita. È grazie ai viaggi che negli anni '70 ho deciso che volevo vivere per la musica. Solo che a quel punto avevo dedicato una quindicina di anni alla musica in maniera totale e il peso dello showbiz si era fatto sentire: avevo bisogno di ritrovare il mio spirito libero di ritornare “giovane per sempre”.
So che esiste una specie di “filosofia di Alan Sorrenti”. In cosa consiste?
Nel sentirmi libero di fare delle scelte, sempre. Nel 1988 il buddismo è entrato nella mia vita, e mi ha aiutato a capire che gli anni dell’artista totale mi avevano portato verso un egocentrismo deleterio: dovevo ritrovare la mia umanità. Temo, purtroppo, che in questo periodo storico tutti quanti rischino di perderla. La fiamma dell'umanità si sta un po' spegnendo, lo dimostra la guerra. Ma sono convinto che arriverà un nuovo umanesimo, e saranno i giovani a imporlo.
Noi umani siamo ancora Figli delle stelle?
Siamo sempre Figli delle stelle. Certo, le cose cambiano e gli uomini cambiano. Quando quel pezzo è nato, negli anni ’70, cantavo di un popolo di sognatori, idealisti, viaggiatori con il fisico e con la mente, attivisti, ricordo che ci fu ad esempio una larga parte della comunità gay che fece propria quella canzone.
E oggi?
Oggi mi sembra che manchi la luce. Ho fiducia nei giovani come detto, ma guardo anche alle cose che non vanno. Mi piace la musica di oggi, il modo in cui i giovani artisti muovono le parole. Ma nelle liriche vedo più ombre e meno luce. Figli delle stelle nasceva in un periodo di grande tensioni, con la Guerra del Vietnam e il terrorismo in casa. In momenti negativi – tipo questo, con la pandemia e un conflitto spaventoso – spero che i giovani sentano il bisogno di rinascere. Che esploda nuova musica proiettata verso la luce. Siamo qui per un solo motivo: essere felici.
Che disco stai facendo?
Un disco che dedica grande attenzione ai contenuti. L’idea di fare un nuovo album nasce dall’esigenza di trasmettere la mia anima alle nuove generazioni: non ho la pretesa di indicare la direzione, ma di raccontare la mia storia, mettermi in discussione e trasformarmi nuovamente grazie alla musica. Quando compongo e suono, sono io che mi rivedo attraverso la musica, e cambio nuovamente. I brani del disco che uscirà in autunno vanno in questa direzione: c’è Giovani per sempre, ma anche altri pezzi come Naufraghi in fiamme, Oltre la zona sicura, Pura vida che nasce da recente viaggio in Costa Rica ed è un inno per tornare a vivere davvero. E poi Oggi, che si prende la briga di affrontare l'attualità non semplice con cui abbiamo a che fare.
Cos’ha dato Ceri al tuo suono?
Sentivo, assieme al mio editore Toni Verona, la necessità di dare suoni freschi e nuovi alle cose che avevo scritto. Ho sentito la cover di Figli delle stelle fatta da Ceri e l’abbiamo contattato. Il primo pezzo su cui abbiamo lavorato era Oggi. Gli avevo parlato di quell’ombra che vedevo nella scrittura di molti giovani artisti, intrappolati in un sistema in cui si fatica a vedere il futuro. Ci siamo detti che era il caso di continuare a cercare quella luce assieme. Anche se non era previsto di fare un intero disco assieme, siamo andati avanti. Sono felicissimo che sia andata così.
Cosa succederà sul palco di MI AMI?
Che ritornerò, con una veste nuova. Farò alcuni pezzi inediti e i classici. Vorrei fare Tu sei l’unica donna per me parte acustica e parte con band. Faremo pezzi più funky come Donna luna. Marvin Gaye è uno degli ispiratori di Giovani per sempre e del nuovo disco in generale. E non mancheranno pezzi prog (Vorrei incontrarti, tra le prime cose in assoluto che ho scritto), una fase fondamentale della mia carriera. E mi emozionerò tanto.
Dici?
Mi emoziono anche solo a parlare della musica, figurarti a suonarla. E poi questo album nasce da un’esigenza: nel buddismo il concetto di missione significa utilizzare la propria vita ed è quello che cerco di fare con la musica. I giovani non conoscono i miei 50 anni di carriera, ma è come se me li riconoscessero anche senza averli vissuti. Parlare a loro mi emoziona molto.
Quale sarà il rimo pensiero che farai sul palco, a vent'anni dall'ultima volta?
Probabilmente penserò: "wow, eccomi di nuovo a Milano". Questa è la città dove è nata Figli delle stelle, uno stile di vita più una canzone, e che ha avuto un ruolo fondamentale nella mia carriera. Sarà il primo concerto di un nuovo viaggio cosmico.
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L'articolo Alan Sorrenti: "Al MI AMI inizia il mio nuovo viaggio cosmico" di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2022-05-19 10:02:00
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