Papi neri che cantano in veneto, comici che si presentano all’Ariston con brani drammatici e performance vocali di disarmante bellezza. Oggi abbiamo raccolto 10 spettacolari esibizioni sanremesi i cui interpreti non parevano tagliati su misura e che invece, a posteriori, si sono presi un posto nel cuore di molti e nella storia del Festival.
Giorgio Faletti - Signor Tenente
A Sanremo 1994 accaddero diverse cose rilevanti. Tra le Nuove Proposte debuttò una giovanissima Giorgia, mentre tra i Big si presentò Giorgio Faletti, spiazzando tutti. Conosciuto e apprezzato come cabarettista (ben prima del boom letterario), il comico di Asti si presentò in gara con Signor Tenente, una canzone intensa e riflessiva, in un periodo in cui l’Italia aveva ancora impressa nella mente le drammatiche immagini delle stragi di Capaci e via D’Amelio.
Con una capacità interpretativa fuori dal comune (ma anche ricevendo molte critiche), Faletti ci porta nei panni di un carabiniere siciliano appena ventenne, che si ritrova a fare i conti con la paura di essere ammazzati e il proprio senso del dovere. Signor Tenente varrà a Giorgio Faletti il premio della Critica, mentre nella classifica finale sarà superata solo da una dimenticabilissima Passerà di Alandro Baldi.
Avion Travel - Sentimento
Questo non è un brano passato inosservato, anzi ha vinto Sanremo 2000, ma probabilmente, complice il momento che viveva il Festival, non ha avuto il riconoscimento di grandezza che merita. La Piccola Orchestra Avion Travel con Sentimento è, per chi vi scrive, uno dei momenti più alti (e inaspettati) della storia del festivàl. La band capitanata da Peppe Servillo (che ha un fratello più grande che fa l’attore e si fa chiamare Toni) mescola sapientemente cantautorato, jazz, pop e interpretazioni teatrali. Il tutto impreziosito dall’inconfondibile chitarra acustica del compianto Fausto Mesolella e dall’espressività vocale e gestuale dello stesso Servillo.
In realtà gli Avion Travel ci avevano provato già due anni prima, con Dormi e Sogna, quando con la loro eleganza si presero il Premio della critica e della giuria di qualità. Tuttavia la classifica fu impietosa: 13esimo piazzamento su 17 brani. Proprio per questo, quando si presentarono all’edizione del 2000, vennero snobbati dai più. L’incipit di Sentimento omaggia Renato Caruso (“sul mare luccica”) e poi descrive l’amore come una piccola barchetta nel Golfo di Castellammare, che rischia di essere ribaltata dalla gelosia, simboleggiata un mostro marino in grado di rovinare l’apparente serenità. Il risultato? Primo posto in classifica per una delle esibizioni più belle della storia del Festival.
Bungaro - Guardastelle
Resta un mistero come mai questa canzone non venga ricordata come uno dei capolavori della musica italiana. Per descrivere Guardastelle di Bungaro mi permetto di prendere in prestito una frase dal maestro Paolo Sorrentino: “Uno di quei brani che taglierebbe a pezzettini anche il cuore di un serial killer svedese”.
Enzo Jannacci e Paolo Rossi - I Soliti Accordi
Giocando sul doppio senso della parola accordi, Jannacci e Rossi vestono i panni degli alieni a Sanremo 1994, presentando un brano intelligentissimo, che mescola aspra denuncia sociale al puro cazzeggio. Jannacci che conclude l’esibizione con “scusate il disturbo”, poi, è poesia.
Federico Salvatore - Sulla Porta
Dopo essersi fatto conoscere per le sue canzoni comiche, nel 1996 Federico Salvatore, di recente scomparso, si presenta sul palco dell’Ariston con la drammatica Sulla Porta, una canzone che affronta il tema del pregiudizio e dei tabù nei confronti dell’omosessualità, in un periodo non proprio LGBTQ+ friendly.
Il testo è una sorta di lettera lasciata sul tavolo in cucina, in cui un giovane trova il coraggio di rivelare alla madre iper protettiva la sua scelta di vita: andare a vivere con un uomo.
Il brano dovette anche subire la scure della censura, in particolare per la frase “sono un diverso mamma, sono un omosessuale”, che a causa di pressioni dei dirigenti Rai divenne “sono un diverso mamma, e questo ti fa male”. Tuttavia, giunti alla terza serata, quando oramai la gara si avviava alla conclusione, Federico Salvatore decise di cantare il testo non censurato, prendendosi gli applausi del teatro Ariston.
Diodato - Babilonia
Il giovanissimo Diodato ancora non lo sa, ma meno di 10 anni dopo quel palco lo coronerà vincitore dell’edizione di Sanremo più sfigata di sempre. Intanto, nel 2014, ha un disco in uscita, quello dell’esordio, e si presenta tra le nuove proposte con un brano bellissimo chiamato Babilonia.
Già, lui ancora non lo sa, ma che fosse destinato a cose più grandi era già sotto gli occhi di tutti. E allora poco importa se tra le nuove proposte 2014 finirà solo secondo dietro a Rocco Hunt.
Tricarico - Vita Tranquilla
Il vero outsider di Sanremo 2008 è sicuramente Francesco Tricarico. Nel corso della settimana sanremese ne combina di ogni. La prima sera esce dal lato sbagliato del palco. La seconda, a seguito alcune battute di Piero Chiambretti, gli dà dello “stronzo” in Eurovisione.
Poi cos’altro? Ah già, stona l’impossibile. Riesce a steccare tutto, soprattutto il cambio di tonalità. “La dissonanza per me non è un errore”, proverà a giustificarsi in seguito. Ma la verità è che ha ragione lui. Già perchè, per quanto imperfette, le sue performance sono cariche di pathos. Sono sincere. Emotivamente irresistibili.
Vita Tranquilla è un elogio alla serenità. Una risposta alla visione vacorossiana dell’esistenza. E nel cantarla Tricarico è impreciso, stonato e tecnicamente impresentabile. È disperato, ma anche libero.
Eduardo De Crescenzo - L’Odore del Mare
“Né falso né vero,
intorno a me non c'è né terra né cielo,
è tutto nel mio cuore”
Una capacità espressiva indescrivibile e un controllo vocale disumano. In pratica per almeno due minuti Eduardo De Crescenzo se ne sta appollaiato un paio di ottave sopra al mondo intero, regalandoci una performance di clamorosa intensità.
Pitura freska - Papa nero
L’Ariston del 1997 non era ancora pronto al reggae. I Pitura Freska però si, e immaginano un papa nero che canta canzoni venete. Non ponetevi domande, ballate e basta.
Ivan Graziani - Maledette Malelingue
Uno schiaffo alla moralità borghese proprio in faccia alla stessa. Ivan Graziani canta di un amore scorretto, quello tra la giovanissima Federica e un uomo sposato, molto più grande di lei. Tutto intorno c’è il bigottismo delle malelingue, per una canzone che si presenta come un affresco impietoso di un’Italia estremamente giudicante.
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L'articolo Alieni a Sanremo: 10 esibizioni che nessuno poteva capire e nessuno potrà dimenticare di Marco Brunasso è apparso su Rockit.it il 2024-02-05 11:23:00
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