"Hippie Dixit", il nuovo album doppio di Amerigo Verardi, sarà pubblicato il 16 dicembre da The Prisoner Record: oltre 100 minuti di musica, distribuiti in 14 brani di cui alcuni arrivano a sfiorare il quarto d'ora di durata. Di quest'ambizioso progetto, Amerigo Verardi ha voluto condividere con noi sette estratti scelti personalmente tra i brani dell'album, per darci un'anticipazione di quello che ascolteremo e prepararci piano piano a immergerci nel mood di questo nuovo e bellissimo disco.
L’UOMO DI TANGERI
Marciapiedi si sciolgono
picchia il sole d’argento
smonto pezzi da ricostruire da qui
al Dar Nour
un pasto fra le mani
l’aria secca e satura di colori
da paisley mafia.
non distinguo il mio uomo
dalla sua ombra che fuma
quattro foglie di menta calate in un thè
e del kif
fuochi d’ambra e incenso
che bruciano il sangue sempre più denso
al Cafè Hafa.
Chi è là!
che si aggira fra le trame di una sindrome bianca
al passo di un cane
a Petit Socco?
A piedi nudi tra la folla e nella merda fino al collo
un vecchio senza le pupille dice
“adesso vendi cara la tua pelle”
all’uomo di Tangeri… all’uomo di Tangeri… all’uomo di Tangeri…
E non volevo ammetterlo neanche sotto tortura
chi mi insegue e mi vuole finire è qui davanti a me
specchio rotto memore di una sciagura
ma non è sfortuna
il silenzio è oro e paga
la mia lingua è un cobra
adesso lo so: sono spacciato.
A piedi nudi tra la folla e nella merda fino al collo
un povero diavolo barcolla e dice
“adesso vendi cara la tua pelle”
all’uomo di Tangeri… all’uomo di Tangeri… all’uomo di Tangeri…
PIETRE AL COLLO
Ho toccato il paradiso per nascondere un inferno
ho lasciato che le cose si dannassero in eterno
ho rinunciato alla mia parte perché non so stare fermo
ho registrato tutto quanto e sparso i nastri sul pavimento
oh no!
Hai bucato le mie gomme per non perdere terreno
hai confuso le parole per non essermi da meno
sono la tua pietra al collo sono la tua pietra al collo
sono la mia pietra al collo
voglio aria…
hai recitato la tua parte ma non sei stato troppo attento
che per calcolare tutto hai perduto il sentimento
oh no!
Le paure di restare, di andar via, di ritornare
le paure di sentirti dire cose che non vuoi sentire
sono la tua pietra al collo
sono la tua pietra al collo
sono la tua pietra al collo
manca l’aria…
Con la sabbia nella bocca ho salvato il nostro agnello
sfigurando il suo volto per vederlo sempre bello
hai detto cosa è meglio dire per non dire niente di te
hai fatto cosa è meglio fare per non lasciare niente di me
oh no!
Una venere scioccata da quel cuore di sciacallo
prima di sfiorire troverà il deserto in un granello
om!………..
Le paure di fallire, di non riuscire a dimostrare
e le paure di affrontare i mostri che non vuoi vedere
DUE SICILIE
Campi di grano per sempre
odore di pane e sterminio
poveri cristi pendenti
con le loro case bruciavano
per l’Unità (già… già…)
Non te lo dicono a scuola
qual è il prezzo pagato
meglio dimenticarlo
di chi è il sangue versato
per l’Unità
Quanto è costata l’Unità
scrivetelo sui libri di storia
dillo ai tuoi ragazzi, professò
chi erano i briganti, professò
dillo anche ai bambini, maestra
L’alba nasce dal primo binario
bacia Napoli ed Ercolano
Due Sicilie, un piano ha l’invasore
depredarti e far l’Italia
dove la memoria muore
Campi di latte per sempre
odore di sangue innocente
urlano “mamma” i bambini
passato che lorda il presente
signori: è l’Unità
Due Sicilie in mano al predatore
violenta, uccide e fa l’Italia
mentre la memoria muore
L’alba è un nuovo sole già malato
mezzogiorno a colazione
e la prima strage di Stato (già… già…)
BRINDISI (AI TERMINALI DELLA VIA APPIA)
Il brivido del già visto, il vento e le chiacchiere da bar
disegnano dei mantra su sabbia e polveri sottili
testa di motocicletta sfonda l’uscio dove dormirà
ruba il frutto dolce e i grappoli appesi ai rami avvelenati
una frase monca su un muro dice “qui si muore di”
I ragazzi, la crisi, l’arancio di notte
non importa ma succederà
che quel vento soffi dal citofono
e che ti spettini i capelli
la spiaggia di carbone luccica
ferma il cuore del molo di legno
come impronte di modernità si cancellano al calar del sole
e con un suono sordo
sfiamma la fabbrica dei sogni
Cin cin, alla tua salute, alla famiglia, al lavoro
cin cin, bollicine, un calice e una fetta di cancro
cin cin, alla tua salute, alla famiglia, al futuro
cin cin, bollicine, un calice e una fetta di cancro
prendevo medicine, brindavo così
prendevi medicine, brindavamo così…
L’indolenza, la comunione, cristiani che si mangiano la città
quasi facile come radersi un po’ di schiuma dai polmoni
malati di potere i politici lanciano nuove forme di violenza
dalle colonne fanno un brindisi
ai terminali della Via Appia
che bella fotografia: la scalinata verso l’aldilà (stairway to heaven)
Cin cin, alla tua salute, alla famiglia, al lavoro
cin cin, bollicine, un calice e una fetta di cancro
cin cin, alla tua salute, alla famiglia, all’ammmore
cin cin, bollicine, un calice e una striscia di sangue
prendevo medicine, brindavo così… prendevi medicine, brindavamo così...
Recitando parole sante ma fuori luogo per un brindisi…
Recitavo parole sante ma fuori luogo per un brindisi…
CHIAREZZA
Gesù chiede aiuto a suo padre
nel buio dove non ci sa più stare
nel blu, quel bambino che si è perso
che non sapendo cercare
se ne va giù in fondo
dove non si tocca, dove fa più male.
Quaggiù nella noia generale
fra gente stanca che non trova più le parole
Maddalena si cuce addosso un paio d’ali
che poi non sapendo dove andare
se ne va più in alto
dove il mondo non le sembra poi così male.
Passare per puttane è un po’ come fiorire
attraversando il Sahara
passando per la gogna e il tunnel dell’orrore
per vergognarsi di cosa, poi?
Vai, vai… passa oltre
e non ti curare di chi
di chi non sa quel che fa.
Quel giuda sale fino al sesto piano
fissa un punto morto oltre il balcone
nel vuoto cerca l’uomo che ha baciato
e che non lo può perdonare
allora si butta in avanti
perché indietro non si può più tornare.
Passare per vigliacchi è un po’ come morire
attraversando il Sahara
passando sui cadaveri di pace-e-amore
per poi vantarsi di cosa?
Vado, vado… e giuro non mi troveranno più
è l’inizio o è già una fine
chiarezza o no, da solo se ne andò.
INNOCENZA
La segue un cane sulla sabbia
come un miracolo si accende
il cuore è un faro nella nebbia
e mi ha salvato in un istante
Questione di stile e mani logore
è come il sale della terra
così sottile ed essenziale
ma sono cose che non valgono la metà di lei
che nel cuore sa come si fa
a trasformare il vuoto in innocenza.
Fra le sue dita un desiderio
sulle sue spalle la realtà
fiorì la pianta della cera
salvò il capretto dal macello
Per amarti come il primo giorno
sopra un foglietto scritto in bella
tu che negli occhi hai un diario
che brilla dove leggo chiaro tutto ciò che sei
e come fai in semplicità
a trascurare i tuoi sogni per innocenza… per innocenza
Se ne va in giro un po’ distratta
e nelle traiettorie ha un pagliaccio
lo riconosci dalla sua tristezza
e dalle lunghe gambe e dai piedi messi a “elle”
ma quello era il suo circo
e come sempre pagherà il biglietto
per innocenza… per innocenza…
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L'articolo Amerigo Verardi - Leggi i testi in anteprima e ascolta un estratto di "Hippie Dixit" di Amerigo Verardi di Redazione è apparso su Rockit.it il 2016-12-06 12:49:00
COMMENTI (1)
grande musica da un grande uomo.