Con gli Amerixan Music ci si sente via Telegram, vai tu a sapere perché. “Ma sei sicuro si scriva così: non è sbagliato, vero?”, la prima domanda è d'obbligo, anche se le loro pagine YouTube e Facebook confermano. Proprio qui ci siamo imbattuti in Dionisus, un pezzone a metà strada tra il nu-folk di metà anni Duemila e una “messa in musica” di un romanzo di Kent Haruf, con in aggiunta un video molto bello da vedere.
A quel punto ci è scattata la curiosità: da dove arrivano gi Amerixan Music? Magari sono italiani, magari possiamo raggiungerli, magari possiamo saperne di più. Alla fine, tramite i social, sono saltate fuori le amizie in comune. E abbiamo scoperto che gli Amerixan Music sono un progetto di Daniel Rineer e Marcello Enea Newman, già noto, tra le altre cose, per aver dato il nome a Marcello e il mio amico Tommaso, band romana nata nel 2009, che dopo il primo EP in inglese, Chounette, e un album acustico in italiano, Nudità, usciti entrambi per 42 Records, nel 2016 aveva pubblicato un buon disco, Un Amore, prodotto da Jesse Germanò con la collaborazione di Agathangelos Paschalidis e Marco Giudici.
Ora è lo stesso Marcello a raccontare il progetto. “Io e Daniel cresciuti in fissa con la musica e l’arte: Dan a New York e io a Roma. Dan suona/va nei PC Workship, nei Florida e con Gary War. Io invece suono/suonavo nei Jacqueries, nei Marcello e il mio amico Tommaso, con Calcutta, nel duo Laura Fabiani. Quando abbiamo cominciato a scrivere musica insieme a Torino era passato parecchio tempo dall’ultima volta che ne avessimo pubblicata. Le scene in cui siamo cresciuti sono più o meno morte: così va il mondo e anche noi invecchiamo”.
L'incontro tra i due era avvenuto qualche tempo prima, davanti a un bancone, al Pigneto. “Ci siamo conosciuti anni fa al Fanfulla, a Roma, poi al matrimonio di Dan e Clarissa, poi ci siamo finalmente rivelati l’un l’altro tracannando grignolino al tramonto e shreddando (cioè questa cosa qui)”. Poi la decisione di suonare assieme: “In realtà non abbiamo proprio deciso. Abbiamo cominciato a frequentarci e a parlare di musica, poi a suonarla, poi a farci sentire delle cose, poi a registrarle, poi ad affinarle, e così via. La maggior parte dei pezzi sono scritti a quattro mani”.
Dionysus, il loro primo brano, sbattuto in Rete e arrivato in qualche modo a noi, è fresco e molto curato, tanto che la pulizia dei suoni stupisce e convince. “Ma noi crediamo anzitutto nell’approssimazione, nella spontaneità, nel cuore. Anche nella strumentazione cheap, che va benissimo. Se ti serve un vero studio per registrare la musica che hai in testa, allora hai la musica sbagliata in testa, a meno che non sei nella minoranza piccolissima di persone che ha accesso a studi veri. In generale crediamo in un mondo dove più persone pubblicano più arte con minore fedeltà”.
Qualche riferimento musicale. “Ascoltiamo tantissime cose, ma davvero tante. Parliamo di musica costantemente. Segue un elenco incompleto di gruppi / artisti su cui ci è capitato di nerdeggiare ultimamente: Silver Jews, David Bowie, Leonard Cohen, Ween, Arthur Russell, i Grateful Dead, Kevin Ayers, Aldous Harding, Neil Young, i Kinks, Syd Barrett, Brian Wilson, Ariel Pink, Karen Dalton, Fela Kuti, Renato Carosone, i Cars”.
E nel futuro degli Amerixan Music, che diavolo ci sarà? “In futuro", conclude Marcello, "speriamo di poterci rivedere e shreddare durissimo”.
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L'articolo Amerixan Music, tra Roma e New York a bassa fedeltà di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2020-05-11 15:29:00
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