Lorenzo Minozzi è cresciuto artisticamente negli Stati Uniti, ma vive a Roma, dove è nato nel 1997. Lavora da diversi anni come produttore e arrangiatore per Warner Music su progetti italiani (Il Tre, Gianmaria) e internazionali (Kidult, All In 5), oltre a una collaborazione per le musiche del talent Amici di Maria De Filippi. Ha anche un'anima, diciamo così, meno pop, che esprime nell’ambito teatrale e performativo, lavorando insieme ad attori e registi come Filippo Timi e come sound artist per istituzioni museali (Museo del Novecento di Firenze) e gallerie d’arte contemporanea (Soho House, Cosmo).
È decisamente questa sua seconda caratteristica ad essere emersa nel suo ep d'esordio, che si intitola Perì Fiuseos (Sulla natura), con riferimento all’opera filosofica di Parmenide, e "mette in luce la sua ricerca sonora e questa attenzione verso le forme e i suoni naturali". Il disco nasce da un viaggio compiuto da Lorenzo attraverso i percorsi e le montagne del Nord Europa, da Skjolden, villaggio che sorge lungo i fiordi norvegesi, fino a Brunico, sulle Dolomiti. Al suo fianco aveva un registratore portatile, grazie a cui boschi, fiumi, fiordi e strade sono diventati la base per immaginare batterie e tutti i tessuti sonori presenti. Il progetto musicale è affiancato da quello visuale curato dall’artista Marco Celentani, che ha realizzato cinque opere ispirate alle canzoni (oltre alla copertina del disco). Il lavoro "viaggia tra ambient, soundscapes ed elettronica glitch/IDM".
Siccome ci ha colpito molto la sua ricerca, e come si passi da Maria ai fiordi norvegesi, abbiamo chiesto a Lorenzo Minozzi di raccontarci il suo lavoro.
Sono partito da Roma, risalendo l’Europa in Flixbus e fermandomi a Brunico, Tubinga, Berlino, Copenaghen, Oslo, Skjolden fino ad arrivare nella città di Bergen in Norvegia. Ho portato con me un piccolo registratore Zoom ed ho iniziato a registrare i suoni dei vari luoghi in cui mi trovavo. Durante il viaggio non avevo idea che i suoni sarebbero andati a finire in un progetto musicale. Vengo da un retroterra musicale principalmente pop, in cui la sperimentazione sui campionamenti ha un ruolo piuttosto ristretto. Forse proprio le limitazioni dettate dalla produzione commerciale mi hanno spinto a sfogarmi nel suo opposto, iniziando questa ricerca.
Quando sono nati i primi brani abbiamo cercato di "piazzarli’" come si fa nel pop, li abbiamo mandati in giro e ci hanno riso più o meno tutti in faccia. Allora abbiamo deciso di tenerli e svilupparli in chiave sperimentale senza pensare molto al fine. Non credo di aver sentito una vera e propria esigenza di proporre un progetto solista, ma una volta sviluppati i brani le persone con cui lavoro quotidianamente mi hanno incitato a seguire questa strada.
Il viaggio si è strutturato intorno all’idea di raggiungere il rifugio solitario di Ludwig Wittgenstein nei pressi di Skjolden, un paesino sperduto nei fiordi della Norvegia, in una sorta di pellegrinaggio. Fun fact: il rifugio viene conservato da una sorta di comitato di anziani ammiratori del filosofo che annualmente si dedica a fare in modo che l’eremo risulti raggiungibile e non crolli a pezzi. Li abbiamo casualmente incontrati mentre raggiungevamo il rifugio, e alla scoperta del nostro lunghissimo viaggio all’unico fine di raggiungere il loro amato luogo sono esplosi in un grido di gioia. Ci hanno chiesto una foto, i nostri nomi, e sono andati via felicissimi. C’è da immaginare che non sia molto frequentato questo rifugio. Sospetto che la nostra foto sia incorniciata in una sorta di headquarter del Wittgenstein’s fan club di Skjolden.
Finalmente arrivati il rifugio ho scelto di campionare il suono del legno della casa, alcuni oggetti, e i rumori del fiordo subito a fianco. Ma non c’è tantissimo che io riesca a dire sul paesaggio sonoro di questi luoghi. Forse un po’ in generale è difficile poter parlare di suoni, non abbiamo proprio buone parole per farlo. Abbiamo un rapporto con il suono totalmente subordinato alla vista al punto tale da poterci riferire al suono quasi esclusivamente attraverso sinestesie visive. E quindi al fine di evitare espressioni tipo ‘’c’era un suono appuntito’’ vi risparmio racconti particolarmente articolati sul paesaggio sonoro di questi luoghi. Pero ci sono diversi campionamenti a cui sono molto affezionato.
Ad esempio in Germania, nella Foresta Nera, ho registrato il sample da cui è nato Il bene dell’anima, che è questo suono di passi nel fogliame che nel brano pian piano si “sgranula” fino a diventare irriconoscibile. Questo è uno di quei casi in cui il luogo è riuscito ad entrare nella scrittura del brano in maniera molto decisa e guidarne la composizione. Non so se avete dimestichezza con la Foresta Nera (credo che il nome non lasci particolari incognite sulle sue caratteristiche) ma secondo me se questo luogo scrivesse una canzone suonerebbe più o meno come ‘’Il bene dell’anima’’.
Raggiunto il nostro agognato rifugio di Wittgenstein ho continuato il viaggio fino a raggiungere Bergen, patria dei Royksopp, della carne di balena, e della Bergen Wave. Un intero sottogenere di musica elettronica nato in questa città. Nell’EP c’era un brano ispirato da queste influenze più elettroniche della Bergen Wave, che avevo lavorato a partire da un sample che avevo registrato durante una passeggiata al porto. È un brano a cui tengo molto ma che ha un sound completamente diverso dagli altri e a malincuore ho scelto di non inserirlo per salvaguardare la dolcezza sonora del progetto. Per rimediare ve lo lascio qui così almeno anche lui ha una sua piccola vita pubblica.
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L'articolo Amici di Ludwig Wittgenstein: un viaggio tra le vette del Nord con i suoni della natura di Lorenzo Minozzi è apparso su Rockit.it il 2024-03-28 11:05:00
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