Nel luogo che ha ospitato negli anni alcuni tra i più interessanti concerti, spesso di genere colto e sempre di realtà tanto particolari e significative quanto lontane dal panorama più banale (chi scrive ricorda, tra le altre, un’ottima esibizione dei Sigùr Ros), Cristina Donà si presenta con la sua chitarra, accompagnata in formazione minimale dai bravissimi Cristian Calcagnile (batteria, percussioni, tastiere) e Stefano Cararra (basso, tastiere, sequenze). Diversi minuti prima delle 22:00, il live set comincia con due brani tratti dal secondo album dell’artista lombarda: la scaletta si svilupperà in maniera equilibrata proponendo canzoni estratte da tutti i dischi pubblicati, distribuiti secondo una misura sicuramente non casuale.
Appare chiaro fin da subito che si tratterà di un concerto all’insegna di una sapiente armonizzazione di contrasti: un pubblico fisicamente distante, per la particolare conformazione architettonica della venue, ma emozionalmente molto vicino all’artista; una decisa vena introspettiva della proposta musicale intrecciata a momenti di estrema loquacità, in cui Cristina Donà, a momenti sorprendentemente ciarliera, racconta al pubblico, in maniera divertente e ironica, aspetti fondamentali del suo sentire, quasi a voler controbilanciare con queste estroversioni i passaggi più intimi delle sue composizioni; una sostanziale semplicità del modo di porsi che sembra voler mitigare le sue doti vocali fuori dal comune, (mai fini a sé stesse, sempre al servizio dell’espressione), che, a un decennio scarso dall’esordio discografico, sono ulteriormente maturate e vengono dispiegate con una consapevolezza a tratti autorevole, a tratti quasi sommessa.
E così scorrono le canzoni, in un concerto scandito per fasi, dalla struggente e delicatissima “Invisibile” fino all’energica “Triathlon” proposta qui, con l’aiuto di qualche base preregistrata, in una versione molto riuscita che sta a metà tra l’esperimento originario e il remix Casasonica. Poi i due musicisti che l’accompagnano si allontanano dal palco, Cristina rimane sola e infila un paio di brani voce e chitarra (tra cui una “Stelle buone” significativamente ridotta ai minimi termini) che il pubblico segue con rigorosa attenzione e partecipazione: quasi tensione.
E, come ulteriore sterzata all’andamento del live, raggiungono Cristina sul palco i giovani musicisti della associazione Nuovi Eventi Musicali di Fiesole, attiva nel territorio con un programma di promozione della musica classica anche in un’ottica di sana contaminazione senza barriere. Con loro, come era accaduto agli inizi di giugno nella affascinante cornice della Badia Fiesolana piena all’inverosimile, la Donà propone alcune cover dei Radiohead, prima di uscire di scena solo per poco, richiamata dal clamore e dal calore dei presenti.
“Ho sempre me”, in trio, e poi “Goccia” con l’ensemble di Nuovi Eventi Musicali, costituiscono i bis previsti. E su questo secondo brano, probabilmente uno degli episodi più riusciti nella produzione italiana di un certo livello degli ultimi anni, Cristina, in modo quasi giocoso, mette nuovamente in mostra una incredibile capacità espressiva quando, imitando con la voce il suono della tromba, duetta con lo strumento vero, in un contrappunto tanto inedito quanto convincente.
Nuova uscita di scena e nuove invocazioni del pubblico. Sola con la chitarra, l’artista lombarda conclude ordinatamente con “Mangialuomo” un concerto sicuramente riuscito, che, volutamente senza colpi di scena, lascia comunque un sapore sottile e personalissimo. Inconfondibile.
- Nido
- L’ultima giornata di sole
- Invisibile
- In fondo al mare
- Terapie
- Volevo essere altrove
- Truman show
- Salti nell’aria
- Triathlon
- Nel mio giardino
- Stelle buone
- Pyramid song (Radiohead) feat. NEM
- No surprises (Radiohead) feat. NEM
- You and whose army (Radiohead) feat. NEM
- Ho sempre me
- Goccia
- Mangialuomo
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L'articolo Cristina Donà - Anfiteatro 'Luigi Pecci' - Prato di FrancescoS è apparso su Rockit.it il 2005-07-19 00:00:00
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