Esce il primo disco solista di Appino, cantante e chitarrista degli Zen Circus. "Il testamento" è stato registrato con Giulio Ragno Favero e Franz Valente del Teatro degli Orrori, ecco i testi dell'album.
IL TESTAMENTO ho dieci strofe per per lasciare un bel ricordo / ho dieci piani che mi aspettano giù in fondo / e sono certo in pochi possono capire / ma davvero io son felice di morire / ho fatto tutto quello che dovevo fare / ed ho sbagliato per il gusto di sbagliare / son stato sveglio quando era meglio dormire / ed ho dormito solo per ricominciare / son stato solo tutto il tempo necessario / a guardare gli altri e non per fare il solitario / ed ho creduto in tutti per quel che ho potuto / mi son rialzato sempre dopo esser caduto / ho preso in giro solo quelli più potenti / a loro ho preferito sempre i pezzenti / me ne son fregato dei giudizi della gente / nessuno giudica se è un poco intelligente / ne ho amati molti perché lo volevo fare / tanti ne ho odiati ma anche loro per amore / ho preferito Gesù Cristo a suo padre / anche se entrambi non li voglio al funerale / ho scelto tutto quello che volevo fare / ed ho pagato ben contento di pagare / perché la scelta in fondo è l'unica cosa / che rende questa vita almeno dignitosa / e quindi scelgo di saltar dal cornicione / come un gabbia- no, un falco, un piccolo aquilone / come un aereo, una falena, un pipistrello / che vola alto, invece ora io mi sfracello / ed ho scelto te per dei motivi misteriosi / siam stati accanto per giorni meravigliosi / e lo sai bene che lo faccio per natura / non rivederti più é l'unica paura / ai benpensanti che lo trovano immorale / a quelli che lo leggeranno sul giornale / alle signore bocca larga e parrucchiere / a chi non mi lascia farlo in altre maniere / io scelto esattamente tutto quel che sono / senza la scelta io la vita l'abbandono / ho scelto tutto, tutto tranne il mio dolore / lo ammazzo io e non c'è niente da capire
CHE IL LUPO CATTIVO VEGLI SU DI TE dormi piccolino è luna piena già / strilla la sirena e l’aeroplano va / dorme per sempre l’agnello di dio / e quando suona la campana la messa inizierà / che sveglia tutta la città, qui non si riposa mai / la gente sparla, s’indigna e singhiozza / la gente infama, tradisce e poi ride / in gran tranquillità / dormi bel bambino che l’ora è tarda già / nascondi in fondo al cuore la tua diversità / che il lupo cattivo vegli su di te / insieme a tutti gli animali che son tali e quali a te / nella periferia- si svegliano i plebei / che un tempo erano forti e curiosi come noi / invece adesso son figli soltanto della pubblicità
PASSAPORTO passano le facce grigie della gente / passerà l’inverno come fosse niente / passa- no le mode che ogni stagione / mi aiutano a capire quanto sei coglione / passa l’emicrania, passa il mal di denti / passano veloci i giorni divertenti / passa il 24 mentre sto fumando / poi non passa mai quando lo stai aspettando / passa l’ambulanza e tutti gli altri fermi / passa a miglior vita chi ha fin troppi inverni / passa questa voglia che ti tiene sveglio / passa in fretta e se non passa è meglio / passa questa vita passano gli affanni / passano i minuti e diventano anni / passa come un treno anche la fantasia / passa l’entusiasmo che ti ha reso mia / passa questa voce fuori dalla bocca / non ti passano la palla, ma non importa / passa un po’ di vento sopra la mia testa / prenderlo è tutto quello che mi resta / passerà la storia del- la mia famiglia / madre puoi vederla questa qui è mia figlia / niente più di questo posso raccontare / tutto molto bello ed anche un po’ banale / un passaporto è tutto ciò di cui ho bisogno / per viaggiarmi dentro e non viaggiarmi intorno / tutto questo tempo speso ad imparare / poi quanto tempo ti rimane per viaggiare / un passaporto è tutto ciò di cui ho bisogno / un lasciapassare per un’altro mondo / se la compagnia lascia a desiderare / partirò da solo tanto so tornare / ti porterò un regalo se me lo ricordo / bacia tutti sulle labbra se non torno / tutto questo tempo speso a lavorare / poi quanto altro ne rimane
SPECCHIO DELL’ANIMA guardami negli occhi e dimmi quel che pensi / niente cazzate o ti faccio saltare i denti / questa volta faccio sul serio, dico davvero / ognuno è libero di entrare dentro al suo medioevo / ed oggi è il grande giorno in cui mi sfondo il petto / nessuno al mio fianco, neanche nel mio letto / un faccia a faccia diretto con questa carogna / che sputa la verità o finisce alla gogna / per tutti questi anni ti son stato accanto / ed era tutto puro, dalla risata al pianto / il nostro cuore spaccava il metronomo del mondo / ed il respiro era regolare e profondo / questo fino al momento del nostro abbandono / complice anche il tempo e questo mondo buono / che è solo il prodotto di altri come noi / che non han capito mai la differenza / fra la paranoia e la realtà / la paranoia e la realtà / quando hai lavorato le tue otto ore / quando alla fine hai visto un dottore / quando riesci finalmente a innamorarti / per poi regolarmente incasinarti / ed imputare tutto sempre e solo agli altri / che non riescono quasi mai ad appagarti / il dito medio che facevi giratelo contro / che la differenza è tutta dentro a quello specchio / fra la paranoia e la realtà / la paranoia e la realtà
FUOCO! il tempo delle mele se n’è andato da un pezzo / è tempo di bruciare come si faceva un tempo / nelle grandi battaglie, il mito di babele / la storia si ripete ed il fuoco la riscrive / il fuoco è nelle scuole, nei posti di lavoro / nelle tavole imbandite, nei luoghi di ritrovo / in tutta questa fretta di passare l’inverno / e scoprire che l’estate è solo un’altro inferno / e tutto questo amore io non l’ho mai voluto / e tutto questo amore io non l’ho mai voluto / a tutto questo amore non ho mai creduto / a tutto questo amore io non ho mai creduto / il fuoco tiene tutti a debita distanza / lo spazio per reagire ed uscire dalla stanza / il fuoco è nelle strade nei centri commerciali / non sei fatto per lottare non sei nato per lottare / e tutto questo amore io non l’ho mai voluto / tutto questo amore io non l’ho mai vissuto / tutto questo amore non l’ho mai voluto / a tutto questo amore io non ho mai creduto / il ricatto dell’affetto che ho sempre temuto / il giudizio della gente, la cieca ammirazione / le grandi aspettative senza una ragione / non sei fatto per lottare, non sei nato per lottare
LA FESTA DELLA LIBERAZIONE la festa della liberazione / da questa voglia di serenità / e da quelli ubriachi di belle parole / da quelli sbronzi d’autorità come mio nonno, minatore di verbi / e congiuntivi di nessuna utilità / di rispetto per se stessi e per gli altri / praticamente l’infelicità / e questi bambini, pimpanti e codardi / che hanno già perso la verginità / l’imene rotto della meraviglia nessuna scintilla, una sega a metà / la festa della liberazione / ce ne son molti di cui mi libere- rei / a cominciare da quelli di famiglia / dai tarli che mi han regalato i miei / dalla voglia di cascare sempre in piedi / dalla tua scuola, all’università / che ti ha insegnato soltanto ad imparare / per imparare e adesso che si fa? / e mia sorella, rizzacazzi per scelta / un piercing sull’ombelico e sei una celebrità / in questo paesino di grandi repressi / pochi e squallidi amplessi, la mediocrità / la festa della liberazione / da tutti gli atei, compreso il sottoscritto / io prego molto, ma molto di più / di chi si inginocchia e prega il soffitto / e passo ore, giorni, mesi a pensare le stelle / e non guardarle mai / ho paura di vederlo spuntare / sorride e dice “Appino, che cazzo fai?”/ e la marcia nuziale di tutti è un aereo che passa / e lascia una scia che divide il cielo da quelli buoni / e da quelli che han bisogno della polizia / la festa della liberazione / da questo talento di perdonarmi tutto / e perdono gli altri solo se comoda a me / dio quante balle, che mi son detto che ho detto a tutti quanti voi / invitati a casa mia e poi lasciati fuori / e mia sorella piange di nascosto / la sua ragazza le ha detto “muori” / e tutti i maschi del paese son in tiro / nell’attesa si picchiano, per toccarsi un po’/ quanto è brutta tutta questa campagna / la gente si lagna e nemmeno un falò / mentre al centro han rubato il senso / centrare un bersaglio è proprio quello che vorrei / come mio padre 34 anni fa, una vita ad allontanarlo / e poi diventare come lui
QUESTIONE D’ORARIO il treno giusto è partito, preciso, puntuale / proprio sotto al loro naso / lui vestito da bambina lei pelliccia scadente / una mamma per caso / la sanità mentale, quanti di- scorsi / è una questione d’orario / un pensiero di troppo, anche banale / e le cambiano binario / il po divide un po’ tutti nel bene e nel male / sopratutto nel mare / da Belluno a Potenza giù li aspetta il maestrale / un ritorno trionfale / e l’uomo nero che dorme sul davanzale / grande risparmio, vantaggi esclusivi / per chi è stato puntuale / lei si rassetta i capelli, borsa stretta sulle gambe / prega dio, legge il giornale / lui ne capisce ancora poco, crede in tutto quel che vede / per un bambino è anche normale / e l’uomo nero intanto s’è svegliato / stringe l’altro figlio e va a lavorare / il Po divide un po’ tutti dal mare di fango / in cui ci piace nuotare / da Salerno a Potenza tre ore di regionale / un gran bel finale / e l’uomo nero ha due numeri da giocare / e anche se il cuore le esplode in petto / e la rabbia la fa vomitare / anche se lui non è più nel suo grembo / sente ancora il cordone ombelicale / è normale, anormale, è normale / il treno sbagliato è arrivato in ritardo / ad accoglierlo il maestrale / e l’uomo nero sputa un pezzo di dente / il caffè ancora da finire
FIUME PADRE sai la noia in fondo cosa è / è la certezza che tutto andrà a rotoli / se così è scritto va bene perché / io non so leggere, quella faccia cos’è / mi guardi e non mi dici niente / il campanile dietro di noi / nella nebbia sembra un missile / lo lanceremo un giorno se vuoi / non te ne pentirai, sopra questa città / non arriva il puzzo di letame / trattieni dentro il mio respiro / che io lo vendo molto caro / niente è scritto e tu lo sai / niente a meno che non vuoi / farsi il culo è così / all’inizio sembra inutilmente / ma partire da qui / senza un senso non ci serve a niente / non ci serve a niente / da qui le stelle non le vedi mai / meglio così, che mettono i brividi / l’infinito non è roba per noi / spero mi capirai / non finiamo lassù / ma qualche metro sottoterra / e non c’è un treno che ti salverà / non c’è più un padre che ti aiuterà / tua madre pensa ai fatti suoi / ed ha ragione sai / io respiro con te / ma non sono certo un tuo parente / mentre il fiume padre ci consuma / in fondo l’umido è la sua natura / tu non sai dirmi cosa vuoi / beh, io di certo non saprei / io respiro con te ma non posso / respirare per te, io la vedo così / scappare non ci serve a niente / scappare non ci serve a niente
SOLO GLI STRONZI MUOIONO io da bambino con la morte non ci scherzavo mica / avevo un cannone sulla bici, unica amica / e ci sparavo a tutti quelli che non mi andavan giù / quanto era bello fare “boooom” / dai che l’hai fatto anche tu / e ricordavo cosa c’era prima di nascere / non c’era niente e quindi alla fine che male c’è / certo era tutta colpa della violenza in tv / ma si può dire che davanti mi ci piazzavi tu / ecco la crisi e con la crisi adesso cosa farai / valori condivisi cosa siano tu non lo sai / siate concisi e dite voi quale sentenza potrei / siamo divisi, dei narcisi ormai / muori o non muori, tanto non muori mai / non c’è bisogno di morire per vivere sai / io non so un cazzo questo è certo e sono certo perché non ho bisogno delle prove per esistere / io da bambino avevo una gran paura del buio / ma così tanta che una notte pensavo “ora muoio” / poi mi decisi, presi fiato e cominciai a parlarci / mi rispose e si mise pure a rassicurarmi / mi diceva che tutti avevan fifa di lui / e che la notte era un posto fatto apposta per noi / per noi bambini che il giorno non ci troviamo mai / non è la notte né la morte siamo soltanto noi / agli indecisi che non han saputo scegliere mai / agli improvvisi di mestiere e tutti i loro guai / i campi elisi sono pronti ad accogliere i lutti / anche gli irrisi, gli indifesi, noi tutti / muori o non muori, tanto non muori mai / non c’è bisogno di morire per vivere sai / io non so un cazzo questo è certo e sono certo perché non ho bisogno delle prove per esistere / muori o non muori, tanto non muori mai / non c’è bisogno di morire per vivere sai / io non so un cazzo questo è certo e sono certo perché non ho bisogno delle prove per esistere / muori o non muori, tanto non muori mai / non c’è bisogno di morire per vivere sai / io non so un cazzo della vita e questo / è certo perché non ho bisogno / di una guerra per resistere
I GIORNI DELLA MERLA è nei giorni della merla / che ricordo d’esser vivo / anche il fuoco si lamenta / il gelo gode e taglia il viso / e nelle case ormai ghiacciate / da un silenzio familiare / c’è chi fa l’amore bene / e sempre c’é chi lo fa male / ed il male l’ho curato / tutti i giorni che ho potuto / l’ho cresciuto e alimentato / dalla culla ogni minuto / e nei giorni della merla / ho tutto il male necessario / mentre in casa il vento entra e porta il verbo di Gennaio / mio padre lavorava otto giorni a settimana / nessuno gli ha insegnato che una moglie anche si ama / cosí l’ha violentata per trent’anni almeno / in cucina disgustata lei mi allattava al seno / di fratelli un po’ ne ho avuti / di sorelle ne- anche una / una casa senza donne / è certo segno di sfortuna / così a lavoro vidi questa / giovane ragazza / l’ho sposata senza anello / l’ho messa incinta e basta / poi messa su una casa abbiamo lavorato / un mese e un anno ancora / per ogni giorno dato / sorella incomprensione, gemella del silenzio / e una bambina sola, mio unico gioiello / bambina mia splendente / amore del mio amore / tuo padre è innocente / di tutto questo orrore / nessuno gli ha insegnato / a raccontare cosa ha dentro / e lui ha nascosto tutti quanti / i mostri sotto al letto / bambina mia adorata, gioiello di famiglia / sorella di una fata, bambina meraviglia / in questi giorni della merla / dormi sempre più beata / sotto il tuo tuo manto di neve / nella valle incantata
TRE PONTI qui ti guardano tutti e tutti sanno chi sei / il porto scivola via e nelle facce sbiadite / ci rivedo lei, io la fame ce l’ho / è tutta dentro di me, da mangiare il mare / e da bere tutto quello che c’è / uno di libertà, due di crudeltà / lei non sa, lo saprà / è figlia di tre verità / non son figli del mondo ne di tutti i miei guai / ma sangue del mio sangue questi dolori miei / una voglia ce l’ho, se- polta dentro di me / ma chi viene al mondo lo vuole tutto per se / uno di povertà, due di carità / lei non sa, lo saprà / è figlia di tre verità / e scalciando alla vita fai il suo gioco in realtà / non son pugni in faccia questi ma sulla dignità / e la madre che è in me, è contenta perché / una figlia sazia solo la fame di se / uno di libertà, due di crudeltà / lei non sa, lo saprà / è figlia di tre verità / uno di fatalità due d’infedeltà / lei non sa lo saprà / è figlia di tre nullità
GODI ADESSO (ADESSO CHE PUOI) sulla punta di un coltello ci sta il senso della vita / che tu ci affetti una cipolla o che lo usi per farla finita infatti è lì che abitiamo e l’affitto è arretrato / come il padrone di casa un contadino arricchito / e la forchetta l’hai venduta per un po di anfetamina / non ti bastava l’alba hai voluto anche la mattina / e scopare in cucina è un casino per davvero / rischi pure di farti male ecco, vedi lo sapevo / tu dici godi, godi adesso che puoi / e poi che succede, non si gode più / si apre un cratere, dove cadi giù / o ti innalzi in cielo, il male davvero / o una via di mezzo, ma cosa vuol dire? / sulla punta di una freccia hai messo tutto il veleno / l’hai scagliata nel mare me l’ha detto nettuno / la nave ora è partita piena di gente contenta / bruceranno più avanti senza che nessuno li senta / e poi divorzieremo senza tante questioni / io mi prendo le mummie a te lascio i faraoni / a vivere per procura si gira anche il mondo / poi chi se ne frega se è piatto o se è rotondo / tu dici godi, godi adesso che puoi / e poi che succede, non si gode più / o trovi la fede, incontri gesù / o muori sul serio e nulla più / o fai finta di niente, ma cosa vuol dire? / sono libero solo dentro al libero arbitrio / in un libero stato del mio medio dito
SCHIZOFRENIA io sono il fumo nei tuoi occhi sono il male dentro al cuore / sono tutte le parole che ti provocan dolore / sono il fatto compiuto / davanti a cui ti sei trovato / sono tutte quelle botte a cui non hai mai reagito / son la tara dei tuoi figli / e l’amante del tuo amore / io sono causa e conseguenza / di ogni malumore / il veleno che hai bevuto / e che oramai devi ingoiare / sono tutte quelle cose / che era meglio non sapere / sono io seccatore / sono io schernitore / sono io sfruttatore / sono io seduttore / sono io squallore / sono io superiore / sono io il comandante, sissignore / e siamo tutti dentro te / io sono certo che la guerra / l’hanno vinta i disertori / e che la pace è un invenzione / di poeti e di scrittori / sono il bene ed il male / il differente e l’uguale / il bianco e nero ed il colore il gentiluomo e l’animale / io sono tutta questa pioggia / e sono un raggio di sole / caldo come una carezza agghiacciato dal terrore / son la noia dell’attesa / sono l’ultimo minuto / sono tutto quel che odi / e tutto quello che hai amato / sono io seccatore / sono io sognatore / sono io schernitore / sono io sanatore / sono io sfruttatore / sono io salvatore / sono io seduttore / sono io spregiato- re / sono io splendore / sono io squallore / sono io sopraffattore / sono io superiore / sono io sovvertitore / sono io suonatore / sono io il comandante, sissignore / e siamo tutti dentro te / non ascolto nessuno / perché tutte le voci mi parlan di te / e di tutte le voci / un urlo più forte di certo non c’è / non rimpiango niente / perché ogni rimpianto mi porta da te / Risperidone TM è questo il segreto / che tengo per me
1983 in questa fotografia sembri ancora un uomo / le mani in tasca e la faccia di chi andrà lontano / si vede bene dagli occhi, anche senza il colore / ci si vede il mare e non c’é dolore /ma i figli arrivano sempre quando non te l’aspetti / ed hanno bocche grandi e mangiano i difetti / che pensavi pregi poco tempo prima / e la barca rema con la testa china / ed i palazzi intorno crescon come funghi / il lavoro impazza, i giorni son più lunghi / crescono i canali alla televisione / e pensi sempre meno alla rivoluzione / non ti sei accorto infatti, ti è passata accanto / senza neanche un morto, nemmeno un pianto / il mare guarda te, non sei più tu a guardarlo / il tempo passa su di te, non sei più tu a passarlo / e senza primavere da guardarci dentro / col potere nuovo del divertimento / lasci che quest’onda ti travolga ancora / e la barca affonda senza un’ avventura / i figli ora sazi di ogni tua paura / ti ringrazieranno per la tua statura / lasciano la mano che tendevi loro / e se ne vanno incerti nel paese nuovo / nelle luci accese del paese nuovo / nei rumori bianchi del paese nuovo / nel silenzio assurdo del paese nuovo / negli schermi neri del paese nuovo / nelle facce stanche del paese nuovo / nell’indifferenza del paese nuovo / nelle case vuote del paese nuovo / nella festa triste del paese nuovo
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L'articolo Leggi in anteprima i testi di "Il testamento" di Appino di Redazione è apparso su Rockit.it il 2013-02-18 00:00:00
COMMENTI (2)
molto molto belli
splendidi