Arci Blob - Arcore



“Serata Wallace Records” al circolo Arci Blob della Capitale, serata di musica e suoni poco tradizionali. Il programma è infatti equamente diviso tra due formazioni che sono entrambe lontane dall’idea di ‘rock and roll’. Ad aprire la serata sono i Tasaday, che propongono un set piuttosto ipnotico ricco di suggestioni classicamente ‘industriali’ quanto di atmosfere più rarefatte ai confini con umori che potremmo definire ‘ambient’. Niente batteria, solo ritmiche elettroniche e tappeti sonori che escono - manipolati e mixati dal vivo - da un Pc (al centro della scena in cui di solito c’è il frontman…) su cui si costruiscono gli interventi dei musicisti (basso, chitarra, nastri, tromba, poche tastiere) in una successione di episodi senza soluzione di continuità, in cui le ‘macchine’, gli strumenti e l’effettistica sono sottoposti ad un trattamento ‘umanizzante’ - con pochi e mirati interventi vocali (niente melodie, solo parole ‘dette’) a suggerire quel poco di tradizionalmente ‘pop’ che una tale esibizione può concedere. Una performance di grande interesse una volta abbandonata l’idea (scusate se insisto ma è un aspetto che mi sta molto a cuore) che è ad un concerto ‘rock’ che stiamo assistendo: a farla da padrona è la tensione creata dalla stratificazione e dal trattamento dei suoni, in un processo che libera tanto i musicisti (sempre in bilico tra parti ‘scritte’ - le ritmiche che escono dalle macchine - ed improvvisazione) quanto gli ascoltatori (che sia un’esperienza soggettiva al 100% è dimostrato dalla libertà con cui ci si può disporre all’ascolto, scambiando solo qualche parere ogni tanto col vicino, agitando ritmicamente la testa con trasporto da concerto metal o chiacchierando bellamente dei cazzi propri ad alta, altissima voce come su un ascensore con del muzak in sottofondo).

La stessa idea la si può esprimere parlando di A Short Apnea, che per l’occasione si esibiscono in quartetto: ospite di questo set ‘elettroacustico’ (niente batteria, solo chitarre preparate, organi e piano elettrico) è infatti Alberto Morelli dei Dissòi Logòi, all’harmonium, flauto e conchiglia (sì, una grossa conchiglia suonata come uno strumento a fiato). L’idea di fondo dell’esibizione è simile a quella presentata dai Tasaday, ma la sua applicazione è forse un po’ più estrema: pochissime concezioni all’uso della voce (niente parole, solo qualche frammento melodico cantato), strutture molto più libere e tendenti all’improvvisazione, ma con una capacità di gestione della tensione/risoluzione di ogni ‘brano’ (se così possiamo chiamare ognuna delle sequenze sonore in cui si articola il continuum del concerto) che lascia intendere una disciplina ed un affiatamento notevoli, tra scariche (semi)elettriche di chitarre percosse con gli oggetti più disparati o ‘snaturate’ tramite accordature non convenzionali ed uso massiccio degli effetti (l’effetto diventa il vero strumento…) e momenti apparentemente più statici giocati su stratificazioni di loop (creati al momento - niente elettronica) di piano elettrico e interventi tastieristici. Per quel che ci riguarda, la giusta sintesi tra ricerca sonora e ‘fisicità’ e dinamicità dell’esibizione. Niente presentazioni dei ‘membri del gruppo’, niente dediche, niente spiegazioni dei pezzi, i musicisti che se ne escono uno ad uno dalla sala in tutta tranquillità (anonimità?) al termine dell’esibizione: concerti come questi danno la possibilità di confrontarsi solo ed esclusivamente con un modo di concepire e trattare la musica prima ancora che con le pose e le convenzioni del mondo del rock.



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L'articolo Arci Blob - Arcore di Luca Fusari è apparso su Rockit.it il 2002-03-30 00:00:00

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