Venerdì. 7. LUGLIO. 2000.
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Sto andando ad Arezzo Wave. A qualcuno interessa?
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………e allora vai piccolo viaggiatore! Vai! Attraverso le lussureggianti praterie della Solitudine! Vai! Inviato speciale di ‘sto paio di maroni! Vai ! Il mondo ti aspetta.
Posso per una volta non presentarmi all’appuntamento?
Il treno parte.
Un paio di parole scarabocchiate sul block-notes.
“Lingua asciutta, secca, abrasiva: inevitabili le parole di cartavetro. Più tardi, semmai, parole liquide dal tasso alcolico variabile. Ma Nessuna parola d’amore. Questo è garantito fin da ora.”
Non sento il treno sotto il culo. Né i binari arrugginiti scorrere sotto le ruote allineate. Né le carrozze cingolare. La strada. Il viaggio. Campi e praterie laggiù nel West. La Transiberiana. L’Orient Express. Dove sono? Ma cosa cazzo sono qui a fare? Mi sto facendo portare i giro. Nient’altro. Come un morto nella bara, con gli autisti del carro funebre che hanno smarrito la strada per il cimitero e stanno cercando il primo bar aperto x fermarsi e bersi mille aperitivi.
Arezzo.
L’afa è una doccia appiccicosa. La luce è accecante. Fuori dalla stazione hanno messo un tendone con vasto assortimento di materiale informativo. Arezzo Wave Love Festival 2000. Stanno facendo le cose sempre più in grande qui così. Piglio le scartoffie che c’è da prendere, do un’occhiata giusto x vedere se c’è qualcosa di nuovo nella disposizione di palchi e campeggio. Nada, tutto al solito posto. Bene. Visto che sono quasi le 3 e mezza vado allo Psyco-stage, lassù sulla collina dietro la stazione, ex ospedale psichiatrico, a sentirmi i gruppetti che hanno passato le varie selezioni regionali e ora si fregiano del titolo (?) di “finalisti ad Arezzo Wave”.
Tutto questo non prima di aver letteralmente spazzato via un vetro da 66 di Moretti, 2 tranci di pizza e attaccato la seconda Moretti. La tenda in campeggio la monterò stasera.
Via.
Al lavoro. Psyco-stage Sul palco si stanno preparando i Birdy Hop (yes, come la canzone di Syd Barret), selezionati regione Puglia. Mi ci vuole un po’ x connettere, ma poi rammento che io di questi ho a casa il cd (con la pannocchia in copertina), sarà lì da 6 mesi forse di più. L’avevo pure abbozzata la recensione, poi era rimasta incompleta, come tante cose che si iniziano e poi…vabbeh, sentiamoceli. mentre vado a finire la birra. Da quanto mi ricordo erano una via di mezzo tra Max Gazzè e…boh, il pop inglese tipo Elastica o giù di lì. Nel live induriscono un po’ i toni e aggiungono qualche campione per rimpolpare il suono, ma mica riescono non dico a entusiasmare, però almeno a richiamare un grammo d’attenzione. Finiscono come avevano iniziato la loro performance, quasi non me ne accorgo. Il sole è alto alto in cielo. La gente applaude.
(Solo che la gente è pazza.)
(E io ho paura della gente)
3° gruppo del pomeriggio. I Trait d’union . Da Torino, selezione Piemonte. Mi ricordano i Raggae National Tickets prima della svendita. Vengono dalla stessa città degli Africa Unite ma sono molto ma molto meno roots (nemmeno un dreadlock sulle teste sul palco qualcosa vorrà dire). X questo pomeriggio torrido e assolato vanno comunque bene. Sul palco hanno buona presenza scenica e il loro reggae venato dub scivola in sottofondo senza infastidire. Non è un successo ma nemmeno una sconfitta. Credo.
Molto bella è la selezione musicale che riempie i cambi palco. Trip hop e drum’n bass d’atmosfera girata dai dj di Radio Città Futura di Roma. Piglia bene. Un’altra birretta? Perché no…
Pomeriggio inoltrato. Finite le performance dei gruppi dalle selezioni. È l’ora dei 2 gruppi “ospiti” (l’anno scorso c’erano Puertorico e Il Parto Delle Nuvole Pesanti). Ora è il momento dei C.O.D. , gruppo trentino che col loro rock sporcato di elettronica sta piacendo non poco qui in redazione a Rockit. Senza nessun divismo iniziano a suonare. Sotto al palco, appoggiati alle transenne, 2 fans del gruppo: lei ha la maglietta dei Cure, lui quella dei CSI. Esemplificativo. Partono con Polaroid, il singolo di cui è stato in rotazione il video su TMC2 (paraculi!), qualcuno e non sono pochi tra il pubblico canta a tempo. Finisce il pezzo. C’è chi grida “quella dei Joy Division!”. Sorrido. Ci sanno fare questi ragazzi, non male non male davvero. Attaccano la seconda canzone. Nel frattempo sotto al palco si è radunata un’allegra e ben strana comitiva. Lugubri fantasmi patinati in perfetto degenerated-MTVstyle. Oddio e questi qui chi sono? Da dove sono saltati fuori? Cosa vogliono questi fratellini di Marylin Manson dai C.O.D. ? Vogliono mangiargli il cuore? No no no…c’è che si mettono a ballare, Manson e i suoi fratelli. Si mettono a ballare come se fossero sotto i riflettori o in un video pseudo-stanico. Boh. Magari erano stufi di starsene seduti in qualche anfratto dell’ospedale psichiatrico e volevano un po’ di occhi addosso anche loro, poverini, che tutto quel trucco e ambaradan lì mica poteva andare sprecato senza un minimo di passerella veh... E sapete la cosa divertente? Manson&i suoi fratelli non sono stati ingaggiati dai C.O.D. x una rappresentazione teatrale improvvisata, in scena lì in mezzo al pubblico, com’era lecito credere… no no no…trattavasi invece dei membri di un gruppo che avrebbero suonato su quello stesso palco l’indomani pomeriggio (mi è spiaciuto con tutto il cuore non essermi potuto fermare. Quanto avrebbero saputo rendersi ridicoli i suddetti tizi? Il dubbio mi attanaglia ancora adesso). Dunque cosa restava da fare a noi allibiti e normali e miseri e semplici spettatori? Assistere al duplice show. Sopra e sotto il palco. Il tutto a prezzo zero…
Sul taccuino:
“Che bello che bello che bello lo spettacolino del sosia sfigato di Marylin Manson&soci! In piedi a ballare sotto un sole che impietoso illumina pallidezza, tatuaggi, borchie e gonne d’ordinanza: il circo è arrivato! Signori e signori venghino! Non Mancate! Arezzo Wave Psyco-stage !“
E se trattengo a stento le risate, c’è chi invece non ce la fa e scoppia. La gente applaude e non si sa più se gli applausi sono x quelli sul palco o x quelli sotto. Clima surreale, piacevolissimo. Se ne devono essere accorti anche i C.O.D. che sornioni attaccano Fiore, dal suono corposo, che è molto bella e poi propongono una deliziosa novità 6061. … e mentre chiudendo i C.O.D. si portano via la loro cassa di meritati applausi io medito di fare altrettanto con una cassa di altrettanto meritata birra.
Manson& i suoi fratelli si dileguano in un attimo, con le spalle bruciacchiate dal sole. Poveri piccoli vampiri distratti…
Seduto ad aspettare nessun autobus. Quasi quasi vado all’ufficio stampa, a ritirare il mio “pass 4 backstage” (si sa mai che offrano da bere e mangiare là in zona VIP). Ok dai, non è distante. Sta lì proprio a fianco al supermercato. Ne approfitto x rifornirmi (banane, prosciutto e schiacciata unta d’olio).
Serata senza italiani al Main-stage.
Sabato. 8. LUGLIO.
Confessioni di un codardo di Charles Bukowski. A pag. 21:
“andai al gabinetto e guardai con disgusto alla mia faccia nello specchio. Sembravo uno che sa qualcosa, ma panzane, ero un falso, e non c’è niente di peggio al mondo che quando un uomo scopre all’improvviso di essere una balla dopo che ha passato tutta la vita a cercare di convincersi che non lo è.”
Psyco-stage
Amari (Friuli). Già nell’intro il dj ha qualche grosso problemuccio coi monitor sul palco, ma non gliene si può fare una colpa. E’ un leit-motiv dell’intera manifestazione (e dei Festival con molti gruppi in genere). Comunque sia. Lo accompagnano nel live-set 1 basso (va di moda ultimamente, fa molto crossover…) e 2 mc’s ai mic. Hip-hop con pretese lussuose alla Dj Shadow per capirci. Con risultati facilmente intuibili. Da dimenticare il flow e pure i concetti dei testi .Vi allungo un’unica significativa strofa refrain: “Una piramide rivolta contro il sole!” (???). Il cantante è decisamente sopra le righe. Salta e si sbraccia e suda e si contorce come in preda al classico attacco epilettico da principiante. Avete presente del tipo “il concerto x la vita” ? Così. Non ci credo che in Friuli non ci sia un gruppo migliore di questo…
Ben attenti e coi quadernetti zeppi d’appunti, i Sud Side Funk (Calabria) hanno studiato alla scuola di RATM e Limp Bizkit. Il cantante è un miniclone nostrano di Zach de la Rocha con tanto di rasta biondi (ma col debole x i testi in italiano). Rigoroso dorso nudo (il caldo si fa sentire e chi se lo può permettere si toglie con sollievo più strati di stoffa possibile) e pettorali bene in mostra. Nel complesso decisamente a corto di tatuaggi si dimostrano ben compatti. E simpatici (non troppo sbruffoni e lo si apprezza). Il live non è impeccabile, ha qualche inconveniente, però è di sicuro onesto e tutto sommato non fastidioso. Personalmente il genere dopo un po’ mi fa venire il latte alle ginocchia x la ripetitività che sfocia in noia. Comunque il pubblico applaude.
Oz (Emilia Romagna). Vengono da quella che dovrebbe essere (a voler seguire certi clichè) un’officina artistica in continuo divenire, nonché capitale della cultura 2000: Bologna. A centro palco fa bella mostra di se una lavatrice rosa. L’ennesima stravaganza dell’ennesimo studente DAMS? Può anche darsi. Guida la band con piglio sicuro e look intrigante una ragazza caruccia caruccia coi capelli rasati a zero. Impossibile non farsi rapinare l’attenzione. Indossa una tunica bianca, molto mistica fien de siecle, e a pidi nudi canta (urla) frasi del tipo: “Toccami solo lì. Leccami solo lì” Cazzo. Altroché……. Sì ok, abbiamo capito, ma a parte queste tue fantasie represse (represse???)…la musica degli Oz com’è? Beh, la musica vorrebbe essere quel frullato di elettro-pop-indierock che va tanto oggigiorno, ma non ce la fa proprio…ed è un peccato. Perché con una base pesantemente elettronica sotto (proprio old style tipo Kraftwerk ad esempio) le canzoni avrebbero reso il triplo in impatto. Che la frontman ha carisma e tutto il gruppo ha indubbiamente le capacità. E comunque per quanto facciano di tutto x nasconderlo, si vede di brutto che arrivano dal giro malsano delle cover (almeno una buona parte della band) gli arrangiamenti sono troppo di quel funky-style lì. Ecco. Partire da lì x andare avanti. Tagliare col passato. Magari senza eccedere in sperimentalismi come nella seconda canzone, quella x il Tamagoghi morto, che fra grida isteriche e sussurri profondi raggela il pubblico e non arriva a nulla di buono. Così.
Nota a margine: buona parte del concerto se ne va nel cercare di capire se sotto quella veste da vergine sacrificale la cantante porti o no le mutandine…
Dopo una interminabile attesa x preparare gli strumenti, tocca ai Sushi , usciti l’anno scorso sotto l’egida Mescal. Bah. La cantante nerovestita è notevole. e figo lo è anche suo fratello, il tastierista (come da copione, vedasi alla voce Subsonica). Ciò non basta a convincermi a restare. Anzi. Il tempo di 2-canzoni-2 x vedere che non sono cambiati x nulla da quella volta che li avevo visti in un concerto ultranoioso in quel di Milano e stop. Il loro pop scialbo ha l’effetto immediato di rispedirmi in campeggio. A razzo.
Considerazione : io non so se è perché è stata una cattiva annata. A volte succede, come per i vini. Si sa mai, la grandine, non ha nevicato, il sole troppo forte…però cribbio, quest’anno tra i gruppetti che hanno suonato al pomeriggio allo psyco-stage non c’è né stato 1, dico 1 !, che mi abbia colpito. Per originalità, bravura, presenza, o quant’altro. Nada de nada. Una paccottaglia di mediocrità nemmeno col vestito della festa…sai che noia! La gente si fa il mazzo x venire qui (alla fine non eravamo pochi seduti sul praticello sotto il palco ben attenti e speranzosi) e qualcosa si aspetterebbe anche di ritorno. Boh, magari mi sono perso i gruppi dell’anno che han suonato mercoledì-giovedì o domenica pomeriggio, ma ho forti dubbi… E sì che ero speranzoso sai. A Rockit il livello dei demo non è eccelso ma qualcosa di buono salta sempre fuori. Alla fine x Arezzo Wave la selezione è regionale, una regione non è piccolina, di gruppi al vaglio ne passano una cifra (1725 in totale!!!!). Per cui… Niente tutto qui. Non è polemica, non sto dicendo che forse i gruppi selezionati non erano proprio “il meglio” fra tutti i gruppi della regione. No no… non ho detto questo. Magari è solo un’annata-No, come x il vino. Magari… Fatto sta che l’anno scorso c’erano stati i Quarta Parete e i Cupo Beat Enterprise, notevolissimi! Mentre quest’anno me ne torno con le tasche davvero vuote di sorprese.
19.30 Seduto sulle panchine a bordocampo. E se io ci andassi al MonzaRock Festival domani? Ho sentito la Roby e Sixth e c’è un pass anche per me. Ci devo assolutamente andare dicono. O forse non erano loro…Vabbeh. Potrei anche farlo. È una mazzata, però…
Però…
Però?
…
Ok. Guardo gli orari del treno on-line. Domattina alle 7.40 c’è un Intercity per Milano.
Telefono a Sixth e do l’ok. “Ci vengo, avvisa tu la Roby, organizza tu il tutto…”. Lui salirà a Prato alle 8.40. Sixth non è un criceto. Se dice che sarà su quel treno, ci sarà. Sta a me adesso…Bueno. Alor, iniziamo con l’andare in tenda a farci belli x la serata (mi metto i pantaloni lunghi e la felpa che fa freddo più che altro…). Poi si vedrà.
Ore 22.00. Main Stage. >> Il concerto dei Verdena finisce per essere più simile a un lungo calvario da trip malriuscito piuttosto che alla botta de vita che uno si aspetta (e, diciamolo pure, magari gradirebbe). Spiazza non poco veder questi ragazzi ventenni suonare come vecchi quarantenni freakettoni reduci del tempo che fu. Come se al posto che essere in Italia anno2000, ci fossimo catapultati negli States nel pieno periodo tardobeat: inizio anni ’70, San Francisco capitale della musica. Seattle ancora di là da venire… C’è che gli voglio bene a questi 3 ragazzi, non lo so cos’è, qualcosa da fratello maggiore forse. E allora riesco a “perdonare” loro atteggiamenti che in altre situazioni mi avrebbero probabilmente fatto schizzare veleno a fiotti. (ad esempio Alberto che stacca la chitarra e lascia il palco x non ben chiariti problemi coi monitor sul palco. non so cosa cazzo succeda a quella chitarra o a quei jack ma le imprecazioni arrivano fin su all’altissimo…). Così risparmio gli sbadigli nelle lunghissime tirate strumentali a cui i fratelli Ferrari e Roberta ci obbligano. Psichedelia pura a chi era venuto ad ascoltare grunge (o post-grunge che sia). Non è un concerto facile come avrete capito. Tutt’altro. Visto che le uniche “concessioni” a un pubblico, altrimenti sotterrato da riff lisergici, sono una manciata di canzoni dal disco d’esordio (queste ovviamente cantate a memoria dai più). Il concerto finisce. E non si può fare a meno di pensare, con una punta di apprensione, a “come sarà il secondo disco dei Verdena?” Voci dicono che sono già pronti 8 pezzi, che le canzoni saranno un po’ lunghette (ohi ohi), che alla fine i Verdena allo stato attuale delle cose sono così: psichedelici. A loro fondamentalmente piace suonare e non gliene è mai fregato più di tanto di vendere, quindi se quando si trovano in saletta e si guardano negli occhi vengono fuori queste cose qui, loro queste proporranno. Noncuranti di spezzare il cuore alle ragazzine adoranti che sanno tutta a memoria Valvonauta. Prendere o lasciare? Vedremo.
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Domenica. 9. LUGLIO. 2000
Domenica mattina. E’ l’alba di un nuovo giorno o il tramonto di quello andato? Gli orologi ai polsi delle statue segnano le 6:30. L’orologio biologico di fiz segna uno stralunato 30:30 fuori da ogni grazia di dio. L’incubo si fa sempre più frastagliato. Draghi e uccelli neri si inseguono nel cielo sbranandosi a vicenda, 127 violinisti ubriachi si frantumano i denti a bacchettate, qualche schizzo di sangue giunge fin qui. Il sole manda i suoi pochi raggi a centro. Bersaglio colpito. Barcollo schivando le carcasse dei draghi. Qualche piuma mi finisce in gola e mi fa tossire. La stazione di Arezzo è una tartaruga rovesciata strafatta di chinotto. Devo chiudermi gli occhi a forza e tapparmi il naso per riuscire a entrare in uno dei 15 buchi di culo con tanto di scalini da cui si accede alle interiora del lombrico con le rotaie che mi porterà fra poco a Milano. 100 loculi di cimitero dotati di ogni comfort occhieggiano a lato di quello che vorrebbe o dovrebbe essere il corridoio. Calpesto frattaglie umane e scarpe senza lacci. Non so decidere in quale loculo infilarmi. Cammino a occhi spalancati cercando appigli. Non è per niente facile. Tanto che nemmeno mi accorgo quando inciampo in una piega dello stomaco del lombrico e mi trovo lungo disteso perfettamente allungato su una bara imbottita e foderata di stoffa arancione macchiata di sperma e brodo di pollo. Loculo 00 leggo sul bavaglio inzuppato di croste e sangue appeso sopra la membrana scorrevole d’ingresso. Vorrei chiudere gli occhi a questo punto. I draghi hanno iniziato a fare fuoco anche contro di noi, non siamo più al riparo. Gli uccelli neri devono aver perso la loro eroica battaglia. Fa un caldo infernale qui dentro, sembra di essere a gratinare sulla linea dell’equatore. E infatti 2 Negus d’Etiopia altissimi e nerissimi si accampano con le loro tende a pochi passi da me. Scambiandosi vistosi cenni d’assenso e grandi sorrisi cannibali. “è come a casa nostra” mi bofonchia il più distinto dei 2. Probabilmente lo sciamano. E anche se non entra un filo d’aria dagli oblò di questa lavatrice lombrico a loculi i 2 Negus iniziano ad armeggiare con sassi e scintille x dare fuoco alla coda di un piccolo armadillo nero e iniziano a fumarselo. L’aroma è inconfondibile. E quando il rito vuole che sia il mio turno arriva la piena conferma. E se ne metti troppo non si spreca…Non è poi male questo incubo.
Generosi questi Negus e confortevoli questi loculi e anche i draghi là fuori, così pittoreschi…
Mi addormento
Il treno parte.
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Ma secondo voi quel criceto lì che sta già russando si ricorda che Sixth salirà a Prato fra un’oretta?
>>VAI a quando Sixth sale sul treno (e quindi procedi verso MonzaRock Festival)
Puoi scaricare tutto il raccontone: 12 pagine in formato rtf con tutto il resoconto di Arezzo Wave e del Monza Festival:
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L'articolo AREZZO WAVE 2000 - Arezzo di Stefano 'Fiz' Bottura è apparso su Rockit.it il 2000-07-08 00:00:00
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