Nel vasto universo musicale italiano ci sono un sacco di artisti che hanno fatto un successo enorme e che prendono barcate di soldi dai diritti d'autore, dai concerti, dai passaggi in radio o tv. Quando ne parliamo, vengono sempre fuori gli stessi nomi: Vasco Rossi, Ligabue, Tiziano Ferro, Laura Pausini, Eros Ramazzotti, Jovanotti, Max Pezzali, tutti i giganti del pop rock degli anni Ottanta Novanta Duemila, che poi si sono un po' spenti con la fine della discografia e dei negozi di dischi, lasciando il passo al nuovo pop degli anni Dieci (quello chiamato "indie") e all'urban che monopolizza la classifica, ma di questo abbiamo parlato molte volte e l'idea di questa riflessione non è neanche fare i conti in tasca agli artisti, quanto capire se esiste una differenza in termini di longevità artistica tra quelli della generazione anni Settanta e quelli successivi. Spoiler: esiste eccome.
Di tutti gli artisti che abbiamo citato qui sopra, i Big, quanti hanno tirato fuori una canzone memorabile negli ultimi anni? Molto pochi. Attenzione: per memorabile non intendiamo per forza bella, quello è un giudizio soggettivo, quanto capace di spostare la discografia di un artista, capace di essere richiesta ai concerti, che stanno diventando sempre più un'operazione di greatest hits dei tempi d'oro quando va bene e un karaoke collettivo quando va meno bene.
Ecco, degli artisti sopra citati forse solo Jovanotti sta continuando a fare canzoni rilevanti per il proprio pubblico, gli altri hanno avuto dei cedimenti notevoli. Ligabue non indovina un singolo da anni, Vasco Rossi vive di rendita e nonostante suoni un po' di canzoni dell'ultimo decennio durante gli show, sono i momenti in cui di solito la gente va a prendere una birra o un panino, per non parlare di Eros Ramazzotti, il cui patrimonio pop si è fermato prima dell'anno Duemila.
Discorso diverso per Laura Pausini, che nel 2021 ha ricevuto un Golden Globe per Io sì, miglior canzone originale del film La vita davanti. Brano importante che però non è riuscito ad entrare nell'immaginario popolare come le sue hit del passato. La sua collega Giorgia ha inanellato una serie di canzoni bruttine, che non sfruttano appieno le sue doti canore e si è un po' fermata. L'unica ad aver avuto successo nei tardi anni Novanta che continua a sfornare brani di successo sembra essere Elisa.
Tiziano Ferro sembra aver perso la rotta e non riesce più a pubblicare canzoni sul livello qualitativo a cui ci aveva abituato, Nek e Francesco Renga si sono messi insieme artisticamente perché non sono più top player, Max Pezzali addirittura sembra aver rinunciato a scrivere canzoni nuove tanto tutti vanno a vedere i suoi concerti per cantare dell'adolescenza perduta.
Facendo un parallelo con gli artisti che hanno iniziato nei decenni precedenti si vede chiara una differenza notevole di longevità da parte dei Big. Qualche esempio: la discografia di Lucio Dalla è sterminata e capace di creare canzoni immortali in tutte le età del cantautore bolognese, dalla gioventù di Piazza grande o 4 marzo 1943 del 1970 a Canzone del 1996 o Ciao del 1999, brani entrati nel cuore dei fan e molto amati durante i concerti. Un artista come Fabrizio De André ha mantenuto l'asticella altissima dai suoi esordi come Bocca di rosa del 1967 all'ultimo struggente e bellissimo album Anime salve del 1996.
Qualità altissima anche per Franco Battiato, che dal 1982 de La voce del padrone al 1997 de La cura ha creato notevoli pezzi d'arte grazie anche a collaborazioni sempre nuove e sfide al limite, tra misticismo, poesia, sperimentazione e vena pop. Nada continua album dopo album a scrivere canzoni di livello e la generazione di Ma che freddo fa (1969) o Amore disperato (1983) oggi canta anche Senza un perché del 2004.
Caso a parte Gianni Morandi, capace di stare al top del gioco dagli anni Sessanta a oggi, grazie a social media manager molto bravi e alla collaborazione con Jovanotti, sempre lui, è riuscito a cantare hit in tutto il suo percorso. Di certo Antonello Venditti e Francesco De Gregori, che da un anno e passa fanno i palasport e le grandi arene insieme non sono un fenomeno paragonabile a Nek e Renga: anche in solitaria i due romani tengono botta molto bene e continuano a scrivere musica di qualità.
Ancora diverso il caso di Mina, Lucio Battisti e Adriano Celentano, i divi per eccellenza degli anni Sessanta che hanno scelto carriere diverse, col minimo comune denominatore della sparizione: la prima ha venduto 150 milioni di dischi, si è ritirata a vita privata ma registra ancora e riesce ad arrivare in classifica insieme a Blanco con Un briciolo d'allegria, di Battisti conosciamo bene tutto il percorso, da cantante pop innovativo, anche lui come l'amica e collega ha smesso di fare concerti e ha iniziato nella seconda parte della sua carriera a liberarsi dalle etichette e a sperimentare, mantenendo comunque un buon numero di dischi venduti nonostante i prodotti ben più ostici dell'epoca Mogol, prima della prematura dipartita. Celentano, come Mina con cui ha spesso collaborato, continua a interpretare canzoni che diventano subito instant classic, come Acqua e sale del 1998 o Io non so parlar d'amore del 1999, prima in classifica dopo 40 anni di carriera. Non parliamo poi di Renato Zero o Claudio Baglioni, capaci di vendere ancora un bel po' di dischi ad ogni uscita.
Difficile chiosare in maniera organica, ma un dato è certo: dalla fine della discografia, all'incirca verso la metà degli anni duemila, e l'inizio dello streaming, la necessità di fare un singolo di successo ha portato molti artisti del decennio precedente a sbagliarne uno dietro l'altro e il pubblico, ormai fidelizzato con le canzoni storiche dell'uno o dell'altro artista ha avuto difficoltà ad amare tutte le varie trasformazioni messe in atto per continuare ad essere "di moda". Probabilmente è quella la questione: quanto più si segue la moda del momento, tanto più si rischia di perdere la propria bussola, i fan storici e di non saltare su treni in corsa che ci appartengono poco.
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L'articolo Gli artisti italiani degli anni '90 stanno campando di rendita da un bel pezzo di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-09-12 09:45:00
COMMENTI (16)
Renato zero è fermo al 1998, poi zero di nome e di fatto
un articolo interessante, che stimola la discussione costruttiva. sono molto d'accordo con la prima parte, meno con la seconda.
Baglioni, Zero, la stessa Mina (se togliamo il traino Blanco) è un pezzo che non trovano più così tanti consensi come un tempo.
Chiudo invece con una domanda: quanto di questo "campare di rendita" o calo di qualità è dovuto alla programmazione radiofonica?
La possibilità di fruire della musica in mille modi diversi oggi davvero può prescindere dalla "spinta" delle radio? Su quali basi giudichiamo che un pezzo è memorabile? Artistiche? Di vendita? Di Popolarità?
(oddio volevo fare solo una domanda, ne ho fatte troppe...) :)
Direi molto daccordo con lautore dell'articolo (Simone Stefanini?)
Soprattutto nella chiosatura,che anche se non organica mi sembra azzecata @simonestefanini
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Secondo me il ragionamento è un altro.
Il cantautore, e gran parte dei citati lo sono, si scrivono e si cantano le canzoni.
La canzone memorabile non esce sedendoti su un tavolino e decidi di scrivere una bella canzone. Può anche succedere ma i casi sono rari. Nasce dall'ispirazione, da un momento particolare che spesso è anche triste. Nasce da una esigenza di esprimere con sincerità le tue emozioni, delusioni o gioie. Succede quando magari sei giovane quando hai una carica emotiva dirompente. Non ha caso, a una certa età, i cantautori fanno magari canzoni dove raccontano con nostalgia la loro carriera. E' naturale che si affievolisca la creatività. Questo piccolo grande amore, Selly, Rosso relativo, Generale, Caro amico ti scrivo, La cura. Saranno uniche e irripetibili proprio per questo e soprattutto perchè sono sincere. Le case discografiche, in genere, hanno sempre fatto scudo attorni ai big, più redditizzio e meno rischioso. Non sono nati altri grandi anche per questo. Adesso la canzone sembra sia solo per uso commerciale, per i numeri, i soldi. Di artistico vedo solo la costruzione di essa, che spesso fanno i software, non il messaggio, la melodia gli arrangiamenti. Le canzoni, di adesso, ci daranno emozioni che durano qualche mese.
Hanno voluto così. E' l'arte che si evolve.......!?
Di Bennato non parlate mai, per me è un genio e in concerto è ancora il numero 1
Mi sembra un articolo strano. Trovo assai condivisibile il punto di partenza, cioè il fatto che tante "grandi star" non facciano un grande singolo o un album importante da un bel po', ma lo sviluppo e il confronto con gli altri (oltre alla scelta di alcuni nomi) francamente...
Da come è scritto pare che i vari Battiato, Nada, Venditti etc non abbiano mai avuto fasi calanti della carriera mentre quelli citati prima sì. Il riferimento a Mina poi mi ha fatto ridere; dispiace essere drastico nei suoi confronti ma, prima del pezzo con Blanco che sta andando bene e a parte i dischi con Celentano, che repertorio di successo ha avuto negli ultimi decenni, pur avendo inciso continuamente album, raccolte etc con una frequenza che ridicolizza la sua fama e carriera?
Mettere poi nello stesso calderone Tiziano Ferro che ha palesemente sbagliato l'ultimo album, Pezzali che ormai davvero ha deciso di campare di 883, Nek e Renga che con tutto l'affetto non hanno i repertori degli, Ramazzotti e Ligabue che invece negli ultimi anni ne hanno toppate parecchie...
A mio avviso il problema che hanno un po' tutti è l'essere celebrati soprattutto in tv come grandissime star, superospiti a Sanremo etc quasi solo perché fanno parte delle solite agenzie che organizzano le serate in cui ogni anno dispensano premi inventati per celebrarli sempre e comunque
(mi scuso per la sintassi un po' contorta quasi quanto le motivazioni che i Carli Conti o le Vanesse Incontrada di turno devono leggere ogni volta)
Il problema è che, da almeno metà Anni '90 (IMHO), la Musica ha cessato di essere una forma d'Arte per diventare un prodotto industriale di massa per l'intrattenimento. E, come tutti i prodotti industriali, concepito, progettato, composto, eseguito e promosso come si fa con tutti i generi di consumo di massa.
La logica di produzione che c'è oggigiorno dietro una hit non è diversa da quella che c'è dietro una scatoletta di fagioli.
Siamo entrati in una spirale di "endless revival" dove parte del materiale di successo dei decenni prima viene riciclata sapientemente da appositi SW musicali (un altro post qui spiega anche un po' come funzionano): i vecchi forse non se la ricordano più, i giovani non l'hanno mai ascoltata e alle orecchie dei profani sembra tutto ganzo, tutto figo, tutto nuovo.
Una volta i musicisti venivano reclutati, c'era un investimento sopra fino a quando non sfondavano o quando non ci si credeva più. Ma soprattutto una volta i musicisti suonavano davvero, non facevano finta di suonare. Ma la gente, che ormai ha perso contezza di cosa significhi davvero suonare uno strumento o anche solo imparare a farlo, ha perso tutti gli strumenti culturali per capire la differenza tra chi suona e chi fa finta di suonare.
Quello che mi mette una tristezza infinita non è tanto il pischello che - se non ha avuto la fortuna di avere un padre/zio/cugino/fratello maggiore (o il corrispettivo femminile, perché oggi ci sono anche donne dalla cultura musicale non inferiore agli uomini) non ha avuto nessuno che lo introducesse a certi contenuti musicali, quanto chi ha avuto quelle esperienze ma oggi si arruffiana le band di nuova generazione perché ha paura di essere etichettato come "matusa", "vecchio" o "boomer"!
Ad un certo punto la Musica non è stata più Arte ma altro. Tutto il resto è una conseguenza di questo. Compreso tanti sedicenti "addetti ai lavori" che ancora oggi confondono la causa con l'effetto.
Indubbiamente il crimine della pirateria, ha messo in grosse difficoltà, non certo i big ma tutti quei talenti che non hanno avuto l,'opportunità di sfondare. Vero è anche che i big, stanno vivendo di rendita, non parlo di quelli che detesto per il loro genere musicale,è una questione di gusti, ma la prova del 9 per me, è la seguente: faccio tre esempi di mostri sacri dellla musica italiana in rigoroso ordine alfabetico, Baglioni,Ligabue e V.Rossi. Man mano che pubblicano album nuovi, sono sempre meno i brani che mi rimangono in mrente o che reputo capolavori, se mi chiedete la trackin list dei primi album dei tre suddetti, la so a memoria, degli ultimi album conosco a malapena un paio di brani.....questo è il metro che uso e che vale cancher con la musica straniera, molti gruppi complici dei capolavori pubblicati in precedenza, fanno fatica a scrivere brani all'altezza, un esempio su tutti: i Green Day, da Dookie a 21 Century breackdown, un album + bello dell'altro.....poi un calo molto importante, l'ultimo album non sapevo neanche che fosse uscito.
ps1 una speranza pe rla lotta alla pirateria sono i vinili: la maggior parte li compra perchè sono di moda, magari suonandoli con quegli orridi giradischi da 100€ che hanno un uscita usb per creare versioni Mp3 (altro orrido formato che ha ucciso la musica), mentre il vero amante del vinile, non concepisce un impianto da meno di 2/4.000€ e oltre......ma va bene così, gli idioti che masterizzavano cd, ora comprano i vinili che non sono copiabili decentemente d un prezzo tra i 20/40€ per delle copie stampate a bassa qualità: prima bestemmivano per i 12/15€ per un cd, ora spendono il doppio/triplo ascoltando musica su apparecchi ridicoli.
ps 2 altra genialata dell'industria musicale sono i tours dal vivo: 70/80€ per vedere dal terzo anello di San Siro (col binocolo) il tuo idolo? Ben ti sta, x non parlare di chi ne spende 180/250 per i posti vicini al palco.....con queste tournee l'industria e i protagonisti, recuperano i soldi rubati dalla pirateria!
Frequento i concerti di Vasco da sempre ... e la birra non te la vai a prendere....te la portano direttamente nel prato a 6 euro dei ragazzi che si fanno un gran mazzo ...quindi non scrivere assurdita'...il fan di vasco non si muove dal prato e certamente non si annoia......
Vasco puo' essere cambiato (ha 72 anni!) e di certo sarebbe assurdo che scrivesse oggi Siamo solo noi, Vita Spericolata o Colpa d'Alfredo( gliela farebbero pubblicare oggi con l'assurdita' del politically correct??)...
Adesso e' il momento delle consapevolezze, riflessioni e confessioni ,di canzoni come Siamo qui o Se ti potessi dire....che sono profondamente testi poetici....basta volerle leggere e capire ( se si e'in grado)con onesta'intellettuale.......e che in concerto creano una forte emozione al pubblico ma anche a Vasco.....
Tenetevi pure i capolavori della trap....che noi stiamo bene cosi'...