"Non il tempo perduto, il tempo ritrovato, un tempo sconosciuto, stagnante nel regno dell'accelerazione, irrompe in streaming senza consolazione. Connessi, tracciabili, asettici, comunichiamo solitudini moleste e sovraesposte".
Con queste parole, declamate, Giovanni Lindo Ferretti torna a produrre arte parlando del momento che stiamo vivendo, in un video dal titolo per niente sibillino: Ora. La musica che accompagna le nuove parole è La Lune du Prajou, tratta dall'album Ko de mondo dei C.S.I., la sua band di culto degli anni '90, di cui facevano parte stabile anche Massimo Zamboni, Gianni Maroccolo, Giorgio Canali, Ginevra Di Marco e Francesco Magnelli.
Parole taglienti come rasoi e inequivocabili, a cui seguono altre parole nuove: "Avere timore, quaresima di parole, ritorno al reale, ora et labora Anno Domini MMXX, senza lavoro e senza liturgia, la stagione picchia duro. Prudenza, fortezza, in buona compagnia".
Questo messaggio è importante per un motivo: sentiamo la mancanza degli artisti in grado di sintetizzare con un solo pensiero il momento che viviamo (tanti stanno facendo parodie e insta song di dubbio gusto sul Coronavirus per speculare qualche view, ma questo è un altro discorso) e quello che stiamo passando è inedito per tutti. I nostri nonni hanno fatto la guerra, ma nei tempi moderni non abbiamo mai vissuto una clausura di massa, imposta da un virus che si trasmette con la socialità. Ciò che accade in risposta è un mare di segnali digitali con cui le persone danno traccia di se stesse e cercano conforto nell'altro a distanza, condividendo continuamente il proprio spaesamento e la propria solitudine.
La malattia vissuta come spettatori, con lo spettro della disoccupazione e di una crisi senza precedenti. La stagione picchia davvero duro. Giovanni Ferretti è uno dei pochi veri pensatori prestati alla musica, che si serve dell'estetica punk per mandare messaggi filosovietici coi CCCP negli anni '80 per poi diventare animale da palasport coi CSI nel decennio successivo, e in seguito ritirarsi sempre di più a dimensione privata nel paesino montano di Cerreto Alpi, sull'Appennino Tosco Emiliano, neanche troppo lontano dall'ex compagno di arte Massimo Zamboni. Da casa sua da cui registra album, crea performance, scrive libri e soprattutto vive.
Ogni tanto esce per andare in tour, continua a cantare le sue canzoni per chi vuole sentirle, ma a questo punto la sua vita è un'altra. Da icona di sinistra, la sua parabola è nota, è divenuto cattolico praticante con simpatie destrorse, lui che è un provocatore nato e chissà quale delle sue sfaccettature sia quella che gli somiglia di più. Resta il fatto che, anche nella confusione e nella paura, resta una delle voci più lucide per parlare del nostro tempo.
---
L'articolo Giovanni Lindo Ferretti torna per cantare il "Ko de mondo" di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-03-24 15:32:00
COMMENTI