Come sono le piccole realtà di provincia o le città italiane poco famose, viste dagli occhi dei musicisti che ci abitano o che ci sono cresciuti? Lo abbiamo chiesto direttamente a loro, che per una volta, invece di suonare diventano guide turistiche piuttosto particolari. Oggi Francesco dei Majakovich ci porta ad Amelia, in provincia di Terni.
Qual è il luogo della tua città da visitare assolutamente?
Noi in realtà veniamo tutti da posti differenti della stessa Provincia (quella di Terni).
1/3 da Fornole. 1/3 da Amelia. 1/3 da San gemini.
Per praticità ci concentreremo su Amelia che è il paesotto più grande dei 3. Ed è quello che viviamo maggiormente.
Si tratta del classico borgo di stampo medievale arroccato su di una collina, tutto circondato da boschi, fiumi, muschi, licheni ed altre colline (diciamo che in Umbria questa situazione è un po’ un must), quindi si fa fatica ad indicarne uno soltanto.
Però per noi giovani-non più giovani un posto davvero magico in cui abbiamo trascorso i nostri giorni migliori è senza dubbio ‘La Valle’.
Per il panorama.
Per il silenzio.
Per la tranquillità.
Per le droghe.
E per tutto quello che concerne l’amore.
In quale posto si mangia meglio?
Eh.. qua anche andiamo sul difficile...solita risposta, un po’ ovunque. Ne indico uno: il Ristorante Montenero. Ma solo perché è quello dove andiamo più spesso.
(Porta Romana)
Qual è la storia o leggenda metropolitana più assurda che si racconta nella tua zona?
Bene, in questo campo siamo quasi campioni regionali. Ce ne sarebbero diverse, ne cito due su tutte.
La prima riguarda un personaggio mitico dei nostri tempi, detto ‘Il Folle’. Una delle tante leggende che lo avvolgono narra di un mega incidente con la sua super-motocicletta. Distrugge tutto. Si distrugge tutto. Seppur agonizzante il nostro, riesce a trovare le forze di fare autostop per farsi poi portare in ospedale. Oh...messa così potrebbe pure starci, ossia potrebbe non esserci nulla di straordinario, ma nell’immaginario locale, la presa di coscienza del ‘Folle’ con le carni a brandelli e il sangue zampillante che fa autostop è ancora tanta roba.
L’altro è un mito di tutti i tempi qua nell’amerino. Si chiama Guido, detto Guidone: l’uomo più forte del circondario. Si narra che nelle sue mani scorra la forza di mille uomini. Tradotto: con un cazzotto anni fa stese un cinghiale. Lo caricò sulla sua lambretta e se lo portò a casa. Insomma storie di un certo livello che si barcamenano tra il mito e la realtà. Ci siamo cresciuti intorno. Male probabilmente.
Descrivi in tre parole la gente del posto.
Attendono sulla riva del fiume che scorra il proprio cadavere.
In quale negozio di dischi ti sei fatto una cultura musicale?
Ce n’era uno quando ero piccolo, mi sembra si chiamasse Carillon o una roba del genere, ovviamente aveva solo le cose più commerciali, indi per cui se cercavi la ‘particolarità’ dovevi ordinarne direttamente alla cassa e attendere che gli venisse spedita. Ricordo che siccome eravamo piccoli e senza una lira (non che ora vada molto meglio sia chiaro..) optavamo per l’acquisto cumulativo del bene, ossia copia unica del cd tanto agognato, del quale poi dividevamo ragionevolmente l’esborso tra i ‘tanti’ che lo desideravamo. Dopo di che, noi geni del male, ci facevamo copiare il cd su delle musicassette (tante quanti partecipavano a questo acquisto cumulativo) dalla tipa del negozio.
Chiaramente non ti sto di certo a sottolineare che quest’ultima ci faceva pagare le musicassette carissime, intorno alle 8/10 mila lire l’una, così che tutta ‘sta manfrina del risparmio diventava solo un palliativo morale.
Cosa si fa il sabato sera?
Se non suoniamo rimango a casa. Anche perché da noi va molto di più il venerdì sera se si parla di live. Comunque la risposta resta nel 90% dei casi la stessa.
Dove si ascolta / ascoltava la musica dal vivo?
Come locale c’è sempre e solo stato il Porcelli Tavern che soprattutto negli ultimi tre anni è diventato un punto di riferimento della zona. Per quanto riguarda l’estivo le tante feste di paese la fanno da padrona...trovi di tutto. Ma tutto tutto. Il peggio insomma. Però un po’ di luce sembra arrivare visto che da un paio d’anni sta prendendo forma una due giorni di festival gestita da un’associazione che si chiama ArtFall. Ed è davvero una figata.
Dove hanno la sala prove le band del paese?
In ogni band c’è solitamente un componente che ha una cantina da adibire a saletta. Anzi credo che questa della cantina sia proprio una prerogativa fondamentale quando si scelgono delle persone per fare una band.
Quale band è diventata punto di riferimento per gruppi locali?
Dunque, questa è una delle cose che più mi/ci faceva girare i coglioni. Qua è un po’ la patria delle cover band (ma anche del reggae), quindi Vasco Rossi è stato (ed è ancora) il mito assoluto. Però oltre al Vasco nazionale, un altro gruppo di riferimento della zona che c’hanno costretto ad odiare (per quante storpiature ne hanno fatto) e che ad esser sinceri ci piaceva anche parecchio, erano i Police. Giuro, non c’era una cover band che non mettesse in scaletta una "Roxanne", piuttosto che una "Message in a bottle", piuttosto che una "Every breath you take".
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L'articolo Baci dalla provincia: i Majakovich raccontano Amelia, provincia di Terni di Chiara Longo è apparso su Rockit.it il 2015-09-09 11:37:00
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