I bambini ascoltano un sacco di canzoni che non sono affatto per bambini

Bambini in spiaggia che cantano "L'amore non si fa nei sexy shop", feste di compleanno di sei anni dove si balla "Sesso e samba". La colonna sonora della vita di piccoli e piccolissimi è oggi uno strano mix tra testi espliciti e Whisky il ragnetto. Ma "nessuno pensa ai genitori?"

Tony Effe, Gaia, Tinky Winky, Dipsy, Laa-Laa e Po.
Tony Effe, Gaia, Tinky Winky, Dipsy, Laa-Laa e Po.

Ho questo ricordo indelebile. Sono sul balcone di casa, ho da poco fatto la prima comunione. Ho i capelli con la riga da parte e la camicetta delle grandi occasioni. Sto leggendo un albo di Lupo Alberto che mio fratello più grande, complice il giorno di celebrazione familiare, ha appena avuto il permesso di comprare. Non so come finisco sulla rubrica delle lettere. A un certo punto alzo lo sguardo dal giornale e chiedo a mia mamma: "Cosa vuol dire sesso?". Non ricordo quale sia stata la sua risposta, in che modo ne sia uscita. Ricordo però lo sguardo che lei ha rivolto a mio fratello, dicendogli una cosa tipo: "Belle cose che gli fai leggere...".

Ci ho pensato varie volte. Mi sono anche chiesto perché si parlasse di "sesso" su Lupo Alberto, se fosse stata parte di una locuzione tipo "sesso maschile" o "sesso femminile" e stesse invece a indicare il coito tra due o più persone. Ricordo di non aver provato vergogna, quanto piuttosto le vertigini di qualcosa a cui non ero ancora stato introdotto, e che non era alla mia portata.

Questo episodio mi viene continuamente in mente in questi giorni quando sento mia figlia, sei anni, cantare tra sé e sé tutto il giorno "non siamo così diversi, come SESSO e SAMBA, SESSO e SAMBA". Accanto a lei il fratello di due anni – la cui formazione musicale per ora si ferma alla Vecchia fattoria, Whisky il ragnetto e Lo sceriffo Fo con i Baffi Fi – ripete "BEBBO e BANDA, BEBBO e BANDA". Pregusto il momento, che stranamente non è ancora giunto, in cui la sorella grande mi chiederà "cosa vuol dire sesso". Non ho ancora deciso come la gestirò, forse le spiegherò che è una cosa che somiglia alla samba

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Non è la prima volta che sento "testi espliciti" uscire dalla sua innocente bocca, pur guardandomi bene dal chiuderla applicandole un Parental Advisory. Molto più semplice farsi i fatti propri, per lo meno per ora che tutto è molto randomico nella sua testa: a oggi la domanda fatidica non è detto arrivi e se dovesse accadere non dovrebbe essere impossibile riuscire a svicolare.

L'allitterazione di Tony Effe e Gaia non è la sola canzone non propriamente "da bambini" che i bambini cantano senza sosta da Nord a Sud durante feste di compleanno, baby dance o pomeriggi disperati di genitori senza più scuola su cui fare affidamento. Va fortissimo anche "l'amore non si fa nei sexy shop" (potenziali risposte: "fare l'amore" è qualcosa che somiglia alla samba ma con più bacini; un "sexy shop" è un posto dove si vendono giocattoli ma non hanno le carte dei Pokemon).

C'è poi Anna, che ci salva dal dare troppe spiegazioni ricorrendo a parole di altre lingue. "Tu non devi mai paragonarmi a queste bitch/Lo sai che non siamo uguali/Puta madre, sono chiusa a fare questa hit/Fuori fanno trenta gradi" canta nel suo ultimo singolo. La "questione Bitch" si era già presentata con Tuta Gold di Mahmood, in assoluto il brano che più ha fatto impazzire i bambini (e non solo loro: è il pezzo più ascoltato in Italia negli ultimi sei mesi). Le parole straniere, inoltre, sono quelle che più spesso nella bocca dei piccini generano travisamenti che tanto fanno ridere i più grandi. 

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Ma se per quanto riguarda Sanremo – dove un paio d'anni fa con Ciao ciao La rappresentate di lista aveva fatto una mossa molto astuta, inserendo in un ritornello la parola "culo", che ai piccini dà quel fascino del proibito a cui non si può resistere – la nazionalpopolarità dell'evento e le rotture di cazzo incrociate (esternazioni di ministri e sottosegretari, interrogazioni parlamentari, ricorsi di ogni tipo di associazione di categoria...) che ogni cosa connessa con la rassegna porta con sé, fanno sì che i testi dei brani in gara tendano a evitare (o comunque dissimulare) ogni parola potenzialmente equivoca, d'estate è invece liberi tutti.

"In mano un Margarita e ci si gode la vita", come dice la nuova reginetta delle alte temperature Anna. E poco male se quel margarita è in mano a una bambina di quattro anni. Ok, me ne rendo perfettamente conto. Siamo pericolosamente dalle parti del meme "nessuno pensa ai bambini" di simpsoniana memoria. Lontani parenti persino delle crociate contro la trap diseducativa di membri di questo conservatorissimo (ma che ci sarà poi da conservare? boh) governo. A tal proposito, inutile dire che la pensiamo come don Claudio Burgio

E dunque che si fa? Un bel niente, se non prepararci a rispondere prima delle generazioni che ci hanno preceduti nel ruolo di genitori a una serie di quesiti fondamentali attraverso cui tutti si passa prima o poi. Anche perché se la toppa dovesse essere qualcosa che somiglia anche solo vagamente a una forma di censura, teniamoci stretto il buco. Però qualche riflessione su come funziona il mercato viene spontaneo farla. Ci siamo già occupati del tema "canzoni per bambini (che non lo erano), tra le alte cose, qua.

Gli ascolti dei bambini in quella rincorsa alle vendite (che non lo erano) e alle certificazioni che è diventata la discografia oggi, hanno un peso specifico notevole. Magari non quanto quello dei colleghi teenager e giovani adulti, che hanno spostato prepotentemente il baricentro degli ascolti verso il rap, ma comunque significativo. I bambini ascoltano in maniera ossessiva compulsiva sempre le stesse cose, sono consumatori facilmente "catturabili" e "leggibili". 

Qualche tempo fa Gino Castaldo su Repubblica scriveva così: "Possiamo dire che l’orientamento della musica oggi è in mano ai bimbi? Detta così è un po’ grossa ma sicuramente c’è una parte di verità. Se anche non vogliamo arrivare a ipotizzare una deliberata malizia da parte degli autori, la produzione contemporanea ha tutte le caratteristiche per piacere ai più piccini. Più in generale sappiamo bene come il target della musica si sia notevolmente abbassato, al punto da creare un gap senza precedenti nella musica degli ultimi decenni (...) I bimbi ci sono e come, fanno sentire la loro presenza, la loro caparbietà nell’essere accontentati. Chi di noi infatti negherebbe a un bimbo una richiesta così innocente: papà, fammi sentire i Kolors, ma certo amore di papà, e così anche noi semplicemente accontentando i nostri figli, chiamando 'scarta la carta' al suono di un tormentone estivo, stiamo inconsapevolmente offrendo ai bimbi il potere di decidere il grande dominio del reame della musica".

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Ma se da un punto di vista compositivo – soprattutto d'estate, quando tutto va reso più semplice e accessibile – autori e produttori seguono da tempo una tendenza a "semplificare" che parrebbe tenere conto eccome della possibilità di raggiungere un pubblico di piccoli e piccolissimi, per quanto riguarda i testi delle canzoni al momento sono i giovani ascoltatori a doversi "adeguare". Si ritrovano così a cantare, davanti a nonne esterrefatte (sia benedetta la sordità, in questi casi) – di nuvole di marijuana e promiscuità di ogni tipo (senatore Pillon, esca da questo corpo). Un repertorio che mischiano in maniera del tutto naturale con quello più tradizionale, imparato a scuola, fatto di elefanti ballerini, toreri camomilli e orsi dormiglioni (forse perché strafatti, a questo punto). 

Tutto questo avviene perché la fruizione musicale, rispetto ad altri consumi, avviene in maniera variegata e meno controllabile. Un bimbo non avrebbe interesse né modo di fare letture diverse da quelle della propria età (a parte Rocco Siffredi che, stando alla serie Netflix, decide di diventare un pornodivo in piena pubertà grazie a dei giornaletti). Per quanto riguarda tv e cinema la questione è un po' più complicata, ma tutte le piattaforme hanno profili per bambini che raccolgono solo contenuti compatibili con l'età degli spettatori. La musica entra nelle nostre vite da ogni angolazione: dalla tv, dal telefonino, con playlist, sincronizzazioni pubblicitarie o cinematografiche. È pervasiva. Inoltre è un'attività che spesso si fa assieme alla famiglia (davanti alla tv e allo smartphone invece i figli si li parcheggia e basta). E dopo sei ore della "mucca che fa mu mu" anche Annalisa sembra Pet Sounds, e quindi viva Sanremo e le sue playlist. E poco male se così facendo i figli ti sputtanano completamente l'algoritmo, che si ritrova a saltare senza ragione apparente dai Pink Floyd a Angelina Mango, passando per "La macchina del capo".

Musicalmente le sovrapposizioni tra ascolti dei figli e dei genitori sono molto più forti che in altri tipi di prodotti culturali, d'altra parte ascoltiamo tutti quanti le stesse cose: ci sono vari report a testimoniarlo. Ecco così che "sesso e samba" diventa una canzone da bambini, proprio come la sigla di Masha e Orso. E allora forse i Simpson avevano sbagliato mira. Non è che "nessuno pensa ai bambini". Piuttosto: "Ma chi ci pensa ai genitori?". 

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L'articolo I bambini ascoltano un sacco di canzoni che non sono affatto per bambini di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2024-07-23 10:35:00

COMMENTI (2)

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  • robertopisoni 5 mesi fa Rispondi

    piuttosto ma chi ci pensa a che generazione di professionisti verrà su domani se da bambini hanno già una "pappa" di questo genere in testa? Bah... no comment

  • PaoloMinisini 5 mesi fa Rispondi

    Tutto giusto.
    Poi aggiungerei il discorso dei brevi video che mischiano musichette de L'Albero Azzurro e simili, con bestemmie e brevi scene di sesso. Sono video che girano su Whatsapp, che possono far sorridere un adulto, ma che hanno l'elevato rischio di finire sotto gli occhi di un bambino o una bambina e deviarli offrendo una visione del sesso totalmente mercificata e sminuita. Poi, vagli a spiegare che sono solo meme per quarantenni single divorziati.