Trovarsi in una chiesa sconsacrata a sentire una signora di 86 anni mezza nuda che finge di cantare "sono una puttaaaaaanaaaaaa" non era nella mia lista delle cose da fare nella vita, eppure è successo. Non sono da solo di fronte a questa visione mistica: attorno a me un centinaio di adepti entusiasti applaudono la manifestazione fisica di un personaggio di culto. Lei è la Papessa Maria Sole, nome pontificale che ormai porta dalla fine degli anni '70 e dietro a cui si cela un'artista che è stata contemporaneamente cantautrice, attrice, modella per pittori e scultori (tra cui Renato Guttuso) e provocatrice per vocazione.
Quello che sta succedendo nella Draga San Vittore e 40 martiri a Milano, nel quartiere di Corvetto, potrebbe chiamarsi release party, come l'industria discografica vorrebbe, ma sarebbe più appropriato definirlo liturgia performativa anti-sacrale. Una mezz'ora di canzoni col playback talmente evidente che Maria Sole non ci prova neanche a muovere le labbra coerentemente col testo della canzone. E va benissimo così, anzi: non c'è velo di Maya da squarciare, è tutto così plateale che ogni posa stonerebbe con il contesto.
Questo evento tra il situazionismo, la blasfemia e il cabaret è la presentazione di Papexy, il nuovo disco di inediti di Maria Sole, pubblicato dall'etichetta Talento del suo ri-scopritore (e chi altri poteva essere?) Auroro Borealo. Erano anni che la sexy Grande Prêtresse de l'Avant Garde Pop italienne, come si può leggere sulla copertina di Papexy, si era ritirata dalle scene, senza dare più notizie di sé. Ma la sua musica, per cui l'aggettivo surreale quasi perde di significato, era ancora lì, a proliferare nel sottobosco: nel 2010 Il ruggito del coniglio la sanciva vincitrice della sua Coppa Rimetti – di cui potete intuire la natura del contest già dal titolo – grazie al brano Sono io Alain Delon, iniziando così in tempi non sospetti un'operazione di restauro di cui oggi vediamo l'ultimo frutto.
C'è in qualche modo una linea di continuità. Ora Maria Sole non è più Alain Delon, ma Richard Gere, come canta nella traccia Sono Richard Gere – lapalissiano, ma tant'è –, ma è anche La puttana di cui sopra, la papessa accompagnata dal papa punk Auroro Borealo, La regina del rock gracchiante e cantilenante. Un trasformismo che neanche Arturo Brachetti, in cui non è raro che capiti un nip slip (e basta guardare la foto in copertina del disco per rendersene conto). Non che sia un problema per Maria Sole, da sempre a suo agio nel mostrare il suo corpo, soprattutto sulle cover dei suoi album, quindi perché imbarazzarsi se succede quando si iniziano a vedere i 90 anni all'orizzonte?
Questo spirito di libertà creativa indomita è ciò che conquista di Papexy. Un tempo c'erano hit farneticanti come Regnè Gnegnè Gnegnè o Sono a far pipì (non è uno scherzo), il mambo ammiccante di Pelo potere, la scatenata filastrocca di San Francesco rock 'n' roll, oggi ci sono i sussurri sensuali della title-track (roba che se la cantasse vostra nonna vi stareste già sotterrando dall'imbarazzo), ma anche il sottotesto politico che emerge ne La puttana e le produzioni frizzanti dei Solovocali, saltati a bordo del disco con abbastanza incoscienza da trovare una cornice coerente con i vaneggiamenti senza alcun tipo di filtro di Maria Sole.
C'è chi potrebbe indignarsi, vergognarsi o addirittura gridare alla blasfemia – anche se qua, al più, c'è una punzecchiata alla Chiesa, mica un attacco frontale – all'ascolto di Papexy, ma, come diceva qualcuno di importante, va perdonato, perché non sa quello che fa. Invece accogliamo il verbo di Maria Sole, seguiamone lo spirito indomabile e portiamoci a casa la lezione più importante: in un mondo di papi, siate papesse.
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L'articolo Beati gli invitati alla cena di Maria Sole di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2023-12-13 13:11:00
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