Forse non sto facendo la cosa giusta. Il dubbio è sempre quello e riemerge con l'odore del pennarello indelebile mentre tento di divincolarmi goffamente tra scatole di panini e telefonate dei clienti. Per sopravvivere, tutti ci siamo dovuti reinventare un po'. Io sono passato dal programmare tour, concerti e festival a gestire le ordinazioni del nostro servizio di delivery di hamburger. Non lo vedo come un sacrificio o un passo indietro perché lo faccio per una delle cose che più amo e voglio proteggere: Edonè ed i suoi ragazzi. E a dire il vero, un po' mi piace. Mi son messo in testa di personalizzare ogni scatoletta con un disegno e un messaggio fatti a mano. Da bambino sognavo di scrivere e disegnare fumetti per la Marvel, ma ho capito molto presto di non avere un tratto alla Jack Kirby. Con pazienza e decine di ripetizioni ho però imparato ad abbozzare un buon logo di Pony Burger, da affiancare alla citazione di una canzone a seconda del nome del panino.
Wipe Burger chiama ovviamente Wipe Out dei Surfaris mentre l'Edolulu mi dà modo di svariare tra Rancid e l'hit da dancefloor Shout! Probabilmente il mio sottile citazionismo non verrà colto praticamente da nessuno, ma la speranza è sempre che qualcuno si incuriosisca e magari scopra il punk ed il rock & roll. E, anche se non succede, penso faccia piacere a tutti ricevere qualcosa di scritto a mano, di questi tempi. Fa sentire meno soli. A ben pensarci, questa è un'ottima similitudine per quello che abbiam sempre cercato di fare con il locale, con l'etichetta Wild Honey e con il festival Punk Rock Raduno: sviluppiamo ciò che amiamo nella speranza che possa diventare importante anche per qualcun altro, e che la cultura che ha significato tanto per noi venga tramandata.
Il punk rock, la sua etica, non solo hanno riempito i miei vuoti di solitudine, ma mi ha anche dato il coraggio per superare molte paure, o l'incoscienza per tentare cose considerate impossibili. In Edonè a Bergamo le sirene delle ambulanze rimbombano forti dalla vicina tangenziale, fanno il giro della rotonda delle valli e salgono fino in Maresana. Le senti anche se ti copri le orecchie. E l'unico modo per placarne il rumore è stato quello di buttarci a capofitto nel nostro lavoro e farlo con un solo obiettivo: supportare la nostra comunità e la città che amiamo. Nei giorni più bui, quelli dei mezzi militari che portavano fuori città le salme di molti nostri cari, abbiamo deciso di portare avanti ciò che potevamo, anche quando era consigliabile e di buon senso stare fermi.
Armati di tutti i dispositivi di sicurezza possibili e di una piccola dose di sana incoscienza, ci siamo divisi tra volontariato, consegna a domicilio di viveri per le persone bisognose, organizzazione di raccolte fondi. Non siamo stati i soli. Tutta la città è rimasta a testa alta, dando un segnale che in pochi forse si aspettavano. Quasi incoscientemente. Devo ammettere che anche nei giorni di malattia, o in quelli in cui non percepivo gusto ed odori, non ho mai provato paura per me stesso o di perdere tutto ciò che col tempo avevamo costruito. Il che, devo ammettere, è del tutto irrazionale. Tutto ciò che faccio è sempre a rischio, ora più che mai. L'Edonè, l'agenzia di concerti Otis Tours, pure l'etichetta Wild Honey Records. Tuttavia, sono sempre rimasto ancorato a un'unica grande certezza: tutto quello che abbiamo raggiunto, tutti gli obiettivi, i traguardi, i successi, le cose che pensavamo ormai consolidate e non lo sono più, sono tutte frutto del nostro lavoro. E nient'altro.
Nessuno ci ha regalato niente, nessuno ci ha concesso una via preferenziale, non abbiamo vinto nessuna lotteria. In pochi credevano che Edonè sarebbe diventato qualcosa di più di un piccolo centro giovanile di quartiere. Ridevano quando due ragazzi di provincia sono partiti con un furgone scassato presentandosi come agenzia di concerti europea. Il punk stesso in fondo non è mai stato una cosa facile. Siamo abituati, a partire dal piccolo, a sfidare il grande business con fantasia e provocazione, a non puntare al successo facile quanto a far valere le nostre idee e la nostra etica.
La musica dovrebbe fare un passo indietro, predicavano in molti di fronte alla tragedia. Sono sincero: questa cosa ad alcuni di noi proprio non andava giù. E abbiamo fatto tutto il possibile per smentirla. Non solo la pubblicazione di compilation benefit di raccolta fondi, ma anche una rete comune tra locali, promoter, band, volontari, che per mesi, sotto lo pseudonimo di Bergamo Diffonde, ha prodotto centinaia di ore di concerti, dibattiti, contenuti.
When I Got the Music, I Got a Place to Go dice una delle canzoni manifesto dei Rancid. La musica per noi è sempre stata un'amica e un posto sicuro dove rifugiarsi, e abbiamo voluto farla risuonare il più possibile perché nessuno si sentisse solo. Forte di questa unione, l'unica cosa di cui ero veramente terrorizzato era di non poter più rivedere i miei cari, o i miei amici. Quelli con cui andare in Curva dell'Atalanta quattro ore prima della partita, per stapparsi qualche birra e assaporare un po' più l’emozione. O quelli delle mille serate in Edonè, il nostro piccolo Gilman Street, e delle interminabili ronde notturne per attaccare per le strade i poster del prossimo concerto organizzato.
Solo per una persona, però, non spegnevo il cellulare la notte. Mio padre, medico all'ultimo anno prima della pensione e a forte rischio per problemi di cuore, ancora in prima linea mentre gran parte del suo team era a casa malato. Ogni sera, prima di coricarmi, controllavo che il cellulare prendesse bene e avesse la suoneria accesa, nella speranza che non suonasse mai. Non conosco così bene mio padre. È un uomo di poche parole, e questa cosa non me l'ha mai raccontata. Ma so che da giovane, al culmine della sua carriera, un noto primario di Milano avrebbe fatto carte false per portarlo a lavorare con lui. L'offerta era ghiotta, ma scelse di rimanere ad aiutare la sua piccola comunità e forse l'ha fatto anche un po' per me. Chissà quante persone l'han considerato un po' pazzo all'epoca. In qualche modo devo aver preso da lui, almeno in questo.
Coltivando la mia passione in ambito musicale e D.I.Y. tra fanzine, concerti e dischi, ho avuto la fortuna di poter viaggiare il mondo, conoscere realtà diverse, e più di una volta ho pensato, magari a New York, o Berlino, forse dovrei trasferirmi qui. Le cose andrebbero molto meglio. Eppure sempre a Bergamo tornavo, quasi per un'attrazione magnetica, probabilmente perché quelle cose che tanto sognavo volevo portarle a casa. Forse per la mia carriera, se così si può chiamare, qualcuno potrebbe dire che ho fatto la scelta sbagliata, o poco lungimirante.
Tante altre persone han preso la mia stessa strada, ed è per questo che la città ora vanta di un tessuto culturale invidiabile. Ink Club, Joe Koala, il Bergamo Reggae Sunfest, il Bergamo Film Meeting, il Punk Rock Raduno, centinaia di band attive sul territorio nazionale e spesso internazionale, ben rappresentate da una parte dalla ferrea vecchia scuola dei Verdena e dall'altra dall'intelligente esuberanza dei Pinguini Tattici Nucleari. Tutte persone che lottano per mostrare al mondo e a se stessi una Bergamo diversa dalla città chiusa e bigotta come per anni è stata dipinta.
Anche in questo caso, il calcio e lo sport sono un fedele specchio di molte dinamiche Italiane. La nostra Atalanta è il simbolo del riscatto sociale e sportivo di un'intera città. Umile e laboriosa come si narra dei bergamaschi, ma anche bella e fantasiosa come ci siam sempre sentiti dentro. Capace di competere a testa alta con tutti. La scelta di tanti suoi giocatori di sposare la città e la maglia, di fare la storia qui e ora, a discapito dei richiami della grande città, è molto simile alla scelta che molti di noi abbiamo fatto. Forse anche il Papu Gomez s'è chiesto se stava facendo la cosa giusta, mentre rifiutava casacche più prestigiose e palate di soldi. Esser bergamaschi per noi non è mai stata una questione di anagrafe, ma una scelta.
Penso che l'essenza del punk e di ogni sottocultura che abbracci l'etica del Do It Yourself sia proprio questo: trovare il coraggio di portare avanti ciò che ti piace anche quando una vocina continua a instillarti il dubbio, cerca di bloccarti, o il senso comune ti suggerisca di fare il contrario. E questo in qualche modo si sposa perfettamente con lo spirito di questa città, spesso denigrata o incompresa, piccola e ben lontana dall'esser perfetta, ma fiera nell'esser pronta a sporcarsi le mani se necessario, un po' come le mie in questo momento con il pennarello indelebile. Per le strade, contrariamente ad altre città dopo le nuove disposizioni, tutti qui ancora indossiamo le mascherine. Si teorizza sia dovuto allo shock emotivo degli ultimi mesi. Io invece lo vedo come un segno di amore per il nostro vicino.
Forse sbaglio e probabilmente romanticizzo troppo quello che faccio e che amo. Ma posso solo scrivere di ciò che vedo attorno a me e di quello che sento. Tim Armstrong dei Rancid ha miracolosamente accettato di pubblicare un disco benefit per la mia piccola etichetta, Wild Honey. La sua prima pubblicazione di sempre fuori dagli Stati Uniti, che ha scatenato il contributo da tutte le parti del mondo. Tra quel singolo, le compilation di Wild Honey Records e Punk Rock Raduno e gli altri progetti benefit di Edonè, Pony Burger e Bergamo Sottosuolo, sono stati raccolti più di 40.000 euro in supporto alle strutture ospedaliere della città.
Volontari, alpini e ultras hanno realizzato in soli 7 giorni un gigantesco ospedale da campo per contrastare la pandemia, sorretti da migliaia di persone che, come e meglio di noi, si sono attivate per raccogliere fondi o dare il loro contributo. La nostra piccola Atalanta, per non esser da meno, è riuscita a sovvertire tutti i pronostici, arrivando ai quarti di Champions League e firmando una delle più belle favole sportive del decennio. Per seguirne le gesta, abbiamo montato un gigantesco schermo nel parco di Edonè, che ha riaperto a inizio giugno insieme ad altri locali fondamentali per la città come Ink Club, Joe Koala o Bikfellas.
Leggendo la notizia sul giornale la mia vicina di casa, 76 anni e tornata dall'ospedale Papa Giovanni dopo una lunga degenza, mi ha cucito una mascherina a strisce nerazzurre, "così fai bella figura quando sei a lavorare al locale, e tifi un po’ anche per me". Mio padre, visibilmente sorpreso dalla nostra donazione alla casa di riposo per cui lavora (spero non si sia fatto una brutta idea su di me, per la provenienza di tutti quei soldi...), è finito alla ribalta nazionale perché un suo paziente è sopravvissuto al Covid all'eta di 102 anni. E sabato, se il cielo non verrà giù, si terrà un mini Punk Rock Raduno, che ironicamente abbiamo chiamato Worst Raduno Ever: il peggior Raduno di sempre.
Perché senza poterci abbracciare, ballare, pogare, ma anche senza le centinaia di appassionati da ogni parte del mondo, che ogni anno invadono la nostra città colorandola delle più disparate proveniente, non sarà la stessa cosa. Ci saranno comunque 500 persone, sedute a cena a debita distanza di sicurezza. Avremo una serie di concerti acustici, ma soprattutto tre live in elettrico, il punk rock come deve essere suonato: una band di Bergamo, gli Hakan, un gruppo di Brescia, i Riccobellis, e addirittura un artista internazionale, forse uno dei primi stranieri a tornare a suonare in Italia, l'olandese Kevin Aper con gli Sweatpants Party. Bergamo ha pagato un prezzo altissimo a questo evento di portata storica e per un po' ha avuto gli occhi di tutto il mondo puntati su di sé. Questo piccolo insignificante evento, il Worst Raduno Ever, è la cosa che sappiamo fare bene e che rende felici un po' di persone, e questo ci motiva a rimboccarci le maniche e metterci il cuore.
Ammetto che anche in questo momento, con le mani sporche di pennarello indelebile, il dubbio viene: forse dovremmo esser più cauti, avremmo dovuto prenderci una pausa, o aspettare di più. Forse non stiamo facendo la cosa giusta, e siamo degli incoscienti. Ma abbiamo dei buoni esempi da seguire, e dopotutto non sappiamo fare altro. E questa strada c'ha portato più in là di quello che avremmo mai sperato. Fino ai quarti di finale.
L'autore è fondatore del Punk Rock Raduno, dello spazio Edonè e di Wild Honey Records
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L'articolo Bergamo è la capitale mondiale del Do It Yourself di Franz Barcella è apparso su Rockit.it il 2020-07-17 14:41:00
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