"Siamo una band di Trento, nata come tante altre durante gli anni del liceo, ma, come purtroppo raramente succede, sopravvissuta e cresciuta adattandosi ai cambiamenti delle nostre vite: ora viviamo rispettivamente a Parigi, Berlino, Trento e Londra". Così esordiscono i Bob and the Apple, freschi vincitori del recente Rock Contest di Controradio. Dopo aver pubblicato il loro primo album Rouge Squadron nel 2011, si sono dedicati a un'intensa attività live che li ha portati fino in Brasile, o a Londra, dove hanno aperto ai Tre Allegri Ragazzi Morti. Dopo un silenzio che dura un bel po' di anni e sono riusciti a completare il loro secondo album Wonderlust (2019).
Musica rock che si sposa con l'elettronica, un tocco di psichedelia e di drone ambient, cantata sia in inglese che in italiano, con un sacco di riferimenti alti: "Individualmente ascoltiamo tante cose che per gli altri quattro sono inascoltabili. Invece, per trovare una linea comune, diciamo che abbiamo sempre ascoltato molta musica inglese, dai Beatles ai Pink Floyd e David Bowie, senza mai passare dai Queen (tranne Ricky e Bruno che ce lo rinfacciano ad ogni occasione)".
Una band molto valida che merita attenzione e pure curiosità per un fatto che appare subito lampante: come fanno a suonare insieme abitando in diversi Paesi europei, in tempo di lockdown? "La vita dei Bob and the Apple è duplice: una carichissima fase in presenza – di solito la pausa natalizia e quella di Ferragosto – in cui possiamo trovarci in sala prove a suonare con tutta l’energia del caso, e una fase a distanza, in cui ognuno rientra nella propria città-molto-grigia, condizione (non solo atmosferica) che si presta bene alla scrittura e all’ascolto musicale".
Fortunatamente riescono, o meglio riuscivano, anche ad organizzare alcuni concerti e dei momenti in cui trovarsi in studio durante l’anno. "Con il tempo abbiamo imparato ad organizzarci meglio, sentendoci spesso per discutere le attività del gruppo e soprattutto usando in modo efficiente le varie piattaforme digitali. In questo modo possiamo avere sempre tutto il materiale sotto controllo e possiamo inviarci a vicenda brani, testi e nuovi arrangiamenti. Una battuta che ricorreva spesso era di essere 'la prima Skype-band del pianeta', anche se ormai – fra lockdown e l’ascesa di Zoom – sembra non faccia più ridere".
Non poteva che essere la prima B-A-D, band a distanza, a vincere la prima edizione del Rock Contest tenuta non in presenza, ma in videoconferenza con tutti i partecipanti. "Come tutti i gruppi eravamo piuttosto demoralizzati dal fatto di non poter più organizzare concerti live, soprattutto perché dovevamo promuovere Wanderlust, album uscito solo qualche mese prima del lockdown. Vivendo distanti le occasioni per partecipare ad eventi così importanti sono sempre poche – anche se il problema è parzialmente compensato da ciò che ci viene offerto nelle nostre città adottive. Poi ci si aggiunge il Covid e l’impossibilità di viaggiare".
"Per fortuna", continuano i ragazzi, "al momento giusto è arrivato il Rock Contest Controradio e abbiamo deciso di iscriverci. L’edizione 2020 aveva come titolo Computer Age Edition ed è stata fatta completamente online, inviando delle live session artigianali fatte in casa o in studio. Noi ci eravamo trovati poco tempo prima nel salotto berlinese di Bruno e Leonardo proprio per realizzare una live session di Strangers, l’ultimo singolo di Wanderlust. Giuseppe Barone e tutta la squadra del Rock Contest Controradio hanno dimostrato che è possibile continuare a fare cultura anche durante i lockdown, reinventandosi un modo di vivere e fare i contest musicali che speriamo possa dare l’esempio ad altri eventi di questo tipo – fino a quando non sarà possibile ritornare a suonare sui palchi abbracciati (o violentati) dagli sguardi del pubblico".
I ragazzi al momento hanno un sacco di nuovi pezzi e già sentono il sapore di un nuovo disco. Hanno in programma anche alcune live session e un nuovo video animato. Sulla direzione che la musica dovrà prendere negli anni Venti, sono piuttosto chiari: "Ci piace pensare che, dopo tanta omologazione, si stia cercando di valorizzare le peculiarità degli artisti e delle loro lingue, culture e territori, e che il pubblico si stia interessando alle singole verità che ognuno ha da raccontare e ai modi in cui le espone, invece che alla collocazione in generi o classifiche. Speriamo quindi che la scena italiana possa continuare ad aprirsi alle influenze esterne, senza però perdersi nell’emulazione di ciò che già c’è ed è stato fatto. Cosa succederebbe se di qui a qualche anno si ripetesse di nuovo, e sempre qui in Italia, un evento simile a quello delle radio libere degli anni ‘70, le quali hanno rivoluzionato in modo straordinario il modo di fare e ascoltare musica nel nostro Paese?".
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L'articolo I Bob and the Apple sono la prima Skype band del pianeta di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-01-20 10:56:00
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