In quarantena Bobo Rondelli trasforma Lucio Battisti in Jimi Hendrix

Chiuso in casa, l'artista livornese scalpita come tutti noi. E allora decide di prendere la chitarra e regalarci una versione di "Amarsi un po'" folle e bellissima. Guardare per credere

Una foto promozionale di Bobo Rondelli
Una foto promozionale di Bobo Rondelli

Se conoscete Bobo Rondelli, sapete che non è un artista facilmente ammaestrabile, è un vero animale allo stato brado, che in questi giorni di quarantena, ci ha confessato, "va in su e in giù coi piedi e col cervello". Per la nostra gioia, e per passare un po' di tempo, ci ha regalato una versione di Amarsi un po', classico di Mogol/Battisti del 1977, in una versione da appartamento, acustica, ma al contempo bella tirata. Perché l'ha immaginata, parole sue, come se alla chitarra ci fosse un giovane Jimi Hendrix

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"Battisti è un grande compositore, tanto che Bowie ne era appassionato. Amarsi un po', con quel riff ai livelli di Stivie Wonder e con quel bellissimo testo che sembra un trattato sul concetto dell'amore ideale che pienamente condivido, rispettando la persona amata da una simbiosi soffocante e possessiva. Tutto lì, mi piaceva dargli una veste più in stile che so, Pearl Jam? Boh?", ci racconta Bobo.

Cantautore, attore e scrittore livornese, potete approfondire la sua storia nel romanzo autobiografico Cos'hai da guardare (2019),  in cui l'ultimo maledetto della canzone e della poesia italiana parla della sua infanzia, di donne, alcol e droga, di musica e bellezza, della sua Livorno, della galera per atti osceni, del lutto per la perdita dell'amico bassista Alessandro Minuti, e poi l'amore per i Beatles, Iggy Pop, Lou Reed, Guccini e l'eredità lasciata dal concittadino Piero Ciampi. Bono è un artista che incarna l'indolenza e il genio fai-da-te tipico della livornesità verace.

Nella sua carriera ha registrato prima con L'Ottavo Padiglione, band sarcastica e iconoclasta, il cui nome deriva dal reparto psichiatrico dell'ospedale di Livorno, e da solo, passando dal rock al cantautorato, dal reggae ai toni jazzati. Ha collaborato con Mauro Pagani a un progetto lasciato incompiuto, ha suonato con gli arrangiamenti di Stefano Bollani, ha scritto per il cinema, lavorando con Paolo Virzì, che ha girato anche il film documentario sulla sua vita, dal titolo L'uomo che aveva picchiato la testa, ha recitato ne La prima cosa bella e ne La pazza gioia, ha collaborato con la brass band L'Orchestrino, è apparso de I delitti del Bar Lume e, di recente, l'abbiamo visto sul palco di Sanremo 2020 con Irene Grandi, nella serata dei duetti a cantare insieme La musica è finita di Umberto Bindi.  

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Un personaggio mai banale, che scalpita in casa come tutti e che aspetta la fine della quarantena per "un bel massaggio, camminare a piedi nudi nell'erba e un tuffo in mare". Impossibile dargli torto.

 

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L'articolo In quarantena Bobo Rondelli trasforma Lucio Battisti in Jimi Hendrix di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-03-31 11:38:00

COMMENTI (1)

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  • paolo.farina6 4 anni fa Rispondi

    Mi sarebbe piaciuto vedere inquadrata anche la chitarra per osservare la posizione della mano sinistra mentre fa gli accordi sul manico