BOOK IT: Anima Latina

Il 6 marzo è uscito per No Reply "Anima Latina", il nuovo libro di Renzo Stefanel dedicato al capolavoro di Lucio Battisti del 1974. Vi proponiamo estratti di alcuni capitoli con gli interventi di Dente e dei musicisti che hanno suonato il disco.



IL MANGIANASTRI (di Dente)

"Anima Latina" è il mio disco dell'isola deserta. Penso di averlo acquistato all'età di 13 o 14 anni. […] Ho tanti ricordi legati a questo disco. Il giorno in cui l'ho ascoltato per la prima volta, quando è partita "Due Mondi" sono corso allo stereo per schiacciare stop perché pensavo che mi stesse «mangiando» la cassetta. Capitava che il nastro si impigliasse negli ingranaggi e venisse risucchiato dall'apparecchio producendo un suono simile all'inizio di quella canzone. Ecco perché quell'aggeggio si chiama anche «mangianastri.» Con "Anima Latina" ho compreso appieno l'espressione «essere rapiti» perché è questo che ha fatto: mi ha preso con dolcezza e stupore e non mi ha più lasciato. […] Ricordo un giorno, avrò avuto 15 anni, in viaggio con i miei genitori, durante una sosta mi misi a correre giù per una collina con gli occhi chiusi cantandomi in testa «io disperato con un mantello alato sopra un monte corro...»: "Macchina del tempo" era la descrizione del mio stato emotivo e io correndo mi sentivo volare via insieme alla musica che era l'unico alleato che c'era, l'unico modo per viaggiare, l'unico per sentirsi bene, capiti, sollevati, altrove. I suoni, gli arrangiamenti, i testi enigmatici non solo per l'uso delle parole ma anche nel modo stesso di cantare, il suono della voce, spesso sporca e camuffata, erano una cosa mai sentita prima (e neanche dopo), che definire affascinante sarebbe riduttivo. Le parole per descrivere il luogo della mente in cui vengo scaraventato quando ascolto questo disco non si trovano sul dizionario. […] La domanda che mi faccio da allora quando finisco di ascoltarlo (sempre tutto, dall'inizio alla fine) è questa: come diavolo è stato possibile realizzare una cosa come questa?! La cassetta ce l'ho ancora. Un giorno, non molto tempo fa, ascoltandola in macchina l'autoradio me l'ha mangiata davvero. Ho dovuto smontare la radio, aprirla ed estrarre il nastro che era diventato una piccola fisarmonica. Era spezzato. Come un chirurgo ho operato riattaccandolo con un piccolo pezzo di scotch. Funziona ancora. Un nastro - tra i tanti prodotti - ma mio per sempre.

GLI UOMINI CELESTI

Tornando a "Gli Uomini Celesti", […] è interessante che nella prima strofa la voce di Battisti sia effettata, quasi "inscatolata", con un sottofondo molto discreto, pieno di pause e note lunghe, lasciate andare, a sottolineare la "speranza spezzata" del protagonista. Interessante pure che nella seconda strofa, dove si "incriminano" le false soluzioni, il clima sia più movimentato, con una chitarra acustica usata in funzione ritmica e l'altra che stride grattando le corde all'altezza della paletta. La voce, all'inizio nuovamente "inscatolata" […], sembra entrare e uscire dall'effetto, per chiudersi definitivamente in esso sulle parole "copra ogni tormento": un'evidente metafora musicale del tentativo di scrollarsi di dosso i falsi miti, che la presa di coscienza della loro erroneità implica e stimola. […]
E qui, colpo di scena sonoro. Dopo un accordo di chitarra synth […], c'è una nota bassa, forse di synth o sempre di chitarra effettata, quasi la sirena di una nave, in Do, una nota che non c'entra assolutamente nulla con la scala usata nel brano, anzi è una dissonanza. E si prolunga per sei battute, ma non in 4/4, come è il resto della canzone, ma in 6/4. Accompagnano un (altro?) synth a note alte, la solita chitarra grattata alla paletta, la batteria, le percussioni (forse un guiro o una cabasa). L'intermezzo è notevole per due motivi. Da un lato è un richiamo abbastanza esplicito a un brano di Milton Nascimento e Lô Borges contenuto nel solito "Clube Da Esquina", "Um Girassol Da Cor De Seu Cabelo", dove a 2'08" la canzone si interrompe improvvisamente per dare spazio a un intermezzo di archi introdotto da un violoncello su una nota dissonante rispetto alle precedenti e dal suono simile, appunto, alla sirena di una nave. Dall'altro, però, visto che Battisti non copia, lo spunto è rivissuto in maniera straordinariamente moderna: sarà quel synth così kraut, sarà la sensibilità europea di Battisti, ma l'intermezzo, pur con tutte le sue percussioni brasileire (o forse a causa di esse e del loro strano connubio con l'elettronica), più che al brano di Milton Nascimento e Lô Borges fa pensare a certe soluzioni "etniche" del Bowie fine anni Settanta (l'intro di "African Night Flight", 1979, da Lodger) o addirittura dei Duran Duran (l'intermezzo di "Hungry Like The Wolf", 1982, da "Rio"). Non si tratta certo di filiazioni dirette, sia chiaro. Quello che è notevole è come Battisti anticipi una certa sensibilità anni Ottanta. Non è certo questa l'unica volta.

Finalmente, a 3'24" inizia l'ultima strofa: […]. Ora la voce è libera dall'effetto "inscatolamento" e su "orizzonti più vasti" si circonda di un riverbero che sembra squadernarceli davanti, questi orizzonti. L'accompagnamento fluisce libero, senza timori, stop o pause: è il fluire libero della vita, il prenderne in mano consapevolmente le redini, il risorgere della speranza. Ma chi sono gli "uomini celesti"? Mogol: "Comunque qualcosa di ideale: sono gli uomini che farebbero arrivare un mondo migliore." "Celeste", qui, indica sicuramente una provenienza dal cielo (quello in cui volavano liberi i colombi, d'altro canto), inteso come ideale. Ma al tempo stesso, giocando sul suo doppio significato, è ricollegabile a una simbologia precisa che nelle canzoni di Giulio Rapetti hanno il celeste e le sue sfumature: […] purezza e passione.

RICORDI (dei musicisti di Anima Latina)

Di "Anima Latina" comunque ho anche un altro ricordo: quello di un invito a pranzo in una trattoria lì vicino a Cologno, dove Lucio ci aveva invitato a fine disco. Già il fatto ci fece svenire (ride, NdA). Ma in realtà lui pagò il suo caffé e se ne andò via. Noi stavamo andando via convinti che lui avesse pagato quando l'oste ci fa: «Ragazzi, dove cazzo state andando?» – «Eh, ma non ha pagato il signor Battisti?» - «No, no, il signor Battisti ha pagato il suo e poi è andato via».

Massimo Luca (chitarrista), cap. 9, pag. 148-149

Io mi ricordo di una volta che mi hanno accompagnato in stazione con la macchina che guidava Lucio: c'era Giulio di fianco e parlavano di fatti politici e credo che stessero meditando di votare forse addirittura il Partito Comunista, perché c'erano queste storie che Lucio era visto come un destrorso.

Bob Callero (bassista), cap. 11, pag. 176

Gianni Dall'Aglio venne, portò, non so per che motivi, un bel fallo di gomma nero, dentro alla sua confezione di plastica trasparente. Rimanemmo tutti a bocca aperta: era un'epoca molto libera sessualmente, ma questi toys di gomma non giravano come adesso. Lucio si divertì un casino, rise con lui, stettero a parlare per mezz'oretta dopo di che Dall'Aglio si mise alla batteria e nel pomeriggio fece due pezzi, "Gli Uomini Celesti" e "La Nuova America".

Franco Loprevite (percussionista), cap. 17, pag. 232

Riuscii insieme a Callero a coinvolgere Lucio in questa cosa dei tempi dispari che nella musica che si sentiva di solito nessuno usava, a parte forse Demetrio Stratos, che era greco e i Greci usano i tempi dispari. Lucio era affascinato da questa cosa e ne mise dentro qualcuno. La scelta definitiva era sua: decideva tutto lui. Noialtri davamo degli spunti, se ci veniva un'idea, come si fa in tutti i gruppi. Litigavamo, anche. Io dicevo: «Ma no, non puoi essere così fossilizzato nella musica di cassetta: uno come te dovrebbe anche fare delle cose d'avanguardia.» E lui: «Ma no, non è una questione di cassetta o di non cassetta…».

Franco Loprevite, cap. 17, pag. 234



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L'articolo BOOK IT: Anima Latina di Renzo Stefanel è apparso su Rockit.it il 2009-03-25 00:00:00

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COMMENTI (7)

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  • myxomatosis 15 anni fa Rispondi

    a me di anima latina piacciono alcune immagini che evoca che mi sembrano nitidissime! è come se quelle storie le avessi inglobate e ogni volta che lo ascolto mi sembra di vedere quelle vigne, il fosso, le grosse mamme dalla pelle marrone, "apriamo il frigo ho fame", eheh. poi la musica è qualcosa di superlativo.
    io però non ci sento depressione, ma amore per la vita in tutte le sue contraddizioni.
    "la gioia della vita, la vita dentro agli occhi dei bambini denutriti, allegramente malvestiti che nessun detersivo potente può aver veramente sbiaditi."
    la mia preferita è uomini celesti, come si apre nel finale è stupendo. ma sono tutte belle.

  • utente0 15 anni fa Rispondi

    Il mio preferito di Battisti rimane Il Nostro Caro Angelo.
    Di Anima Latina mi hanno sempre colpito le parole che evocano i fantasmi della depressione e dell'impotenza sessuale, sottolineate dagli interventi nevrotici degli strumentisti e dal falsetto battistiano. Un'alchimia irripetibile. Musicalmente la title-track è il pezzo migliore.

  • simultanea 15 anni fa Rispondi

    "Il salame" non è assolutamente sciocca!!!!
    E' la scoperta del sesso tra due persone giovanissime!!!
    Non c'è niente di sciocco in Anima Latina.
    E' IL CAPOLAVORO ITALIANO.

  • circobazooko 15 anni fa Rispondi

    .


    (Messaggio editato da circobazooko il 31/03/2009 20:07:01)

  • circobazooko 15 anni fa Rispondi

    Da un po' di tempo sto cercando il vinile di "anima latina"
    ed "il nostro caro angelo" da inviare ad un collezionista amatore di ottima musica in USA... credo li battisti sia purtroppo poco conosciuto. E' stato uno dei più grandi!!

    Un plauso anche al Moog in anima latina... ben lontano dalle paperette prog dei Genesis

    ... ma chi mi spiega la sciocca "il salame"??? Perchè??
    :?


    (Messaggio editato da circobazooko il 31/03/2009 20:06:37)

  • iosonouncane 15 anni fa Rispondi

    uno tra i cinque dischi fondamentali della musica prodotta in italia dal dopoguerra ad oggi

  • mariopanzeri 15 anni fa Rispondi

    Per me l'inizio del disco, con la voce incerta di Lucio che cerca di ritrovare il sentiero smarrito, è quanto di più emozionante mai sentito in vita mia.