"Slegate quella capra, quella capra indiavolata". Già dal primo verso, il nuovo singolo di Bruno Belissimo in collaborazione con Le Feste Antonacci, Centocelle Nightmare, è un assurdo trip nonsense, a metà tra la parodia e l’omaggio delle atmosfere promiscue anni ’80, dell’italo disco e del funk, perfettamente coerente con la discografia del producer e, ancor più nello specifico, del suo ultimo disco Tucker e del singolo L’italiano fantastico. In attesa del nuovo album, Maison Belissimo, in uscita il 30 aprile.
Per raccontare Centocelle Nightmare, nome preso dall’omonima versione italiana dei California Dream Men, Bruno Belissimo e Le Feste Antonacci ci hanno voluto regalare una doppia intervista tra l’estetica lo fi e il distanziamento sociale: Bruno parla da casa sua a Bologna, mentre Leonardo e Giacomo si trovano a Parigi. Trovate il video qua sopra, caratterizzato dallo stesso spirito delirante del singolo, con tanto di rivelazione di Bruno del suo fetish per i piedi.
La demenziale disco che Bruno Belissimo e Le Feste Antonacci plasmano è frutto di un incontro ideale tra Squallor, Pino D’Angiò e Rick James: oltre alla già citata capra indiavolata, si parla di seminari sulle dite dei piedi, di un fantomatico Gianmarco che parla in giapponese, di facce deturpate dall’ira, di un orso campione di briscola e di chissà quante altre immagini surreali, in un misto tra il cantato e l’urlato a tratti incomprensibile. Non che sia fondamentale capirci qualcosa, anzi: dopo 10 secondi siamo comunque già proiettati in pista, trascinati da questa incredibile formula di groove al cubo.
Ciò che rende davvero spettacolare Centocelle Nightmare, al di là del suo testo allucinato, è quanto sia stratificato nell’arrangiamento: già dopo i primi secondi del brano, aperto da due accordi di synth, si crea un sottobosco musicale intricatissimo e super funk, che si appoggia su un basso da urlo. Impossibile cogliere tutto al primo ascolto, ma neanche al ventesimo probabilmente: ogni volta che si rischiaccia play, si finisce per cogliere un dettaglio nuovo, che sembra palesarsi per pochi secondi per poi svanire di nuovo nel nulla.
Oltre al rammarico per non poter (ancora) scatenarsi in pista su una hit così esplosiva, c’è una domanda che sorge: ma se questo è quello che Bruno Belissimo e Le Feste Antonacci riescono a condensare in appena 3 minuti di musica, cosa succederebbe se facessero un intero disco assieme. Mi rivolgo direttamente a loro: un pensierino fatecelo, per favore, che qua abbiamo bisogno di ballare.
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L'articolo Bruno Belissimo e Le Feste Antonacci, quando il groove diventa nonsense di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2021-04-02 14:24:00
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