Tuono Pettinato, al secolo Andrea Paggiaro, con la sua bellissima maglietta di Herzog scritta con il font del logo dei Danzig, racconta con la sua voce dolce e un po' impastata del perché da piccolino abbia iniziato a disegnare con tutti i colori scuri e inquietanti, il blu, il marrone, il viola, creando la preoccupazione delle maestre dell'asilo e l'apprensione dei premurosi genitori. Così inizia Tuono di Dario Marani, distanziandosi subito dal prototipo-icona del film su un fumettista come lo sono stati Stan Lee: Mutants, Monsters & Marvels o Herblock: una matita al veleno del concetto stesso del mondo mitizzato del fumetto e di tutti i suoi stereotipi.
Non aspettatevi quindi montaggi in split screen pre-Nashville o alternanze insistite e talora fastidiose di stralci di agiografia amarcord (con quella patina persistente di spontaneità totale che alla lunga risulta un po' falsa), ma immagini in full screen, sempre con un'ottima fotografia, pronte a raccontare in modo sincero le due anime di uno dei più brillanti intellettuali della sua generazione, invece di tanta fuffa buona solo per ricordare i miti di ieri e a datarli come il carbonio-14.
Prodotto dalla Fish Eye e dal 31 marzo in esclusiva su ITsART, Tuono nasce da un'intervista realizzata nel 2015 da Dario Marani per Fumettology - i miti del fumetto italiano (allora su Rai 5 e ora su RaiPlay), diventata la spina dorsale e colonna portante del documentario. Ecco, questo film ne è il perfetto ampliamento della prospettiva. Affrescato in un entusiasmante, caldo, affettuoso, ritratto, Tuono è un viaggio sereno e coinvolgente a ripercorrere la sagoma e lo spessore di qualcosa di colossale che solo incidentalmente sembra essere stato uomo e artista, poco più di un'ora emozionante e insieme illuminante per chi lo ha conosciuto da vicino così per chi lo approccia per la prima volta.
Un viaggio dove convivono in un mosaico perfetto di chi è rimasto e ha respirato da vicino in vita Tuono Pettinato, con le immagini di repertorio, parecchie e inedite. E quindi ecco la figura della mamma Lia Remorini, fotografata con naturalezza pittorica nell'intimità stranamente familiare della casa, dell'amico d'infanzia Nico Ambrosino, alias John D. Raudo, e Ratigher, ovvero Francesco D’Erminio, rispettivamente voce/chitarra e voce/basso dei Laghetto (perché “Alla fine tutto porta ai Laghetto”, come mi disse avvedutamente Marco Pecorari anni fa) in cui Tuono suonò la sua oramai mitica fake-guitar fino a diventarne front-man o almeno uomo-immagine, Dottor Pira che (tra l'altro...) dei Laghetto curò la veste grafica di Pocapocalisse (e tutto torna), Micol & Mirco, LRNZ (gli ultimi quattro con Tuono formavano il collettivo dei Super Amici), i Manetti Bros, che rievocano un inedito Andrea “attore” in Song 'e Napule e ne L'ispettore Coliandro, Dario Moccia, Silvia Bencivelli, Francesca Riccioni. Tra gli altri, e al netto dei molti che comunque mancano.
Insieme a loro piovono immagini incredibili, pubbliche e private. Colpiscono quelle di Andrea bambinetto, nella sua Toscana, in costume, nei biglietti d'auguri, e poi giovanotto con la t-shirt di Harvester Of Sorrow dei Metallica, con una faccia già riconoscibile e istintivamente amica, e infine quello noto nei video inediti dei concerti. Ma gran parte del fascino di Tuono è dato proprio da Tuono Pettinato stesso e dal suo raccontarsi in modo spontaneo, empatico, magari a tratti naif (come quando parla della rielaborazione di funzione del suo io personaggio-fumetto), surreale ma mai delirante, al tempo stesso leggero e profondo – non a caso prese il nome da Borges, disegnò i classici greci e chiamò un suo personaggio Chatwin.
Ecco, in quelle leggere profondità c'è di certo il pezzo migliore di Tuono e il motivo per cui dedicargli un'ora del vostro tempo. Tuono racconta, o meglio sintetizza, dalle auto-produzioni anarcoidi alla notorietà su Rizzoli come insolito divulgatore storico, la vita personale e artistica di una matita umile, chiusa e delicata con gli altri e auto-ironica con sé stessa fino ad abbonarsi a una rivista di onoranze funebri o a far finta per sette anni di saper suonare la chitarra; rispettosa del prossimo, incapace di dire di no agli altri per paura di ferire/si e che quindi nella vita mugugnava e a seconda del mugugno si poteva capire il grado del suo dissenso; che delegava ai suoi disegni il proprio disagio, la critica sociale, la totale consapevolezza della drammaticità della vita e quel lato oscuro che ciascuno ha ma soltanto i migliori sono in grado di non farlo pesare agli altri. Il tutto con semplicità e nera ironia.
Il motivo perché il piccolo Tuono disegnasse con il verde fango e il blu scuro non ve lo spoilero, ma vi posso dire che ha a che fare con la consapevolezza di sé, l'auto-accettazione e pure un pizzico con l'essere punk, a patto che essere punk abbia ancora un senso e voglia ancora dire essere dal lato dei buoni. Anche se per qualcuno esser buoni vuol dire essere dei “soggettoni”.
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L'articolo Buono come Tuono Pettinato di giorgiomoltisanti è apparso su Rockit.it il 2022-04-05 11:10:00
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