The Cage, 20 anni tanto ganzi

Era un piccolo locale fumoso (come racconta un bel libro di ricordi), l'unica alternativa per la musica a Livorno. Con gli anni è cresciuto, fino a ospitare Calcutta, i Maneskin e mille altri. Con Rockit PRO ci puoi suonare anche tu

Lo Stato Sociale al Cage, foto di Sebastiano Bongi Tomà
Lo Stato Sociale al Cage, foto di Sebastiano Bongi Tomà

Il The Cage, storico live club di Livorno si unisce alla rete di locali e festival che faranno suonare live gli utenti di Rockit PRO Base e Premium! Per candidarsi basta inviare una mail a questo indirizzo. Di seguito, le date in cui poter suonare:

Sabato 29 Ottobre - IBISCO
Sabato 5 Novembre - DON SAID
Sabato 19 Novembre - EUGENIA POST MERIDIEN
Sabato 26 Novembre - 43.NOVE
Sabato 3 Dicembre - NICO AREZZO
Sabato 10 Dicembre - BARTOLINI

Måneskin al Cage, foto di Sebastiano Bongi Tomà
Måneskin al Cage, foto di Sebastiano Bongi Tomà

Il 2022 è un anno speciale per uno dei live club più importanti d'Italia, punto di riferimento per la Toscana e per le date "al mare" di artisti di casa nostra e internazionali: il The Cage di Livorno compie 20 anni di attività al servizio della musica indipendente e non, un teatrino in cui sono passati Melvins, Lagwagon, Melissa Auf Der Maur, Asian Dub Foundation, Soulfly, Tito & Tarantula, Kaki King, Bombino, Tonino Carotone, Satanic Surfers ma anche tutta una serie di band che, dopo il passaggio al Cage, hanno fatto il botto.

Lì dove Bobo Rondelli, Zen Circus e Motta sono di casa, hanno suonato Måneskin, Gazzelle, Calcutta, Pinguini Tattici Nucleari, Le luci della centrale elettrica, Coma_Cose, Cosmo, Brunori SAS, Diodato, Mahmood, Fast Animals and Slow Kids, Frah Quintale, Ghemon, Lo stato sociale, Salmo, Rancore, Venerus, I Cani...

Calcutta al Cage, foto di Sebastiano Bongi Tomà
Calcutta al Cage, foto di Sebastiano Bongi Tomà

Il Cage non si è fatto mancare nulla nel corso degli anni, portando in una città di provincia tutti quegli artisti che uno o due anni dopo avrebbero approdato a palasport, grandi festival, palchi ben più grandi, ma non di maggiore importanza, perché se c'è una cosa che abbiamo imparato dalla pandemia è il valore di riuscire a tenere in piedi un live club che possa far divertire un pubblico più eterogeneo possibile e in cui possano muovere i primi passi quei progetti che poi sono destinati al successo

Non solo emergenti: in questi 20 anni hanno calcato il palco del teatrino anche  Subsonica, Marlene Kuntz, Afterhours, Morgan, Tre Allegri Ragazzi Morti, Verdena, Nada, Punkreas, Il teatro degli orrori, Linea 77, Calibro 35, Vinicio Capossela, Modena City Ramblers e Bandabardò, nomi che a ricordarli tutti ci vorrebbe un libro... 

E libro fu: si intitola The Cage, 20 anni di Live Club, è edito da Sillabe - in libreria dal 24 ottobre - e contiene le belle foto di Sebastiano Bongi Tomà che durante la storia del club è il fotografo resident, sempre sotto palco a immortalare concerti che a rivederli tutti insieme vengono i brividi e qualche lacrimuccia. Un libro dedicato alla memoria dell'indimenticato Toni Soddu in cui, anche tramite le interviste a Toto Barbato e Mimmo Rosa, vengono ripercorsa tutta la storia del locale, dalle prime intuizioni nel 1987 di creare un locale alternativo a Livorno, alla consacrazione come punto di riferimento regionale e non solo nel Teatro Mascagni di Villa Corridi, in cui si trova ancora oggi.

Due ragazzi che suonano, Toto negli Snaporaz (ma lo avete visto anche in  Ovosodo di Virzì e altri film) e Mimmo nei Chromosomes, col sogno di intercettare tutta gente che si rompe i coglioni nella Livorno di inizio anni Novanta perché non c'è mai una sega da fare, tanto per usare parole locali. Missione compiuta. Oggi, in una serata tipo al Cage lavorano circa 30 persone, fra addetti alla produzione e all’accoglienza, bariste, addetti alla sicurezza, al guardaroba, tecnici e assistenti. C’è gente che ha imparato un lavoro e magari oggi lo fa in giro per l’Italia. Una cosa incredibile per una città particolare, unica, come Livorno. Qui uno stralcio dal libro:

Salmo al Cage, foto di Sebastiano Bongi Tomà
Salmo al Cage, foto di Sebastiano Bongi Tomà

Il salotto buono a Livorno non esiste. Ma ai livornesi piace stare fuori. Perciò l’assunto è servito: «Se vuoi fare un locale che funziona a Livorno devi avere un bello spazio esterno». Ma non uno qualunque: ci vogliono i muretti, le spallette, come quelle che ci sono ai moletti o lungo i fossi. Niente sedute comode, insomma. Basta fare un giro in città per capirlo. Siamo fatti così e per un locale può sembrare un controsenso, perché l’obiettivo è portare gente dentro, mica lasciarla fuori. Ma vuoi mettere il vizio di andare in un posto, magari a tarda sera, e gozzovigliare fuori, tra una chiacchiera e un sorso di birra? In realtà è un flusso continuo tra chi entra e chi esce, come se spazi interni ed esterni fossero due anime dello stesso posto. «Il fuori – come lo chiama Toto – è una nostra peculiarità. Lo abbiamo proposto e curato quando eravamo a Stagno, lo stesso facciamo da quando siamo in Villa Corridi». Altra peculiarità del Cage è il dresscode: non esiste. «Ognuno viene vestito come gli pare, diamo libero accesso a tutti, vogliamo un luogo esente da preconcetti». Anche da forme di intolleranza e razzismo. «L’integrazione fa parte dei nostri valori – prosegue Toto –. Proponendo cultura e aggregazione anche noi facciamo politica e ospitiamo anche dibattiti. Siamo parte di un tessuto antifascista e aperto; in certe occasioni abbiamo dovuto lanciare messaggi scomodi. Siamo divisivi, ma del resto non siamo una discoteca. Siamo un live club livornese, diverso da tutti gli altri». 

Il vanto del Cage è quello di poter creare una realtà super figa anche in provincia, non solo in una metropoli, di poter far divertire un sacco di ragazze e ragazzi che altrimenti si troverebbero per strada, di accogliere nuovi trend senza rimanere ancorati solo all'usato garantito, di creare posti di lavoro e nuove figure professionali, di intercettare e far suonare i nuovi progetti che da lì a poco faranno il botto, persino di fare alcune date a rimessa che non fanno bene al portafogli, ma alla cultura sì. Un luogo importante, che ha resistito alla pandemia e che è sempre più desideroso di continuare.

Motta al Cage, foto di Sebastiano Bongi Tomà
Motta al Cage, foto di Sebastiano Bongi Tomà

«Lavorare in una città di provincia – sostiene Toto Barbato – da una parte è più difficile perché, ad esempio, di fronte a certi artisti, soprattutto quelli internazionali, non basta arrivare prima. Per portarli a Livorno devi sperare che, nei tour precedenti, siano già passati da Bologna o da Firenze e così magari al giro dopo scelgono la nostra città. Ma del resto, va detto che la provincia dà una spinta e un’emergenza artistica per andare oltre. Ti fa sognare, scappare, inventare mestieri, scrivere canzoni o aprire locali».

Lunga vita al The Cage! Se volete suonare lì con Rockit PRO, inviate una mail e candidatevi!

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L'articolo The Cage, 20 anni tanto ganzi di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-10-14 08:00:00

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