Nel brano presentato a Sanremo, Ringo Starr, i PTN empatizzavano con la figura del batterista, relegata sul fondo della scena adombrata dal luminescente profilo del duopolio chitarra-voce. Stessa sorte tocca ai bassisti, il cui ruolo è avvolto da un alone di credenze e falsi miti: l’immagine dell’interprete dedito a fissare i tasti del proprio strumento in un angolo del palco senza alzare mai lo sguardo sul pubblico è ormai un luogo comune. Sfatato da decine di esempi.
Cristiano Sbolci, livornese classe ’89, è uno di questi. E, in effetti, più che bassista ama definirsi cantautore, anche se in realtà muove i suoi primi passi all’interno dell’ambiente dei Siberia, i cugini cattivi del nuovo pop italiano, la band concittadina che abbiamo avuto modo di apprezzare e raccontarvi più volte.
Durante il primo periodo "siberiano", Cristiano ha accantonato la sua vena compositiva al servizio del gruppo, "essendo io subentrato nei Siberia avviati, con uno stile già definito, non potevo inserirvi appieno tutto quello che invece fa parte del mio immaginario". Al termine del secondo tour, Si vuole scappare, il bisogno di espressione ha, però, ricominciato a farsi forte e ha ripreso in mano la penna firmando alcuni brani dell’ultimo disco della compagine toscana – My love e Mon amour –, collaborando come co-autore per artisti del panorama italiano – Michele Merlo e Comete – e, soprattutto, dando vita alla prima formazione del suo progetto solista. Che in realtà, almeno all’inizio, solista non era: "Quando il progetto è nato aveva preso la forma di gruppo, impostazione che ha mantenuto per circa un anno e mezzo. Dopo una pausa e la chiusura dell’altro progetto nel quale militavo, ho scelto di riprendere in mano le redini di Caleido indipendentemente".
E poi ci rido su, edito quando ancora i Siberia non si erano sciolti – e perdonatemi se l’espressione mi fa un po’ sorridere –, debutto discografico dei Caleido, è una convincente prova stilistica, anticipazione di quel che dovremmo aspettarci, un progetto dall’animo blasè, in bilico tra un sound british d’altri tempi e reminescenza cantautoriali evidentemente riscontrabili nei testi ricercati, con una particolare predilezione per la scuola di una città.
"Ho guardato spesso alla capacità di scrittura di Bianconi. Ma, se parliamo di ispirazioni, devo ammettere che i miei artisti preferiti non sono toscani. Adoro la scena del pop emiliana, soprattutto bolognese, Lucio Dalla sopra tutti, ma anche Cremonini e Carboni sono sempre presenti nelle mie playlist. Diciamo che Bologna svolge un ruolo importante in tanti aspetti della mia vita", dice Cristiano.
Ridicolo, proseguendo per lo stesso filone vintage e malinconico, è il brano giusto per accompagnarci in questo particolare settembre che segna la fine di un’estate agrodolce e insolita. "Per un momento ho pensato di chiamarla Riviera, ma poi mi sono reso conto che quando parlavo del brano inconsciamente l’ho sempre intitolato Ridicolo. Le atmosfere alla "Borotalco", i riff con i sintetizzatori e le Superga scolorite mi sono sempre piaciuti moltissimo, forse non sono altro che rimandi di un’infanzia vissuta sul mare", spiega il cantautore. Momenti di un’infanzia, o semplicemente di una leggerezza mancata, che Cristiano cerca di far rivivere tra le sue strofe.
"La canzone è nata per caso, quasi una sfida, un far navigare la mente oltre gli spazi chiusi del lockdown. Martina è il simbolo della voglia di molti di tornare alla spensieratezza delle origini, a un tempo e un luogo che ci sono sfuggiti di mano e che cerchiamo ovunque. Ho voluto raccontare in modo più diretto possibile la voglia di partire e la voglia di tornare che spesso abbiamo nei momenti in cui ci troviamo lontani, fisicamente ed emotivamente".
Con questo brano, Caleido avvia la sua collaborazione con Pulp Music, una nuova etichetta discografica milanese, due indizi fanno una prova: "Diciamo che i segnali sono effettivamente inequivocabili, quindi ti posso tranquillamente dire che il singolo è solo un assaggio di quello che sarà il nuovo album. Rispetto al disco precedente, la mia personale esigenza di espressione è la stessa, ma sicuramente l’incontro produzione di Federico Nardelli e Giordano Colombo, mi hanno dato modo di pensare a un nuovo abito con il quale vestire quegli attimi di vita che ho sempre raccontato nelle mie canzoni".
Non ci resta che aspettare.
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L'articolo CALEIDO: dai Siberia alla Riviera di Marco Beltramelli è apparso su Rockit.it il 2020-09-09 16:40:00
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