Jack Sapienza è un produttore classe '89, è anche autore, sceneggiatore, regista e co-fondatore della casa di produzione RKH, nonchè membro del duo Jack Lo Smilzo, con cui cura numerosi video, podcast e cortometraggi. In collaborazione con Andrea Dipa, regista e fotografo torinese classe '96, anche lui co-fondatore di RKH, ha dato vita a Sampling World, un format che li porta a visitare diverse città nel mondo, alla ricerca di suoni e immagini da campionare, raccogliendo report di viaggio e interviste con musicisti (disponibili su YouTube) e strumentali inediti (disponibili su Spotify).
Il progetto ha immortalato le voci e le immagini di molte città, tra cui Hong Kong, Parigi, Berlino, Los Angeles, Mosca e altre, ma durante i mesi di lockdown i due hanno deciso di creare un'edizione speciale del progetto, girato stavolta in Italia, a Torino, nella loro città. Le riprese, fatte quando ancora era consentito muoversi per la città nel rispetto delle misure di sicurezza, testimoniano il silenzio e l'anomalia di una città nei giorni di quarantena.
Abbiamo chiesto ai ragazzi di raccontarci tutto su questa loro avventura, che continuerà in altre città italiane, dove già i due si sono recati per "raccogliere il silenzio".
Come è nato il progetto Sampling Word?
Jack: Il progetto Sampling nasce da una smodata curiosità. Sentivamo l’esigenza di allargare i nostri orizzonti. Ogni volta che ci capitava di viaggiare per lavoro, venivamo involontariamente in contatto con un'interessantissima quantità di musica locale e storie da raccontare. Da ogni viaggio torni un po’ diverso. Così, abbiamo deciso di buttarci! Di andarcele a cercare quelle storie, per portarcele dietro sotto forma di suoni e immagini.
Si parte, come detto, con Torino. Quali le altre tappe del vostro tour di sonorizzazione?
Jack: Nella prima settimana siamo stati a Bologna, Firenze e Arezzo. Nella seconda settimana Roma e Napoli. Terza tappa, Milano. Ora abbiamo in mente di fermarci qualche giorno per iniziare a montare il materiale e organizzare le prossime tappe.
Cosa avete trovato in un Paese rimasto bloccato per mesi?
Jack: Devo ammettere che pensavo di incontrare più ostacoli. Nessuno ci ha fermato per chiedere che cosa stessimo facendo in giro con telecamere e microfoni. Sicuramente in giro si percepisce una gran voglia di riprendere il corso della vita "di prima". Credo che ad oggi sia ancora presto capire quanto questi mesi ci abbiano segnato e come le nostre abitudini si modificheranno. Certo, devo ammettere che il centro di Firenze completamente desolato mi aveva fatto un certo effetto.
Come lavorate per catturare la musica di una città?
Jack: Il processo creativo è più o meno sempre lo stesso. Durante il viaggio, che sia in aereo, in macchina o in treno, ascolto un’infinità di musica e inizio a creare una playlist con le sonorità che più mi colpiscono. Il primo giorno me lo prendo per studiare, di solito neanche apro il software: ascolto davvero 24 ore di musica di ogni tipo e epoca, non necessariamente legata al territorio, poi campiono i suoni che sento, le persone, le macchine, i musicisti di strada. Il secondo giorno inizio a tradurre in musica tutte le suggestioni del giorno precedente e generalmente iniziano le prime interviste. Una delle cose più importanti è chiedere agli artisti che intervistiamo di suggerirci della musica locale, di nicchia, che senza il loro consiglio non ascolteremmo. Dopo, torno a campionare tutto quello che trovo, adattandolo alla strumentale e confrontandomi con Andrea, l’altra metà del progetto, regista e direttore della fotografia di rara sensibilità artistica.
Andrea: Uno dei punti cardine di questo progetto è sicuramente la condivisione, ciò permette di semplificare il processo creativo. Jack di solito mi fa ascoltare le bozze delle produzioni, e questo mi aiuta a capire il tipo di immagini da ricercare all’interno del posto in cui siamo. Una cosa che adoro fare è riprendere la semplicità, i comportamenti delle persone e i piccoli gesti della quotidianità.
In generale qual è la città che più vi ha sorpreso?
Jack: Sicuramente Hong Kong. Mi ha colpito la frenesia delle persone. Hong Kong sembra essere una città costruita in verticale: la necessità di usare al meglio possibile il poco spazio a disposizione, considerando la quantità di persone che ci abitano, contribuisce a dare alla città una veste dispotica, futuristica. È stato piuttosto facile immaginare la musica di Hong Kong. Sarebbe bastato camminare in una via a caso registrando tutto con un microfono. Per quanto riguarda l’Italia, paradossalmente proprio la nostra città: Torino. Girare quelle immagini durante la quarantena in una città al contempo così familiare e così estranea, nuova, ci ha davvero catturato. Come in un "jamais vu’’.
Andrea: Sono d’accordo con Jack per Hong Kong, ma voglio mettere sul podio anche Reykjavík. Sembrava di essere in un posto immaginario, con un cielo infinito tinto di blu, le strade vuote e i Sigur Rós in cuffia. Ho amato questo posto.
Come scegliete gli artisti da intervistare per rappresentare la città (qua un esempio, tra tanti)?
Jack: Cerchiamo generalmente gli artisti più immersi nella città o quelli che ascoltiamo maggiormente. Li contattiamo su Instagram mandando i link dei video caricati su YouTube del progetto. Siamo sempre stati piuttosto fortunati, Sampling piace a quasi tutti e gli artisti che abbiamo contattato hanno acconsentito di prendere parte al progetto.
Una città "suona" meglio di mattina o di sera o di pomeriggio?
Jack: Dipende, ogni momento della giornata ha un suo particolare suono e ogni città, proprio come uno strumento musicale, o una voce, suona meglio o peggio in base all’ora in cui catturi i suoni. In questo senso è interessante pensare ai posti che visitiamo come ad un pianoforte: hai sette ottave a disposizione, ma non è detto che tu debba usarle tutte. Talvolta è bene usare la parte più grave dello strumento, in altri casi sono le ottave più acute a descrivere meglio il contesto in cui sei immerso. L’unica differenza è che al posto dei tasti bianchi e neri hai le porte della metropolitana che si chiudono, le posate dei ristoranti, i clacson delle macchine o l’ukulele scordato di un musicista di strada, ma cambia poco: tutto si può tradurre in note.
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L'articolo Campionando il suono del silenzio delle nostre città di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2020-05-29 15:38:00
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