Ogni volta è una specie di piccolo terremoto. Arriva all’improvviso, senza nessuna avvisaglia. Poi quando si realizza che cosa sta accadendo, quando poi il fatto c’è, è lì, ben presente davanti a noi, tangibile, si resta sempre un po’ storditi. Fa lo stesso effetto di quando si è dentro a una stanza buia e improvvisamente arriva qualcuno e spalanca le finestre e fa entrare aria e luce. Nella società dell’iperconnessione realizzare qualcosa di creativo e riuscire a mantenersi comunque abbastanza nascosti, è dote (sì, sì lo è) sempre più rara. La presenza, scenica e non, infatti è diventata parte integrante del lavoro. Il puro e semplice fatto di esserci. Nel preciso caso della musica non bastano più le canzoni. Mostri sacri, che mi riservo di non citare, ci erano già arrivati decenni e decenni fa, ma ammettiamolo, nel 2023 le cose si complicano notevolmente.
Come abbiamo tutti notato ogni cosa è partita da negozi di musica fisici. Di quelli proprio vecchio stile, esempi lampanti sono Tosi Dischi a Reggio Emilia gestito da Daniele Carretti degli Offlaga Disco Pax, Volume Dischi di Marco dei Fine Before You Came. Dieci copie di un vinile nero misterioso, per ogni negozio e come ben sappiamo, finite in meno di un istante. I pezzi sono due e anche lunghi e in realtà ascoltandoli si intuisce il perché della lunghezza. Ogni pezzo è diviso in due parti, una cantata dai Baustelle e una da I Cani. Quando ci si accorge del valore dell’opera (e dell’operazione di lancio) è ormai troppo tardi. In giro, almeno per il momento, non si trova più niente. Almeno fino a quanto, in tarda serata, sui canali social di 42Records, compare un link in cui si avverte che le 900 copie restanti della tiratura limitata a 1000, non vendute nei negozi selezionati, sono disponibili online. Non ho contato esattamente quanto tempo ci sia voluto, ma facciamo che in circa un paio di ore veniva annunciato il sold out. La cosa bella è che non sei obbligato a comprare per ascoltare, i due brani sono regolarmente riproducibili.
Già Contessa ci ha abituato a piccole meraviglie simili a questa, come ad esempio, la famigerata collaborazione con I Gazebo Penguins, in un EP che, diciamolo senza problemi, ha fatto la storia sia dell’ala più pop che quella più underground di tutta la scena indipendente italiana. Questa volta il tono si fa più raffinato, non si può dimenticare il fatto che è grazie al disco dei Baustelle che uscì in quel periodo, e poco prima, che Niccolò Contessa produsse uno dei suoi dischi più belli Glamour.
Ma come può suonare un featuring tra Baustelle e I Cani? Esattamente come ve lo aspettereste. Le tematiche sono alte e altre (nel senso di non banali), come del resto tutta la produzione ultima di Contessa, una vera e propria riflessione sulla condizione umana, velata di un sentimento dolce amaro, una specie di misto di auto-consapevolezza, stupore e commiserazione. I Cani e i Baustelle sono così ben intrecciate tra loro da arrivare quasi a non distinguersi più. E io credo sia stata un po’ questo l’obiettivo del tutto, nato forse quasi per caso. Si conosce bene, in passato, del resto, la grande stima che Contessa nutre per Bianconi & co. Non si sapeva invece che questa collab potesse un giorno essere possibile.
In Nabuccodonosor – Essere vivo, il side A, si inizia con un “Come stai?”, e viene un po’ da sorridere, in quanto potrebbe, volendolo (e noi lo vogliamo), sembrare un meme, di quelli che girovagavano ovunque qualche annetto fa, da tutte le canzoni it pop di questi anni e che iniziavano con la stessa medesima domanda. Difficile non pensare ci possa essere un’intenzione voluta. E si arriva a dire che è “Tutto troppo semplice”, e quante volte ce lo diciamo e ce lo sentiamo ripetere. Non siamo (tutti, nessuno escluso) le generazioni del tutto e subito? Tutto così semplice, che è difficilissimo non crollare mentalmente e fisicamente.
Visualizza questo post su Instagram
Ed è quasi inutile mettersi lì a pensarci su, perché in realtà l’uomo, sotto sotto, è sempre lo stesso e non cambia mai: “Non c'è forse dentro la tua voce/L'eco di un amore atroce/l'ombra di una connessione/Tra i cantanti micidiali della tua generazione e Nabucodonosor”. Come se la Trap fosse indissolubilmente annodata a tutta l’umanità che l’ha preceduta. È così, in effetti. E quindi che differenza c’è tra la voce di una persona vivente ed esistente nel 2023 e l’eco di un amore antico? La stessa fatica, le stesse risa, gli stessi occhi addolorati, la medesima voce di sempre, spezzata da un pianto, per esempio, per un amore non corrisposto.
Incalzano I Cani dicendo che “Il bello di essere vivo (Il prezzo di essere vivo)/È che c'è un serpente (Un serpente)/Dentro al mio giardino (Dentro al mio giardino)”, il serpente simbolo del male, un male oscuro di Bertiana memoria, che si annida dentro di noi dalla notte dei tempi, lo stesso che alberga nella nostra anima da centinaia di migliaia di generazioni umane e non accenna a passare. Perché nulla si crea e niente si distrugge. Nemmeno il male. E “Non scompiglia forse i tuoi capelli/Un poco dello stesso vento/che spirava a Babilonia/Che soffiava su altre vite e carovane già passate”. Un pezzo di una poesia e un acume spaventosi e strazianti.
In Canzone d’autore – L’ultimo animale, il side B, abbiamo un testo invece molto più criptico, in cui l’incipit cantato da Francesco Bianconi è narrativo e descrittivo. In cui si accenna ai pensieri di qualcuno e le considerazioni su ciò che lo circonda, un soffermarsi pigro, mentre non si ha niente di meglio da fare, sulle priorità di una vita. Ci si guarda intorno e si conclude che non è vero che “il cuorе è la cosa che conta/L'unico faro nel buio di questa stagionе”. Anzi. La banalità delle cose ci porta a riflessioni e conclusioni stupide, questo riportato poco sopra non è altro che un “pensiero mediocre in alta definizione”, e in un baleno sono chiare i grandi miraggi di questa epoca, in cui è tutta l’apparenza a far da padrone: “Quante illusioni banali/Fumo spacciato per grande canzone d'autore, ah”.
Visualizza questo post su Instagram
La condizione del singolo è manifesta nelle parole successive, in cui si intravede l’inutilità della persona sola rispetto alla grande massa che decide ogni cosa. E quando te ne accorgi è tardi. “Splende il sole mentre ti butti dalla finestra/Meditazione, montagna, socialità”: nel perenne combattimento quotidiano che abbiamo di isolarci come un eremita o fiondarci su una folla di più o meno amici. Là fuori sembra che il compito di ognuno sia di dire la propria a proposito di qualunque cosa si parli, anche se non se ne sa nulla, “nel destino di ogni scrittore professionista/Mentre tu non mi dici niente, non parli più/Piccola addormentata nella tempesta/Scorie, gabbiani, trasporti, mondanità/Quanta gloria nelle battaglie dell'ultradestra”. Quando forse l’unica vera risposta sensata sarebbe sempre il silenzio: “Mentre tu stai provando a urlare, non sai perché/Niente cambia mentre ti butti dalla finestra/Prostituzione, palestra, volgarità/Quanti borghesi che ascoltano solo gangsta/Mentre tu non mi dici niente, non parli più/Povero sassolino nella tempesta”.
L’uomo è il solo, l’uomo è solo. E qui, nel centro di questo brano, Contessa scatta una fotografia tanto lancinante quanto incantevole, di quelle a cui da ormai 13 anni ci ha abituato, sulla condizione dell’umano: “Lo sai com'è vivere/Come un essere umano?/Intrappolato tra il bene e il male/Come un essere umano/Senza l'istinto di un animale/Come un essere umano/Venire al mondo come un dolore/Come un essere umano/E poi morire in un ospedale/Come un essere umano”.
La chiusa di Bianconi sancisce le ultime battute di un disco ammaliante che proprio non ci aspettavamo e, nel suo piccolo, maturo, che sutura la ferita e sigilla il cerchio delle ultime direzioni prese da entrambi i progetti: “Con la vergogna da portare/La coscienza e la morale/Il peccato originale/L'unico animale/L'ultimo animale”.
---
L'articolo Cani e Baustelle: come suona il disco più inaspettato dell'anno di Natan Salvemini è apparso su Rockit.it il 2023-12-07 17:21:00
COMMENTI (2)
Possibile che nessuno parli dell'assurdità della trovata commerciale?
Ma quanta bellezza! Le parti che canta Contessa sono stratosfera songwriting, ma bello tutto!