Al concerto all'Estragon di Bologna c'erano tutti, dai ragazzini del liceo a un signore attempato che urlava. La 42 records schierava il pop leggero dei Testintasca, i coriandoli a Natale di Cosmo e I Cani, in uno dei pochi concerti non sold-out del tour di "Glamour", ma non per questo meno sentito. Teresa Bellemo ci racconta com'è andata.
Mentre faccio la strada che dalla fermata dell’autobus mi porta all’Estragon incontro alcune macchine che se ne vanno. Poi, quando finalmente arrivo, capisco. Davanti all’entrata c’è un’altra auto che se ne va. È una station wagon e al volante c’è un padre che si è appena accordato col figlio. Quando finisce ti chiamo. No, aspetta, meglio quando fanno i bis, che sennò ci metti una vita.
Ecco. Venerdì sera a Bologna a vedere I Cani+Cosmo+Testaintasca il pubblico era così, eterogeneo. C’erano i regaz del liceo, c’erano i cosiddetti Bolo bene e Bolo feccia, c’erano quelli che avevano finito da qualche ora di lavorare e chi era appena uscito dall’aula studio. È questa la prima cosa che ti colpisce, prima che inizi tutto. Un’eterogeneità che era già in nuce due anni fa, quando I Cani hanno portato qui il loro primo disco insieme ai Gazebo Penguins. Niccolò Contessa attrae, incuriosisce, divide, etichetta. E dio solo sa quanto si abbia bisogno di tutto questo, di questi tempi, dove tutto scorre e poco rimane.
Contrariamente alle date precedenti che avevano registrato sold-out un po’ dappertutto, qui ci si “ferma” a quasi 800 paganti. Mica male, ma sembra sempre che Bologna debba sottolineare la sua quasi congenita diffidenza nei confronti di quei fenomeni che fanno il botto, soprattutto italiani. Intorno a me gente carica, un signore decisamente sopra i sessanta con un cardigan peruviano gira da solo e non capisco se è lì per il concerto, se ha accompagnato qualcuno o se ha perso qualcosa. Poco più a lato alcune ragazzette si danno pacche sulle braccia e si dicono sorridendo: eh se fa quella… (quella quale?!)
Insomma, gran festa 42 records. Prima i romani Testaintasca (che hanno aperto tutto il tour dei Cani) e poi Cosmo, uno dei progetti più interessanti di questo 2013. Marco Bianchi perfeziona il suo show live dopo live. Sempre più compatto, più coerente con se stesso e con l’iconografia a cui si ispira. Le sue ballerine, i suoi coriandoli, la sua essenzialità, se messo tutto insieme stridono sempre meno e anzi esaltano la pasta del progetto.
I Cani iniziano con “Vera Nabokov” e se già prima si potevano ipotizzare un po’ di cose, ora invece sono chiare. Qui sono tutti preparatissimi, “le indovinano con una” nonostante alcuni attacchi siano molto simili. A quel punto è evidente, non è un concerto indie o hipster o alternativo, dove si sta a braccia conserte e al massimo si ancheggia e si applaude con discrezione. Il concerto dei Cani riesce a trasformarsi in un rito collettivo. E finalmente si può cantare, si può pogare, si può solidarizzare con il vicino – si ma non così tanto, ok? –. Nel mezzo, come sempre, lo zoccolo duro: urla, braccia tese e stage diving. Il gruppo ne infila una dietro l’altra, poche chiacchiere – un paio di volte verso la fine Niccolò se ne scuserà. Che ci volete fare siamo dei timidi - e tanta sostanza. Non necessariamente in quest’ordine, si susseguono “Storia di un impiegato”, “Hipsteria”, “Asperger”, “Storia di un artista”, “Non c’è niente di twee”, “Le coppie”, “San Lorenzo”, “Post punk”, “Il pranzo di Santo Stefano”, “FBYC”, delirio su “I pariolini di 18 anni”. Su “Corso Trieste” l’essenzialità e la ridondanza del testo di colpo appartiene a tutti e diventa corale, quasi messianica. I bis si aprono con “Introduzione”, stage diving di Niccolò, “Velleità” e infine “Lexotan”.
(Foto di Teresa Bellemo)
Quando tutto finisce, attorno rimangono magliette di Jay-z con su scritto “Glamour”, sorrisi, coriandoli di Cosmo, e una sensazione confusa. Una sensazione che poi con il tempo si definisce. Perché è vero, il live mette a nudo alcune pecche dei Cani, ad esempio la loro “essenzialità”, il synth che in certe entrate copre tutto il resto. Ma chi va a vedere i Cani non ci va per questo, non ci sono andata per questo. Ci va perché Niccolò riesce a fare una cosa preziosa, che molti provano ma non riescono a fare: scattare delle polaroid su cui ci rispecchiamo un po’ tutti, nonostante l’eterogeneità. La cosa preziosa è che questo non ci fa sentire più scemi.
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L'articolo Il Glamour de I Cani arriva all'Estragon di Bologna: il live report del concerto di Teresa Bellemo è apparso su Rockit.it il 2013-12-13 00:00:00
COMMENTI (1)
Medesime impressioni a Roma, al circolo degli Artisti, medesima eterogeneità del pubblico, io ero in primissima fila, potevo tangere i canon e uno dei monitor: Niccolò è un artista vero, a tutto tondo, essenziale ma ricco al tempo stesso, c'è spessore, c'è coinvolgimento, c'è materia pura e si sente (e si vede)...