Mercoledì sera l'Alcatraz ha ospitato la data milanese del tour dei Canova. Ha aperto il concerto Davide Petrella che, in linea con il comune sentimento di reciproca stima e sostegno che sta travolgendo la musica italiana, si è detto grato di poter aprire il concerto di una band amica, augurando loro ancora maggior successo di quello testimoniato dal sold out della serata. Facendo quattro chiacchiere col frontman della band Matteo Mobrici poco prima dell'inizio del live, lui stesso ci ha raccontato di come la competizione non sia un sentimento diffuso all'interno della scena pop, ma anzi invitare altre band sul palco per cantare insieme sia piuttosto una buona occasione per creare qualcosa di nuovo. Una scelta che sicuramente il pubblico ha apprezzato dato che, nella stessa sera, ha portato anche Brunori Sas a salire sul palco e regalare al pubblico dell'Alcatraz tre pezzi inaspettati.
Avendo all'attivo un solo album sorgeva spontanea la domanda su come i Canova avrebbero impiegato le quasi due ore di concerto previste. Gli escamotage sono stati diversi e tutti ben riusciti. Innanzitutto hanno azzardato una estremamente emotiva cover di “Mio fratello è figlio unico” di Rino Gaetano che il pubblico mediamente trentenne ha adorato, ed è stata inoltre d'aiuto una composizione della scaletta abbastanza particolare ma azzeccatissima. Il live è iniziato sulle note di “Vita sociale”, una scelta piuttosto strana quella di iniziare un concerto con il proprio brano più canticchiato, ma questa cosa ha fatto sì che la canzone potesse essere ripetuta pure in finale di scaletta senza sembrare ridondante. Oltre alla versione standard di “Manzarek” alla fine ne è stata ripetuta anche una acustica.
Ad un concerto così atteso come il loro, in ogni caso, il singolo con più visualizzazioni su YouTube o l'inedito mai ascoltato sono stati ugualmente applauditi. Ma i Canova a questo live hanno soprattutto dimostrato una gestione lungimirante e poco convenzionale dei social. Recentemente Jack White ha fatto parlare di sé con il divieto di fare foto e video durante i suoi concerti, con tanto di appello su Facebook a non portarsi appresso apparecchiature tecnologiche di sorta, così da potersi godere pienamente l'esperienza del live. L'anno scorso il trend era stato lanciato dagli Arcade Fire che avevano vietato l'introduzione di telefoni cellulari e fotocamere durante il tour di “Everything Now” così da poter girare il videoclip durante le esibizioni senza l'antiestetico schermo luminoso del telefono a coprire l'inquadratura sulla band. Per quanto siamo tutti d'accordo sul fatto che forse questa fruizione usa e getta dei concerti, incrementata certo anche dalle Instragam Stories che si cancellano dopo 24h, è evidente come sia una scelta troppo nostalgica quella di chiedere che l'esperienza torni quella di vent'anni fa. I Canova si pongono antiteticamente rispetto a questo tentativo di arginare il sopravvento dei cellulare ponendo una richiesta ai loro ascoltatori: inserendo l'hashtag #aveteragionetutti i video del live saranno reperiti ed utilizzati per il prossimo videoclip. Forse, piuttosto che attaccarsi al ricordo dei bei tempi andati, è stata più lungimirante la scelta di prendere atto della situazione e farne qualcosa di buono, utile e che ristabilisca il tanto ricercato contatto con il pubblico.
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L'articolo Canticchiando coi Canova: il live report della data all'Alcatraz di Milano di Chiara Papèra è apparso su Rockit.it il 2018-01-31 00:00:00
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