"Non sprecare parole e sorrisi per me / io conosco già la fine del libro / non mi serve addolcire il dolore / perché io ho perso // Ho già scelto la sconfitta / la vittoria della sconfitta // Quante volte ancora mi mostrerete / che questo posto non è il mio / in ogni istante, ad ogni occhiata / in ogni pensiero, ad ogni azione / sempre, fino a quando creperò / davanti a qualche vostro palazzo / in ginocchio, con il corpo distrutto / ma con la mente attiva / perché l'odio rimane // Quando mi chiedete perché / mi fate ancora più schifo / io odio la vostra ipocrisia / io voglio e non chiedo perché / conosco già la risposta / troppe volte il bello diventa brutto / troppe volte soffro, troppe volte..."
("La vittoria della sconfitta", da "Lo Spirito Continua" - 1986)
L'unica volta che vidi un concerto dei Negazione fu al festival "Monsters of Rock" del 1991. Capii subito che l'anagrafe mi aveva giocato un brutto scherzo facendomi perdere qualcosa di veramente esaltante: la stagione dell'hardcore italiano, un mondo di rabbia, sudore e passione che potevo contemplare solo con lo sguardo nostalgico di chi era arrivato tardi. La musica dei Negazione era furiosa e antagonista, ma il milieu da cui discendeva non era da meno.
Bastavano i titoli delle loro canzoni ("Tutti Pazzi", "Condannati A Morte Nel Vostro Quieto Vivere", "Lo Spirito Continua", ecc.) a far capire chiaramente quali fossero le loro istanze ideologiche e sociali. I loro testi, poi, erano capaci di distillare tutto l'odio provato nei confronti di una società ostile in pochi versi memorabili e addirittura poetici, se si considera che erano il prodotto di un gruppo punk.
Il mondo di cui i Negazione si facevano portavoce era la periferia delle città industriali. Non è un caso che essi provenissero da Torino, la città industriale italiana per antonomasia, nei cui quartieri proletari abitavano migliaia di giovani dagli orizzonti occlusi da palazzi di cemento, contraltare emblematico degli yuppies in carriera. In quegli anni dominati dai miti del successo e dei vestiti griffati ad ogni costo, c'era anche chi non si adeguava e contrapponeva fieramente una protesta in grado di assurgere a ragione di vita, uno spleen molto esistenziale e poco estetico che trovava la propria identità nel motto "Punk is attitude, not fashion".
"La Vittoria Della Sconfitta" è il brano che apre il primo album dei Negazione e lo fa in modo programmatico, enunciando il senso stesso del nome del gruppo, l'espressione politica dell'essere punk, il suo antagonismo più fiero, lo sputo in faccia allo stato delle cose. Il tutto discende dalla mente confusa di un adolescente che, nel momento di passaggio alla vita adulta, si trova di fronte un mondo che non comprende e da cui è rifiutato. Il vuoto emotivo si trasforma nella "negazione" di un modus vivendi deprecabile, ma l'assenza di valide alternative causa un corto circuito che porta alla psicosi. La vita assume l'aspetto di una vera e propria lotta "tra noi e loro", per affrontare la quale occorre chiarire (prima di tutti a sé stessi) quale sia il bene e quale il male. Ecco quindi che l'emarginazione si trasforma in una vittoria dell'individuo il quale si arroga il diritto di affermare che, anche se in minoranza, non è lui a sbagliare strada. Con buona pace della cosiddetta democrazia.
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L'articolo Negazione - CANZONETTE: "La vittoria della sconfitta" dei Negazione di Ex User5864 è apparso su Rockit.it il 2006-10-31 00:00:00
COMMENTI (2)
gia'..arrivata troppo tardi!
"la vittoria della sconfitta" è una delle cose più belle che siano uscite dal punk italiano. Il romantico grido di una generazione dannata, pura poesia come in un modo o nell'altro lo è quasi ogni cosa scritta da Zazzo.