Visti dall’estero: le peggiori canzoni straniere sui luoghi comuni italiani

Non è un mistero che noi italiani siamo visti all'estero attraverso la finestra distorta dei classici luoghi comuni: pizza, spaghetti, mafia, mandolino. Qui però si va veramente oltre.

Gino Palatino, Vendetta a Parigi
Gino Palatino, Vendetta a Parigi
11/03/2015 - 14:11 Scritto da Orrore a 33 giri

Non è un mistero che noi italiani siamo visti all'estero attraverso la finestra distorta dei classici luoghi comuni: pizza, spaghetti, mafia, mandolino.
La musica, da sempre specchio dei costumi di una società e di un'epoca, non è da meno. Specialmente negli anni '80, durante uno dei più grandi boom del turismo straniero in Italia, le idiosincrasie del Belpaese sono state prese di mira da artisti di ogni tipo e di ogni nazionalità. Direttamente dal nostro archivio ne abbiamo scelti cinque per voi, consci del fatto che ce ne sarebbero molti altri, ma preferiamo seguire la regola aurea, ereditata dal nostro amato Eurofestival, di proporre un brano per ogni nazione, a nostro avviso il migliore (o peggiore che dir si voglia).

GERMANIA: Schrott Nach 8 - Zuppa Romana 
Delizioso esempio di puro nonsense tra il tributo e la parodia; una canzone talmente borderline che può essere apprezzata sia dal pubblico di lingua tedesca che riconosce nel testo quell'italianità idilliaca da guida turistica, sia da quello italiano che non può non scompisciarsi nel vedere e nell'ascoltare l'improbabile band teutonica che sciorina, in maniera fin troppo naturale, un elenco senza capo né coda di termini italiani (prettamente legati al cibo) con quel piglio tipicamente bavarese che non capisci mai se ci siano o ci facciano. Ad esempio, perché nel video c’è un clochard e uno della band suona una custodia di violino?

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SVEZIA: Lasse Holm - Cannelloni Macaroni
 
Direttamente da Stoccolma ecco un’agiografia della cucina tricolore della peggior specie. Eh sì, se noi italiani ci indebitiamo per volare in Svezia a fare scorpacciate di bionde vulve, Lasse Holm si metteva a dieta una settimana prima della partenza per il paese del sole, del mare e della pizza con lo scopo di rimpinzarsi con il cibo di mamma Italia, la cui astinenza, a quanto capiamo, provocava strane convulsioni epilettiche.
Poco importa che si tratti di una pizza capricciosa, cannelloni, spaghetti o lasagne (o magari tutte e quattro le cose insieme per una combo da overdose di carboidrati), il nostro ci si ficca con innata passione e desiderio irrefrenabile, con tanto di cassa dritta, coretti da stadio e rime del calibro di "mamma mia, pizzeria”. Oscar per il casting delle comparse del video.

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SPAGNA: Hombres G - Venezia

Ad orecchie non italiote questo brano sembra una canzoncina come tante, innocua e senza pretese, che parla di estate, spiagge e vacanze in Italia (Venezia appunto). In realtà un testo come quello regalatoci dagli Hombres G (una delle rock band spagnole più famose degli anni ’80 e ’90) sarebbe assolutamente inconcepibile per qualsiasi network radiofonico mainstream. Oltre alla solita e immancabile trilogia mafia, spaghetti e mozzarella (per tacer delle belle figliole) i nostri ci mettono un bel po' di sale cantando ripetutamente: "Tu sei uno stronzo di merda e un figlio di troia in Venezia" dopo un preludio da operetta. Chapeau! Il risultato è ottimo anche perché supportato da una melodia fresca ed immediatamente memorizzabile, sebbene il ritornello ricordi da vicino "Centro di Gravità Permanente" del maestro Franco Battiato. Se sia stata una citazione voluta non lo sapremo mai, come non sapremo mai (forse) perché diavolo gli Hombres G volessero venire in Italia a comprarsi delle maledettissime maglie a strisce.

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AUSTRIA: EAV - Heisse Nächte In Palermo
 
Classica canzone schlager anni '80 da Oktober Fest, con marimbe dappertutto e a base di mandolini e trombette rigorosamente midi. L'unica cosa che si salva musicalmente sono i coretti "uo-ho" che ovviamente non c'entrano niente con il resto della canzone. Super chicca finale: la tromba midi che mentre il brano sfuma suona "O Sole Mio".
Non c'è davvero bisogno di tradurre il testo, anche per la splendida interpretazione mimica del cantante che accentua i concetti generali in maniera sorprendentemente chiara, inoltre noi italiani sentiremo risuonare distintamente qua e là parole come Al Capone, Mafia, Camorra, Carabinieri, pagare, ma anche Carbonara, Calamari Fritti, Chianti. Ma pur volendo tradurre il testo, che parla ovviamente di cibo, mafia e mandolini, non riusciamo a capire se ci sia una componente di critica sociale o se sia solo un divertissement esotico e folkloristico con una punta di sfottò nei nostri confronti. Rimane il fatto che questo pseudo-tango kraut-pop racchiude perfettamente le vere opinioni, quelle di pancia, che i nostri vicini austriaci hanno di noi italiani, senza moralismi né freni inibitori. Proviamo a riassumere: per loro noi saremmo dei mafiosi vestiti con pantaloni enormi a righe e fantasie inguardabili, con bretelle e papillon, dei lunghi cappelli con le tese che continuiamo insistentemente a toccarci facendo mossettine di dubbio gusto. O ancora, come nel caso del tastierista-mandolinista, secondo gli austriaci i nostri curati di paese vanno in giro a suonare il mandolino con la lingua in perfetto stile Gene Simmons e a ballare il tango con i mafiosi sopracitati. Tralasciando la possibilità che tutto questo possa essere vero, quantomeno bisogna riconoscere la fantasia di questi sei cruccotti pop-rock. Mirabile la scenografia del video con giganti disegni di spaghetti al pomodoro dappertutto.

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FRANCIA: Gino Palatino - Vendetta A Parigi 

Per noi Gino Palatino è un vero genio. Mettiamola così: un francese che scimmiotta un italiano nei suoi stereotipi più meschini su riuscitissime basi elettro-funk. Si può volere di più? Il testo parla di un turista italiano a Parigi che entra in un bar e, una volta confrontatosi con il famigerato costo della vita insostenibile della capitale francese, decide di prendersi la sua piccola rivincita, indovinate un po' come? Rubando i posacenere del locale. Le keywords ci sono tutte: italiano, mamma, caffè, Napoli, vittimismo, ladro, insomma esattamente come ci vedono i francesi. Ci risulta ancora incomprensibile come in tutta la sua produzione non si riesca assolutamente a capire se sia davvero un italiano emigrato in Francia o se, come di fatto è, sia solo un francese che prende in giro l'italiano in Francia. In ogni caso plauso all'interpretazione, al di là dei tanti banalissimi luoghi comuni. Consigliamo di recuperare tutta la discografia.

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