Poco meno di un anno fa, sul palco del MI AMI saliva per la prima volta Carmen Consoli. Il festival era ancora all’inizio, nei due giorni successivi ci sarebbero state decine di concerti, ognuno caratterizzato da una sua densità ed energia. Quello di Carmen Consoli, però, fu storia a parte, un concerto sospeso, pieno di grazia ed eleganza. Sul palco lei, Emilia Belfiore al violino e Claudia Della Gatta al violoncello.
La stessa formazione che si è chiusa nel Forum Village di Roma, storico studio aperto mezzo secolo fa da Ennio Morricone, Armando Trovajoli e Luis Bacalov e ha registrato i 22 brani di “Eco di sirene”.
Il progetto “Eco di sirene” è nato dalla volontà della cantantessa di approcciare in modo diverso i propri brani, andando soprattutto in controtendenza rispetto al tour precedente, un tour elettrico chitarra-basso-batteria. “Faccio musica come mi piace farla – racconta Consoli nella presentazione milanese dell’album – come faccio l’olio, come curo una casa vacanza che affitto a Catania, dove faccio anche lavori tecnici, sistemo l’aria condizionata. La bussola è il cuore, al di là di come è vestita una canzone. Volevo riuscire a esprimere la mia passione per la scrittura per orchestra. Per questo ho formato questa piccola orchestrina, una scelta per nulla in linea con i tempi, al punto che il mio manager mi aveva avvisato sulla possibilità che la gente si addormentasse. Abbiamo provato con nove date che sono andate benissimo e sono diventate oltre 60, tra Italia ed Europa. Sono riuscita a portare in Europa una cultura tipicamente italiana negli arrangiamenti e persino un 30% di parole in siciliano”.
In totale il disco raccoglie 20 brani tratti dalla carriera ventennale di Consoli e i due inediti “Uomini topo” e “Tano”, due brani che sono Carmen Consoli al 100%.
“Per “Uomini Topo” – continua Carmen – Ho provato a immaginare un’era in cui gli scienziati combinano il DNA del topo e dell’uomo per dare a quest’ultimo una maggiore capacità di resilienza. L’uomo ha un istinto di conservazione, ma sta comunque distruggendo il pianeta in cui vive. Ho immaginato un mondo in cui invece di compiere politiche e piccoli gesti per cambiare il mondo, proviamo a cambiare il nostro DNA per adattarci a questo mondo sbagliato che abbiamo contribuito a creare”.
Una vera e propria trama da fantascienza, con tanto di escalation finale: “In questo incrocio di DNA, l’uomo è il fenotipo dominante, mentre quello del topo è recessivo. Prima o poi, però, uscirà un individuo in cui sarà il topo a essere dominante: ci sarà il topo sapiens, un topo disumanizzato. Non tanto diverso dall’uomo di oggi: già adesso non sogniamo per mancanza di tempo, non elaboriamo il lutto per mancanza di tempo, non abbiamo sentimenti positivi o negativi perché fanno perdere tempo. Invece dovremmo rivalutare la felicità, concepirla come un valore sociale: i governi dovrebbero investire sulla felicità”.
Una canzone a suo modo politica, come “Tano”, del resto: “Tano è una canzone d’altri tempi, fatta a impronta di musica siciliana d’epoca. Tano è un uomo che sarebbe potuto ricorrere al delitto d’onore: oggi non c’è più, ma è talmente accecato da rabbia e dolore che non solo ammazza moglie, ma anche i figli. La canzone però è anche una critica alla donna che subisce, si lamenta, ma poi continua ad apparecchiare la tavola e lavare le mutande. Al Sud ci lamentiamo tanto ed è normale lamentarsi, ma io non sopporto il lamentarsi senza mettersi in azione”.
La politica è al centro di tutta la parte finale della presentazione del disco: “La migliore forma di politica fare bene quello che si sceglie di fare. È la creazione di valore: il leone mette la stessa forza e lo stesso impegno per cacciare un animale più grande di lui e una farfalla, senza pensare al profitto. Alle ultime elezioni non sapevo chi votare: io sono orientata a sinistra, ma delusa dal PD. Alla fine mi sono turata il naso e ho votato il PD, ma spero possa esserci un partito più vicino alle persone e ai lavoratori. Chi sta al governo deve fare quello che noi diciamo di fare, non dobbiamo aspettarci che facciano cose per noi. Io però sbaglio, perché confido in uomini e ragionevolezza”
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L'articolo Riscoprire la felicità come valore sociale: Carmen Consoli racconta "Eco di Sirene" di Marco Villa è apparso su Rockit.it il 2018-04-13 16:08:00
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