Di Napoli e della sua musica si sente parlare ormai sempre più spesso, da Liberato in giù, così come da tempo tutta la città è sotto la luce dei riflettori, che sia quella apocalittica delle varie emergenze o quella pittoresca della meta favorita di turisti e produzioni televisive degli ultimi anni. Capita così facilmente che quello che si trova appena fuori da questo cono di luce rimanga oscurato o venga assorbito, agli occhi dell’osservatore, dall’orbita ingombrante dell’oggetto più massiccio. Prendiamo ad esempio Caserta, spesso considerata, musicalmente e non solo, un’appendice del vicino capoluogo campano: in realtà, ultimamente, dalla città della Reggia e dintorni sono uscite varie produzioni interessanti, fresche e al passo con i tempi, che sembrano avere i numeri giusti per navigare sulle rotte più trafficate della musica italiana contemporanea o per farsi valere su quelle più underground. Mostrando anche delle specificità che impongono di raccontarvele così, in un viaggio di sei canzoni che passa attraverso i generi ma rimane saldo in quella che tradizionalmente è detta Terra di Lavoro.
Si tratta di una lista rigorosamente non esaustiva: questa non è la scena di Caserta, ma piuttosto una carrellata di artisti sulla scena da poco e che pensiamo abbiano le potenzialità per farsi valere. Per questo non ci troverete né gruppi di qualche anno fa, come gli alfieri aversani dello psych rock Miriam in Siberia, né band giovani che però si fanno sentire parecchio in giro già da un po’, tipo i casertani Gomma.
Inoltre parlare di Caserta non vuol dire parlare solo di un capoluogo di provincia di circa 75.000 anime, ma di una provincia di quasi un milione di abitanti distribuiti in oltre cento comuni, che nelle zone a maggiore densità abitativa si presentano come una conurbazione metropolitana. Un territorio vitale ed eterogeneo che va dai paesini di montagna ai rioni popolari del capoluogo, sotto l’ombra inquietante non solo della Terra dei Fuochi e della camorra casalese, ma di tutta la marea di pregiudizi e generalizzazioni che questi due mostri si portano dietro.
La scena di cui proviamo a dare un assaggio, quindi, nasce e vive in un contesto che va oltre la città di Caserta, e gravita intorno a locali come lo SMAV, di S. Maria a Vico, il Club 33 giri di S. Maria Capua Vetere e i Magazzini Fermi di Aversa, o a festival come La musica può fare.
Rafilù Rafalè
0823, il prefisso telefonico di Caserta, è il simbolo di Rafilù Rafalè. Nei pochi pezzi pubblicati finora, Rafilù sembra mostrare due anime: una è quella più aggressiva dei due ‘freestyle’, vicina per temi e stile a quella del compare di crew Speranza, presente infatti nei video, l’altra è quella più melodica di pezzi come "Rinascita" o la recente "Pupille", caratterizzati da un uso maggiore dell’italiano e da un piglio più vicino al pop/trap che la fa da padrone in tutto lo stivale.
Senza facili generalizzazioni e fraintendimenti sulle origini:
"In Italia i rapper sono diversi, che vuoi farci / se a Caserta vorrebbero uscire dal rione, in Italia vorrebbero entrarci" è il verso di Rafilù che ci sembra sintetizzare bene il messaggio.
Speranza
Speranza è il nome casertano che è sulla bocca di tutti in questi giorni, ma anche uno di quelli in giro da più tempo e di cui, paradossalmente, si sa di meno. Il nome dovrebbe essere Ugo Scicolone, la provenienza il Rione Ises di Caserta, dove già da anni è noto col nome di Speranza, ma il nostro ha vissuto e rappato anche in Francia, prima di dare vita al progetto gipsy-napoletano Ugo De La Napoli. Poi l’anno scorso l’esordio su sonorità trap con "Sparalo", quest’anno l’esplosione con il tormentone-meme "Chiavt a mammt", seguito da due pezzi di livello come "Givova", "Spall a sott 3" e il recente "Pagnale".
In un panorama animato perlopiù da giovanissimi pieni di firme e riferimenti spesso dubbi alla vita di strada, un personaggio come Speranza con la sua voce e il suo flow, con la sua attitudine, fatta di vino in cartone, tute Givova, carcere e rioni, multiculturalismo di quartiere e rime in francese e romané, si facesse notare come una delle realtà più credibili e affascinanti del rap di strada italiano.
Maiole
Cambiamo completamente territorio: un po’ perché Maiole è di Santa Maria Capua Vetere, ma di stanza a Bologna, e afferma di sentirsi a casa in tutta Europa, un po’ perché qui siamo lontani dalla poesia di strada e davanti ad una spiccata vocazione internazionale e cosmopolita.
Producer di formazione classica, musicista fin da piccolo, a partire dal 2016 Maiole ha rilasciato una serie di ep a metà fra funk, chill out e french touch, più un album, "Music for Europe", che lo ha fatto salutare come una delle nuove leve (nuovissime, classe 1995) più promettenti dell’elettronica italiana. Quest’anno ha pubblicato per la prima volta delle canzoni, "Cose pese" con Masamasa, e altre tre ("Crescendo", "Bitcoin" e l’efficacissima "Tinder") con lui stesso alla voce, anticipando una possibile svolta it-pop nell’album di prossima uscita.
Masamasa
Masamasa condivide con Maiole il brano "Cose pese", ma anche la giovane età (classe 1997) e una vocazione tutt’altro che locale; se all’inizio di questa lista abbiamo parlato di musica estremamente radicata nel territorio, adesso stiamo parlando di una scena casertana che già nelle premesse guarda più in là e punta a un target di tipo nazionale (o internazionale), in questo caso con un rap dalle sonorità sicuramente influenzate dalla trap contemporanea, ma con un approccio molto classico. Dopo un singolo d’esordio fresco, catchy e radiofonico (l’inserimento nella Viral 50 di Spotify ormai vale come radiofonico) come "Friendly", Masamasa può sicuramente permetterselo, e l’attenzione datagli da molti festival della stagione appena passata (fra cui il MI AMI) lo conferma.
Cut-lo e Talpah
"Apnea’’ ci permette di presentarvi insieme diversi artisti, oltre che di far fare almeno una comparsata in questa lista ai Gomma, che potete intravedere nel video e che con Talpah hanno lavorata ad una cover di Calcutta.
Stiamo parlando dei Cut-lo, trioemo/trap di Marcianise che ha rilasciato un ep ("Sottacqua", 2018), oltre a diversi singoli di cui l’ultimo è "Il blu e il nero", con idontexist e le chitarre di Giovanni Fusco dei sopracitati Gomma. Del trio fa parte anche il producer Talpah, attivo già da diversi dei suoi pochi anni e, come anche Maiole, spesso citato tra i nomi più promettenti della nuova generazione dell’elettronica italiana.
Above The Trees
Un discorso sulla musica a Caserta sarebbe incompleto senza menzionare la scena hardcore, animata da realtà come Distrake e dalle numerose serate organizzate al CSOA Spartaco Iskra di Santa Maria Capua Vetere, che hanno ospitato decine di band campane ma anche straniere. A questa scena appartengono gli Above The Trees, formazione melodic hardcore titolare di un album "Sunlight", rilasciato l’anno scorso e da cui è stato estratto il singolo "Weakness".
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L'articolo La nuova scena di Caserta in sei canzoni di Sergio Sciambra è apparso su Rockit.it il 2018-10-08 11:49:00
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