Dal 5 ottobre del 1994 si tiene annualmente la giornata mondiale degli insegnanti, una ricorrenza pensata tanto per mobilitare il sostegno ai docenti, quanto che l’istruzione delle future generazioni continui a essere preservata. In questi ultimi due anni abbiamo percepito quanto la scuola abbia pagato più di altri la pandemia: dalle chiusure immediate alla didattica a distanza – o DaD, come abbiamo imparato a chiamarla –, passando per i famigerati banchi a rotelle, la situazione già di per sé traballante dell’istruzione italiana ha subito un ulteriore scossone che tantissimi studenti si sono trovati loro malgrado a pagare.
Tra i tanti professori che da qualche settimana sono ritorni in classe in presenza c’è anche un rapper che ben conosciamo: Alessio Mariani, in arte Murubutu, docente di storia e filosofia presso il Liceo Matilde di Canossa di Reggio Emilia. Un aspetto della sua vita che è ben noto e che si percepisce molto nei suoi testi, così pregni di riferimenti culturali e letterari: basta prendere il suo ultimo disco Infernum, realizzato in collaborazione con Claver Gold e ispirato all’Inferno di Dante, per rendersene conto. L’abbiamo contattato per farci dare uno sguardo interno alla situazione della scuola da uno come lui che la vive quotidianamente, ancora di più nel momento in cui la sua carriera musicale è compromessa dalla pandemia stessa.
“La scuola quest'anno è ripartita con ancora diversi obblighi riconducibili alla pandemia: l'utilizzo di mascherine, distanziamenti, le limitazioni delle uscite didattiche, il Green Pass per i docenti, per fare qualche esempio esempio. La cosa importante, però, è che sia ripartita in presenza, questo è un segno estremamente positivo”, ci racconta Murubutu. Non si tratta di qualcosa di scontato, visto quanto era rimasta lasciata indietro nei piani iniziali di contenimento del virus. “Gli insegnanti sono speranzosi, ma veramente stanchi e frustrati da quello che è stato l’anno passato. Non si riesce a vedere a mio avviso ancora un ritorno alla normalità, anzi, il verificarsi di numerosi focolai in varie parti d'Italia all’interno delle scuole fa ritornare velocemente all'idea e all'incubo della pandemia, del distanziamento e della DaD”.
Ora questo ritorno a scuola, per quanto sia un passo in avanti, si porta dietro tutto il peso psicologico che le conseguenze del covid hanno avuto. Sia per gli studenti, ormai disabituati alla quotidianità in classe, che per i docenti, che si sono trovati ancora più in difficoltà nel gestire il loro lavoro: “Il lockdown ha cambiato gli insegnanti nel senso che li ha affaticati tantissimo, li ha costretti a delle pratiche burocratiche anche svilenti e, soprattutto, resta decisamente discutibile il ricorso post pandemia a una didattica di tipo asincrono e che in teoria dovrebbe venire incontro alle nuove esigenze cognitive degli studenti, quando in realtà non lo fa”, spiega il rapper.
Ma qual è l’effetto peggiore che la pandemia ha avuto sulla scuola? Secondo Murubutu non c’è dubbio che a pagarne di più le conseguenze, inconsapevolmente, siano gli studenti: “I ragazzi in parte sperano nel ritorno alla DaD, perché in un qualche modo è una semplificazione del lavoro e una 'manica larga' del loro andamento scolastico, però loro non si rendono conto che questo sistema non farebbe che peggiorare quella che è stata una , non ne sono consapevoli. Solo la didattica in presenza può tentare di recuperare i mesi in DaD, colmando le lacune che si sono create”. Un dramma che, speriamo, possa venire al più presto cancellato dal lavoro dei professori.
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L'articolo La catastrofe educativa, la stanchezza, la speranza: il ritorno a scuola del prof. Murubutu di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2021-10-05 15:16:00
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