Fa un grande piacere vedere che, al di là degli oramai stucchevoli trend gagsta-trap e degli ingiustificati stupori per Liberato, in Campania c'è ancora chi conosce il senso dell'espressione punk hardcore. Qui non parliamo di vecchia scuola, tipo Underage, Skizo o Randagi. Non parliamo dell'essenza politica (e politicizzata) di Insofferenza e Contropotere, antagonista quasi per partito preso per come ci hanno raccontato parenti e amici. Non parliamo neanche di quella nuova e storta, per come l'abbiamo vista più di recente, con La Via degli Astronauti, Motosega o gli Astolfo sulla Luna. O magari loro sì.
Perché nell'articolo che vi apprestate a leggere il fatto che la “vecchia” si mischi alla “nuova” scuola è il palese sottotesto, forse il pretesto, di sicuro il retroterra storico e sociale con cui si è arrivati fin qui. Con gli anni, se mai, invece di omologarsi o rammollirsi, la “scena” di questa città ha vomitato fuori espressioni e contaminazioni nuove, altre, riscoprendo di anno in anno il puro e semplice gusto di suonare duro e ringhiante, inzuppati di un atteggiamento radicale e DIY, che è passato attraverso mille esperienze, non solo musicali.
Questa, ragazzi, è la storia dell'italianissima CBC, ossia almeno quindici anni di hc-punk, skate-punk, stoner-punk, rap-punk, death-punk: chiamatela come volete, ma il dato di fatto in fondo a ogni cosa è che l'idea nata e spinta con incredibile entusiasmo da Dome e il Caserta Beatdown Clan è tra le più sporche, ma riuscite in circolazione. Sporca, perché il collettivo CBC è tanto vasto da aver riunito in dieci anni gli stessi numeri che il Wu-Tang ha fatto nei primi vent'anni di vita.
Nove band, a cui si somma una crew di fotografi/videomaker, tatuatori, writers, produttori e illustratori, e non stiamo contando i vari side-project e le affiliazioni. Riuscita, perché in sostanza CBC riesce a esserci, a far sentire la propria voce in un mare di indifferenza; di immagini e articoli prefabbricati a uso e consumo del mercato. Una bella rete di contatti in ogni dove, politiche precise nella distribuzione e nei prezzi, attenzione instancabile all'onestà dei rapporti umani che fa sì che un gruppo come i Face Your Enemy, di cui Dome è la voce, facciano sold-out a 900 Km da casa, senza nemmeno un disco nuovo all'attivo.
Fa piacere notare che nel pantano qualcosa di vitale ancora si muova e sarebbe esaltante se altre etichette indipendenti, ma più grandi, se ne accorgessero e magari valorizzassero questa realtà con una collaborazione tra artisti o una distribuzione più capillare. Un po' come in passato hanno fatto Century Media e Nuclear Blast con Six Weeks e HG Fact. Un sano ritorno alle origini, meno compromesse, del Fai-Da-Te, e allo stesso tempo più predisposte al dialogo e all'integrazione di stili e culture.
Ed è proprio da questo spunto che iniziamo la chiacchierata con Dome. “Sinceramente? Se dobbiamo creare una collaborazione, preferiamo farlo con artisti che abbiamo avuto occasione di conoscere realmente e con cui abbiamo condiviso qualcosa. Non ci interessano featuring con artisti famosi solo per sfruttare il loro nome. Abbiamo collaborato con etichette come Urban Discipline o Time To Kill, con il brand come Doomsday per il quale Klem Diglio – tatuatore CBC e bassista dei Fulci – ha disegnato delle maglie, e poi con Egreen, perché siamo diventati amici, oppure Metal Carter, che, dopo il contributo a Death By Metal con Fulci e FYE, ha iniziato una collaborazione il nostro illustratore Danny Bellone. Abbiamo invitato Kaos One al CBC Party perché sapevamo che aveva piacere a tornare dov'è nato. Questo è quello che ci interessa. Avere rapporti e confronti reali con altri artisti e crew”.
Davanti a tanta onestà intellettuale, non si può che scavare su quale ne sia l'origine, quale il "manifesto" di questo modo di vivere e fare musica. Dome serafico risponde: “Ci piace definirci collettivo di amici produttivi e creativi. Supportiamo la cultura DIY, produciamo musica e video punk, metal, hardcore e rap, disegniamo abbigliamento, artworks e anche graffiti e tatuaggi”. Ma precisa: “Il fine ultimo è quello di veicolare un messaggio di unione, cooperazione e rispetto. La coesione tra noi è diventata sempre più forte e per questo nel 2008 abbiamo deciso di fondare la crew e di identificarci con il nome di CBC in cui la C finale sta sia per Clan che Commando”.
Ovviamente la Campania, e Caserta nello specifico, hanno giocato fin da subito un ruolo fondamentale nella storia di questo gruppo, fortificandone l'attitudine: “È cominciato tutto nel 2004. Essendo Caserta molto piccola, i metallari e i punks si contavano sulle dita d'una mano e siamo entrati in contatto gli uni con gli altri. Alcuni venivano dal punk/hc, altri facevano parte di band metal, alcuni facevano graffiti e altri tattoo. L'idea è stata di supportarci a vicenda e a fondare varie band che spesso condividevano i componenti. Da sempre New York rappresenta un punto di riferimento artistico e non solo per la CBC e i modelli da imitare erano la DMS e i Wu Tang Clan”.
E proprio come il caro vecchio RZA insegna, la scelta di autoprodursi è scaturita dalla mancanza di alternative: “In Italia e ancora di più nel Sud siamo tagliati fuori da qualsiasi circuito musicale. In Campania, ad esclusione del neomelodico, il resto è quasi tutto arabo, figuriamoci l'hardcore punk! Essendo abbastanza autonomi e creativi abbiamo iniziato a occuparci dei nostri artwork, delle foto e dei video”. Interessante, a questo proposito, è notare come per un periodo tutta la produzione del CBC è stata in CD, mentre da cinque anni ha incominciato a pubblicare in vinile e infine in cassetta. Un processo a ritroso dal CD alla cassetta che cela un certo gusto per l'estetica ma non solo.
Dome mi spiega: “Di sicuro la tape è un oggetto stiloso e molto di moda negli ultimi anni, ma la motivazione di questo processo è un'altra. Per una piccola realtà, vendere 500 CD o LP non è affatto semplice. Stampando poi tirature maggiori, ci siamo accorti che a stento ci rientravamo dei costi. Abbiamo capito che per far funzionare le cose saremmo dovuti passare dall'essere una DIY label a una vera e propria etichetta con tutte le sue logiche. Noi non volevamo questo ma al tempo stesso volevamo continuare a esistere. Perciò abbiamo creato CD e cassette in edizione limitata, numerati a mano, con packaging ad hoc, poster e gadget allegati. Abbiamo cercato di creare oggetti da collezione che difficilmente trovi nei negozi. Ovvio non sono le limited edition che ti permettono di diventare miliardario, ma siamo ancora qui e facciamo le cose che ci piacciono”.
In questa stoica lotta per la sopravvivenza, come vengono scelti i gruppi a cui dar fiducia? “Il metodo che usiamo per decidere con chi collaborare è quello puro e semplice delle 'good vibes'. Ossia siamo nati per spingere prima di tutto le band e i progetti della nostra crew ma negli anni abbiamo aiutato e co-prodotto molte bands di qualsiasi provenienza purché di qualità. I Die trying sono di Milano, i Sikspak sono calabresi, I Rake-off di Roma o i friulani Ant Abusers. L'approccio che abbiamo quando produciamo qualcosa è sempre lo stesso. Essere professionali e tramite i Till Deaf Recordings Studio di Ando ci occupiamo anche di registrazione e mastering”.
È questa "presa bene", forse, il motivo per cui hanno proseliti da Trieste in giù? Personalmente ricordo loro concerti sold-out in posti del profondo Nord-Est in cui normalmente ci si chiede se la popolazione sappia chi siano i Ramones, non i Da4th. “Conta che il Veneto e Caserta sono sempre stati uniti, alla faccia dei luoghi comuni! Un esempio lampante di quello che dico è il lavoro fatto dalla crew del Venezia HxC. Quando eravamo piccoli, il nostro punto di riferimento è stato Roma. Era figa, c'era una scena ed era la più vicina a Caserta! C'erano i Payback, i Growing Concern, i To Kill... Quando i gruppi della scena romana hanno iniziato ad avere voglia di venire a Caserta, di farsi produrre da noi e soprattutto hanno iniziato a rispettarci, per noi è stato un bel traguardo. Può sembrare banale ma queste cose non le puoi comprare e per noi valgono più di una sterile collaborazione con una major!”.
Non faccio in tempo a crederlo il più felice tra gli idealisti della penisola, che basta una domanda per renderlo più riflessivo: ma esiste una scena campana oppure Caserta si è presa tutto? “Guarda, Caserta non è affatto tutta rosa e fiori. Se nasci e cresci qui avverti il disagio che solo una città del genere può procurarti e se non sei un camorrista oppure succube di quel meccanismo la cosa istintiva che ti viene da fare è quella di gridare la tua rabbia ed esternare le idee attraverso la musica o l'arte. La situazione a Caserta ad inizio anni 2000 era davvero tragica. Non c'era nulla, pochissimi ascoltavano punk e la tendenza era quella di essere chiusi e gelosi in una 'scena' già sfigata e molto piccola di suo. Noi avevamo in testa la scuola newyorkese del 'United we stand! Divided we fall' e abbiamo iniziato così a unire e condividere sub-culture anche distanti, una cosa assai criticata già in Italia figurati giù da noi. Fin dall'inizio abbiamo cercato di coinvolgere nel nucleo ragazzi giovanissimi che pur avendo gusti diversi dai nostri condividevano lo spirito. A loro volta questi giovani sono cresciuti e hanno coinvolto la generazione alternative casertana seguente. La cosa importante è che lo spirito continui, no?”.
Su queste pagine in passato abbiamo parlato di fanzine come vecchio strumento ancora attuale per fare girare musica: come fate a fare girare le vostre band e a ottenere riscontri? “La musica e la cultura che spingiamo non ha molti proseliti in Italia. Anche se in passato abbiamo sfornato gruppi come Negazione o Raw Power, all'estero ci vedono da sempre come fanalino di coda. Crediamo nella comunicazione e nel dialogo reale con le persone. Quando andiamo a suonare o a vedere un concerto ci portiamo dietro CD, cassette, flyers e adesivi da distribuire. Siamo una squadra, e quando esce una nuova release ogni componente della CBC sfrutta i social per spingerla. Dal 2012 organizziamo il CBC Party che oltre ad essere la nostra festa annuale è diventato un mezzo con il quale riusciamo a portare artisti che in passato ci saremmo sognati a Caserta. Non abbiamo mai avuto supporto da magazine blasonati, a parte il supporto di Salad Days Magazine. Recentemente però i Fulci, grazie all'aiuto di Time To Kill Records, sono stati inseriti nella classifica delle 50 band death metal più influenti degli ultimi 10 anni secondo Kerrang!. Direi che non ci possiamo lamentare dai!”.
In una scena sempre fortemente impegnata e antagonista, CBC ne esce, fin dalle vesti grafiche, come il compagno di classe cazzone. Vi è mai capitato di avere problemi, nella scena campana o italiana, per testi e copertine? “Sinceramente no. Esprimiamo genuinamente quello che siamo senza fingere, professiamo amicizia e unione e lo facciamo a modo nostro cantando in dialetto, unendo il cinema o la pizza alla musica, senza fare i finti gangster o atteggiarci a maestri di vita. Ovviamente siamo contrari ad ogni tipo di violenza religiosa, politica, etnica, ideologica ed economica che sia. In generale cerchiamo di non dare per scontato ogni giorno vissuto su questa terra. Detto ciò, si, siamo molto, ma molto cazzoni!” . Dopo tutti questi anni, gli chiedo, se ti guardi indietro, c'è qualcosa, una collaborazione, un progetto, un contatto, che avresti voluto fare e non hai fatto? “Personalmente rimpiango di non essere mai riuscito a registrare un pezzo con il nostro amico Ugo aka Speranza in tempi non sospetti!”
CBC per principianti
Cinque dischi da cui partire, per poi riscoprire tutto il resto.
FACE YOUR ENEMY
Uno di quei gruppi che andrebbero presi in blocco. Uno di quei gruppi da prendere o lasciare. Che tanto, se lasciate, ci perdete solo voi. La loro “Pizza Mental Attitude” piace subito, ed è ovvio partire da loro. Un hardcore contaminato, casertano, cinefilo, citazionista e divertente come pochi.
FULCI
Come Jan Chris De Koeijer dei Gorefest era solito ribadire, il death e l'horror stanno bene come il cacio con le pere. Magari non proprio così ma il senso era quello. Culto assoluto fin dalla sua uscita, ha colpito come una mannaia anche Metal Carter, che di horror e death metal ne sa a pacchi.
DA4TH
La perculata ai Guns'n'Roses sulla copertina di God Bless Evil meriterebbe da sola la citazione. Ma Funeral Beat & Burn the Empire, su cassetta limitata numerata, segna il filo rosso di tutti gli EP pubblicati finora. Tracce dal potenziale assurdo. I Da4th sono tra quelle band che meriterebbero di più.
KILL THE SLOW!
I pezzi che si sovrappongono e lasciano a terra anthem serrati e memorabili come Rest In Pieces o Cum On Your Glasses. Musica da lotta sulle barricate, che non manca di qualche perfida melodia amara. Conosco gente che aspetta il ritorno dei concerti per rivedere loro, mica Salmo a San Siro.
ABOVE THE TREES
Giovani, qualcuno dice giovanissimi, gli ATT rappresentano il lato più melodico del post-hardcore. Un po' diario di scuola, un po' racconto horror, un po' Dolori del giovane Werther. Un album, uno split e una canzone che bene rappresentano uno dei futuri possibili sviluppi della CBC.
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L'articolo CBC, come Caserta è diventata la Mecca dell'hardcore di giorgiomoltisanti è apparso su Rockit.it il 2020-05-27 15:02:00
COMMENTI (4)
welcome to Caserta! :)
CBC ON THE STREETS
Che bomba di articolo!
Ciao, sono Fabio Urban Discipline Records, grazie per la menzione,
Per me è stato un onore collaborare con Dome e la Cbc , vi assicuro che sono una solida realtà, e poi non solo musica ma prima di tutto attitudine hardcore sincera...grazie ancora e complimenti per l articolo!
Un salutone..Fabio Urban Discipline