Mettere da parte provviste. Sin dai tempi delle fiabe per addormentarsi, ci hanno detto che in inverno tocca fare così. E questa è la regola che abbiamo seguito per stilare i nostri consueti Cresci Bene Che Ripasso di fine anno, la lista degli artisti su cui mettere i propri 2 cents in vista dell'anno prossimo imminente. Quest'anno ve ne diamo 14, tra 12 mesi vedremo dove saranno e quanti avranno rispettato le nostre aspettative. Senza pressioni, mi raccomando, che in fondo si tratta solo di fare musica. Bella, possibilmente.
Come sempre nel nostro elenco – quiquello dell'anno scorso – abbiamo cercato, oltre che di scovare le realtà emergenti più interessanti, di fotografare il momento della musica nostrana, e di provare a anticipare gli scenari futuri. Non è un caso, allora, che tra i CBCR 2019 compaiano tante ragazze e ci siano un paio di produttori tra i più potenti in circolazione, a celebrare una figura che anche da noi dal dietro le quinte si sta prendendo il centro della scena.
E poi rap, come sempre, e giovani cantautori. Chi non molla il cantato in inglese, chi mischia i generi e spariglia le carte. Roba da onnivori musicali, come piace a noi.
Voodoo Kid
Marianna Pluda potrebbe diventare una star, ed è un pezzo che siamo pronti a giocarci il suo nome. Studia musica all’Università di Londra, diventa agonista di sci e karate, canta in inglese nella band dream pop/wave Red Lines e poi si reinventa solista col progetto Voodoo Kid, nel quale canta in italiano su basi nu soul, r&b e post trap. Conosce la materia e la maneggia con gusto e mani sicure. Il suo è il pop come ce lo immaginiamo in futuro, che si nutre di tutte le esperienze più disparate e disperate che vengono fuori dagli anni ’10 e torna alla forma canzone, con il producer al posto della band. Ha l’anima nera, nella sua testa convivono più personalità, non ama ingabbiarsi in nessuna etichetta e vive di dualismi: analogico/elettronico, reale/virtuale, dark/urban e gender più fluid possibile. Con i suoi singoli Satisfaction, Paranoia e Come quando fuori piove ha attirato l’attenzione di 2nd Roof, Mamakass, Dario Bass ed è già apparsa come feat. nel pezzo Neverland di Mecna e Sick Luke. Sembra una creatura fatta apposta per arrivare al top nel 2020, anno in cui le macchine non volano ancora, e la musica è bastarda, figlia di accoppiamenti strani che non sembravano proprio possibili qualche anno fa.
Rareș
“Rareș non è un nome d’arte”: si presenta così questo giovane cantautore di Marghera, che studia a Bologna. Che deve essere un tipo puntiglioso: “per essere precisi, la ș si pronuncia sc come in scemo”. Ma Rareș scemo non è, anzi: occhiali tondi, gran voce dal retrogusto soul e chitarra sinuosa e retrò il giusto, ha al contempo un gusto pop fresco e malinconico, che ci ha conquistato. Con all’attivo due singoli, Calma e Io non ho parole in più, nel 2019 il suo nome ha iniziato a girare, anche perché le prime esibizioni live confermano quanto di buono si era potuto intercettare dagli streaming. A settembre ha aperto la serata del Tutto Molto Bello di Bologna con protagonisti Giorgio Poi e Giovanni Truppi e sono stati applausi. Canta come se campasse di musica da molto più tempo, e ha senso immaginare che per lui ci siamo stati ascolti antichi tramandati all'interno delle mura domestiche (viene in mente, oltre a tanti stranieri, Alex Britti, che strana sensazione). Purtroppo per ora possiamo ascoltare solo due canzoni: ne pretendiamo di più e il prima possibile, per capire quanto questo ragazzo possa veramente brillare.
Nahaze
Nathalie Hazel Intelligente, in arte Nahaze, dalla contrazione dei due nomi di battesimo, è una cantante italiana di origine inglesi, e pare pronta spaccare il mondo. A dicembre è uscito il suo singolo d’esordio Carillon, che vede la partecipazione di Achille Lauro (e del suo socio Boss Doms), e suona come un ottimo biglietto da visita. Tanto che è Nathalie diventata la prima italiana a essere messa sotto contratto dall’etichetta Elektra da quando è sbarcata nel nostro Paese. Nahaze è madrelingua, passa dall'inglese all'italiano in maniera fluida e sempre credibile. Ha 18 anni, ma vanta già una personalità musicale ben chiara: può vantare una voce con una distintiva vena R&B, mentre l’outfit composto da magliettone XXL fa l’occhiolino a Billie Eilish. Magari non farà il botto da zero a duemilioni come la super-super-star di Bad Guy, ma anche in questo caso contiamo di ripassare.
No Label
No Label è il producer del futuro, perché a differenza di molti colleghi somiglia ai producer del passato. Padovano, 20 anni, ha fatto un disco di beat-tape, col quale puoi esercitarti per essere il migliore rapper in città, oppure fare come noi che lo ascoltiamo stand alone e ci divertiamo parecchio. Se cercate le parole, trovate anche quelle, grazie ai feat. di Dola, Barracano, Ugo Borghetti e Phra Crooker: gente di un certo spessore che ha scelto questo ragazzo per la sua innegabile bravura. Si destreggia tra old e new school, flirta col jazz, col pop da classifica, riesce a modellarsi perfettamente per aderire alla musica dei suoi featuring e mostra una tecnica fuori dal comune. I suoi arrangiamenti non sono mai banali e, in quest’epoca in cui i producer sono importanti quanto i frontmen, scegliamo di puntare su quello più originale. Anche senza etichetta.
Post Nebbia
Dal profondo Veneto arrivano i Post Nebbia, una band padovana che nasce dall’immaginario psichedelico di Carlo Corbellini, classe 1999. Hanno già pubblicato un albumche confonde e affascina, proprio come hanno il dovere di fare le opere importanti. Si intitola Prima Stagione ed è il simbolo della generazione meme nel pop italiano fin dalla copertina, con una foto no filter di una statua della Madonna con sopra un font decisamente lo-fi. A breve arriverà un secondo capitolo, che rispetta tutte le aspettative. I Post Nebbia non fanno itpop, grazie a Dio, e siccome da qualche parte dobbiamo ripartire, ora che indie è diventato sinonimo di canzone d’amore tormentata che scala la classifica e a un certo punto finisce per indurre la nausea, allora questo è un ottimo punto per lo stop and go: sanno scrivere, sanno suonare, sanno arrangiare e hanno l’attitudine giusta. Dirada la nebbia, luminosa come il sole (cit.).
Sethu
Marco De Lauri in arte Sethuè un tipo proprio strano, basta vedere le sue foto. Ok, mettiamo da parte quel brutto vizio di giudicare il libro dalla copertina: prestate un orecchio a pezzi come Hotspot e Butterfly Knife, poi ne riparliamo. Sembra un eroe del nu metal dei primi 2000, imparentato con un trapper di fine decennio. Una ventata d’aria fresca, se tutto va bene un uragano. Cattivissimo, spietato e poi che succede? Pubblica Mi hai lasciato sulla strada, sulla strada di casa, che è un pezzo del tutto diverso, nu soul, arrangiato e scritto molto bene. Sicuri che sia lo stesso savonese pazzo delle canzoni precedenti? Pare proprio di sì. Ha due anime, quello è chiaro, e chissà cosa combinerà quando questi due lati di sé comunicheranno di più tra sé. Può succedere si tutto e siamo super curiosi.
Fosca
Il suo primo epci ha colpito subito talmente tanto che, appena uscito, ci abbiamo scambiato quattro chiacchiere. Poco più che ventenne, Foscaè cresciuto fra le Dolomiti, vicino a Belluno. La sensazione di totale immersione nella natura traspare dalla manciata di canzoni che compongono il disco. Le atmosfere eteree che rispecchiano la vita ad alta quota di Erich Kuehl – questo il suo vero nome – fanno trasparire il talento di questo ragazzo, ancora grezzo ma innegabile. Nei suoi confortevoli arpeggi di chitarra e nella sua voce delicata, spesso raddoppiata o leggermente effettata, si intravede un Justin Vernon alle prime armi: da solo, nella sua cameretta. Ci piace pensare di vederlo fra qualche anno su un palco degno di questo nome e con alle spalle un vero gioco di luci, mentre ci lasciamo cullare dalle sue morbide canzoni arrivate a valle dalle cime innevate.
Young Miles
Quando si dice il mistero: nel momento in cui abbiamo chiesto una sua foto, dal management ci hanno risposto che ancora non ne esistono, perché è accaduto tutto troppo in fretta. Ciò che sappiamo è che il ragazzo è un 2002, romano, che ha messo le mani sulla prima consolle a 8 anni grazie al padre dj e che da lì in poi è diventato un beatmaker molto ricercato. Ha lavorato con Lazza e Beba in Male o bene e ha firmato Star Wars con Massimo Pericolo e Fabri Fibra nel Machete Mixtape 4, che ha raggiunto il Disco di Platino. Se Salmo, che per lui stravede, e i suoi hanno messo in mano a questo ragazzino conosciuto nella realtà parallela di Fortnite una delle sicure hit del loro disco di sicure hit, un motivo ci sarà. Tasto play e si capisce dopo pochi secondi di stream. Perché crediamo che possa diventare un grande producer nel 2020? Perché lo è già nel 2019.
Eugenia Post Meridiem
Eugenia e i suoi compagnihanno già raccolto un sacco di credito tra i critici, nonostante la loro musica sia completamente fuori tempo e fuori moda: una ragione in più per scommettere sulla loro ascesa fuori dai confini italiani. Nel 2019 hanno esordito con il primo album e si sono fatti le ossa sul palco del MI AMI, hanno aperto ad Anna Calvi e stanno preparando il nuovo tour, che li porterà anche fuori dal nostro Paese. Sarebbero la band perfetta per suonare al Primavera Sound, con i loro richiami psichedelici e onirici in cui perdersi, le armonie sincopate che accompagnano una voce venuta da un luogo dimenticato. Tradizione, rinnovamento e l’eco di unasummer of love che ci auguriamo possa ritornare come antidoto all’odio. Oltre il trend e la moda facile, chitarra, basso e batteria resistono a ogni nuova onda. Mutando per sopravvivere, anche grazie a band come questa.
Lil Jolie
Angela Ciancio in arte Lil Jolie ha 19 anni ed è a tanto così da diventare una star. Si chiama così perché un po’ di persone le dicevano che somigliava ad Angelina Jolie e lei ne ha fatto un brand. Ha esordito su YouTube, come tante ragazze della sua età per fare le cover acustiche dei pezzi indie, poi ha preso la sua angoscia generazionale e l’ha trasformata in musica da SoundCloud, diventando un’esponente di quel post-tap (o post-trap) che viene dal basso e si fa conoscere per canali non convenzionali. Ha una voce matura, che fa il botto e piace subito. Su Spotify il suo Farsi male è un singolone che contiene tutta la rabbia e la disillusione per una storia d’amore che non va bene per niente. 160mila ascolti (and counting) e un futuro radioso davanti a sé, che che potrebbe portarla ad essere una popstar (o qualcosa di simile).
See Maw
See Maw e l’avant-pop potrebbero essere sinonimi. E se qualcuno vi chiedesse di spiegare come sarà la musica leggera nei nuovi anni ’20, i suoi due ep Ghiaccio e Depre mood potrebbero essere il modo più semplice per andare dritti al punto. Classe 1996, milanese, suona un’elettronica per sua stessa definizione notturna e rarefatta, meravigliosamente cupa. L’anima nera e il pop che flirtano con le esperienze trap degli ultimi anni e che ritroviamo nella voce effettata, dagli influssi nu soul e dalla devastante malinconia che si respira in tutte le tracce. Due ep e ancora nessun album, ma già notiamo un cambio di passo che può portarlo a togliersi soddisfazioni. Creare dal niente nuovi suoni e nuovi stili è sempre più difficile, See Maw è un sunto di tuto quello che difresh c’è stato nella discografia italiana degli ultimi anni, da Cosmo a Mahmood. Dedicato a chi dice che la musica italiana suona tutta uguale.
Il Tre
Il futuro del rap italiano nell’epoca post-trap potrebbe essere questo ragazzo romano del 1997, che si è già imposto vincendo nel 2016 il One Shot One Game, uno dei contest nazionali più importanti del genere, con più di 400 partecipanti. Ascoltate Cracovia pt.3, per impazzire con noi in uno tsunami di flow a volte ritmico, altre velocissimo da ritiro della patente. E inoltre ci sono già quasi 10 milioni di stream su Spotify, mica caramelle. Manca ancora un passo, il 2020 siamo convinti possa concederglielo. Non è una supposizione, è più che altro questione di tempo, perché in giro ce ne sono pochi come lui: testi belli tesi, tipo rap battle old school, una tecnica invidiabile, un contratto importante e già una svolta graffiti pop fatta apposta per diventare il capo.
Emma Nolde
Emma Nolde è una ragazza toscana del 2000, che scrive canzoni da quando ha 15 anni. Prima cantava in inglese, ma non ha mai pubblicato niente, poi è passata all’italiano e nell’ultimo anno si è dedicata al suo primo disco in assoluto, prodotto insieme a Renato D’Amico e Andrea Pachetti, che verrà pubblicato nel 2020. È una cantautrice, si trova a suo agio con la dimensione acustica e con quella sperimentale, usa le basi, anche belle spinte, gli effetti per la voce, rende le sue canzoni internazionali con il suo tocco speciale. E ha appena iniziato (anche se il riconoscimento del recentissimo Rock Contest la pone già in parecchi radar). Se questo sarà il cantautorato del 2020, ci mettiamo la firma che Emma sarà uno dei centravanti in squadra.
Lil Kvneki e Drast
Drast e Lil Kaneki sono gli Psicologi, e questo lo sanno anche i muri. L'approdo in Bomba Dischi, l’album 2001 e il side album 1002, il debutto al MI AMI davanti a un pubblico entusiasta, il tour che in un anno li porta dai mini club al palco del Rock in Roma (che apriranno!), il feat. con il redivivo Side Baby. E siamo sempre nel 2019, l'anno in cui è cambiato tutto per questi due giovanissimi che hanno esplorato le mille vie della musica contemporanea prima in Rete e poi sull'asse Roma-Napoli. Insomma, i ragazzi sono già una solida realtà, e siamo contenti di aver dato il nostro piccolo contributo a una causa più che giusta. Ma tanto ci crediamo, che li investiamo di nuove responsabilità pure per il 2020. Magari, in parallelo, anche con avventure solisti, come tanti loro colleghi hanno fatto prima di loro. In giro c'è poca musica più contemporanea di quella dei due Psicologi, rilanciamo ancora di più?!
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L'articolo CBCR 2019: gli artisti su cui puntare secondo Rockit di Redazione è apparso su Rockit.it il 2019-12-17 12:00:00
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