CBCR 2020: gli artisti su cui puntare secondo Rockit

Nell'anno più tremendo sono uscite un sacco di proposte nuove, interessanti, fresche, pronte per dare una scossa a una scena rimasta ferma per troppo tempo. Scopri chi sono i 15 nuovi artisti pronti a ribaltare la musica italiana

Le nostre scommesse per il 2021: tutte le grafiche a cura di Giulia Cortinovis
Le nostre scommesse per il 2021: tutte le grafiche a cura di Giulia Cortinovis

Siamo quasi arrivati alla fine di questo 2020 e non ci sembra vero, visto l'anno che è stato. Più che parlare di covid, riflettiamo sulle sue conseguenze: pochi artisti sono riusciti a suonare dal vivo, pochissimi professionisti del sistema musica hanno potuto fare il loro lavoro dignitosamente. In questa catastrofe culturale, oltre che sanitaria ed etica, non tutto è andato in merda, tanto per parlare francese. Tanti giovani musicisti hanno utilizzato al meglio il tempo libero per scrivere, imparare, produrre, trovare nuove forme di interazione col pubblico via social. Per dirla come quell'allegrone di Cormac McCarthy, hanno continuato a portare il fuoco.

Nel dare un'occhiata ai CBCR degli scorsi anni, abbiamo spinto prima di tutti Venerus e Psicologi, Birthh e Emma Nolde, ma anche Lucio Corsi e Giorgio Poi, Sfera Ebbasta e Calcutta, quando il mainstream lo guardavano col binocolo. Quindi arriviamo a dicembre e questa responsabilità la sentiamo: riunioni estenuanti, sguardi in cagnesco, ricatti e scorrettezze di ogni tipo, per arrivare a trovare nomi condivisi che piacciano più o meno a tutti, su cui puntare nel 2021. Il fatto è che, in quest'anno terribile, di progetti da cameretta ce ne sono stati un milione. Molte meno sono state le band che hanno potuto continuare a suonare, riunendosi in cantina per attaccare gli ampli.

Il 2021 ce lo immaginiamo come il calderone verde della strega di Bugs Bunny, in cui buttare quello che resta della musica urbana post trap e ibridarla col jazz, le chitarre, l'emo, il grunge, la malinconia che non va più via e la fame di riniziare a vivere. Potrebbe essere l'anno del nuovo crossover di generi, come già sta avvenendo, oppure quello del ritorno alla formazione batteria-basso-chitarra e dei concerti sudati uno in spalla all'altro.

Potrebbe essere l'anno in cui l'itpop delle canzoncine disimpegnate cede il passo a nuove sensibilità che vengono dall'underground, ma anche della ricorversione di progetti nati per il mainstream, che si sono presto trovati stretti in quella morsa e hanno deciso di fare di testa loro. Mai come adesso è tutto da ricostruire, dunque incrociamo le dita e continuiamo a portare il fuoco, a testa alta, senza paura.

Tutte le grafiche sono di Giulia Cortinovis

Ariete

Nell’ultima diretta che ho visto, Ariete  presentava il suo ultimo ep, 18 anni, e chiamava dentro qualcuno dei suoi follower, padre, madre e pure zio, sparigliando il gioco che vuole artista e pubblico divisi da un fossato invalicabile, anche sui social.  Ma Arianna Del Giaccio, in arte Ariete, è già una star. Quasi 150mila follower su Instagram, milioni di ascolti su Spotify, in un anno ha accelerato più di Rossi ai tempi d’oro dopo l’ultima curva. Se il 2020 è stato per tutti un anno piuttosto di merda, discograficamente Ariete ha sfondato: dopo il singolo Quel bar di fine 2019, ha pubblicato per Bomba dischi l'ep Spazio, è apparsa nell’album Millennium Bug dei fratelli Psicologi e, come detto prima, a dicembre ha pubblicato 18 anni, che oltre a essere il suo ultimo lavoro, è anche la sua età.
Cantautrice generazionale, informale, urbana, scazzata ed emotiva, subito riconoscibile per la voce, per l'immagine, sempre imbronciata col cappello di lana calcato in testa e per le secchiate di malinconia a profusione. Non dovrebbe stare qui tra le promesse per il prossimo anno perché è già una solida realtà, ma se la nicchia se l’è già presa, adesso tocca al pubblico generalista.
Ci piacerebbe che il pop di domani avesse il suo volto e il suo talento, che si scrollasse di dosso decenni di iperproduzioni e di testi fatti con lo stampino, per tornare a rappresentare tutti, anche i disagiati, quelli che nelle canzoni famose non vengono mai menzionati. Alla faccia di tutti quegli stronzi che l’hanno fischiata quando ha fatto il giochino delle sedie a X Factor e non è stata presa, scommetto alcuni di loro oggi la pregano di stare in diretta con lei. GG, Ari.

Simone Stefanini 

 

J Lord

Foto di Gaetano De Angelis
Foto di Gaetano De Angelis

Potrei violare per l'ennesima volta la memoria di Enrico Berlinguer e dire che è da un po' che la trap in Italia ha perso la sua spinta propulsiva, ma mi pare più corretto dire che ha proprio rotto il cazzo. Nel senso, la musica di per sé non è mai troppa e non è mai sbagliata. Ma quando un "genere" si trasforma in un'estetica trascinata e portata fino al parossismo, in una catena di cliché, allora comincia a essere tempo di guardare altrove, perché le cose rilevanti non stanno più lì. La curva della trap ha, insomma, raggiunto il plateau da un pezzo: rimarranno soltanto i big – se avranno saputo reimmaginarsi –, i più svegli sposteranno il loro sguardo di lato, per gli altri sarà la dissolvenza.
È con questo pensiero fisso in testa che mi sono imbattuto in un video: 2020 Freestyle, canta J Lord, produzione Dat Boi Dee, uno dei nomi forti della nuova scena napoletana. C'è un ragazzo appeso fuori da un Land Rover, poi sul cofano, poi sul tetto, e non smette mai di cantare. La base è semplice e diretta, coerente con il titolo del brano. Il resto lo fa lui, con la sua fisicità e con metriche impressionanti.
Sfido chiunque, senza saperne nulla, ad ambientare quel video in Campania e non in qualche campagna fuori Atlanta o forse meglio Londra o Parigi. È una frase di un provincialismo imbarazzante, ma è la verità. E ha a che fare con il talento di J Lord e con la sua biografia: classe 2004, originario del Ghana, è cresciuto a Casoria dopo essere stato adottato da una famiglia del posto. Nei suoi pezzi, che ha iniziato a caricare nel 2019 su YouTube, rappa in dialetto napoletano con un flow super. È magnetico, grazie anche a dei difetti di pronuncia che rendono tutto più riconoscibile e personale. Dopo i primi pezzi amatoriali, non a caso caricati sotto la dicitura "freestyle", sta conquistando spazio in quella colonna napoletana di mc e produttori che ultimamente sforna hitmaker a ripetizione (un nome su tutti: Geolier). Anche perché – ahinoi, dice l'anziano che vive dentro di me – pare aver intuito molto bene cosa funziona ed è pronto ad assecondare un po' la corrente, come dimostra il suo ultimo singolo My G. Speriamo non lo faccia troppo e tenga viva quella fiammella di "roughness" che ci hanno fatto vedere in lui qualcosa di autentico, nuovo e incredibilmente potente in mezzo a tanta moda.

Dario Falcini 

 

Laguna Bollente

Foto di Vittorio Comand
Foto di Vittorio Comand

 “Canzoni fatte da una donna con il cazzo e un uomo con la figa”. I Laguna Bollente sono ciò che di più puro e affascinante il disagio giovanile del nord est riesce a regalare: due ep – da incorniciare anche solo per i titoli: Discocesso e Nord sud ovest sert – sporchi, incatramati, affogati nello smog delle fabbriche di Marghera e nell’alcol delle cicchetterie più lerce di Venezia. Dunia Maccagni alle chitarre – mezze scordate – e alla voce, Elia Fabbro al basso e drum machine. Ci sono l’incubo suburbano dei Suicide, la decadenza di Siouxsie & the Banshees, l’alienazione dei Sonic Youth, con una pulsante vena romantica che ci permette di sopravvivere.
“P***o dio ti rubo gli Oro Ciok”. “Gonfio di rabbia mi segherò ai valori cristiani, edonisti e borghesi”. “Se mi vieni dentro, ti invito al mio funerale”. C’è una sofferenza sincera, un messaggio genuino, condensato in una manciata di brani, da parte di chi si trova con pochi mezzi a raccontare quel disastro che è la sua vita, senza perdere mai il sorriso. C’è la fatica di chi deve farsi un culo triplo perché sa di non poter contare su nessuno. C’è la droga. C’è l’alcol. E, più di ogni altra cosa, c’è l’amore.

Vittorio Comand

 

Ibisco

Foto di Antonio Ragni
Foto di Antonio Ragni

Qui c’è del potenziale, e due pezzacci bastano per capirlo. L’ultimo, Ragazzi, è anche stato perfettamente remixato da Popolous: un grido lanciato (tra il buio dei Joy Division ­e i deliri techno pop di Cosmo) a chi, come lui, non rinuncia a un’esistenza migliore. “Un brano collettivo per persone solitarie in cui si mischiano rabbia e gloria”, lo descrive Ibisco. Nella vita Filippo Giglio, cantautore emiliano classe ’95, nasce a Bologna e vive in provincia, “dove forse morirà anche”.
E dove ha girato il video di Meduse, il singolo d’esordio, ripreso sulla tangenziale di Bologna con una Canon XL1s. Il pezzo ­(sospeso tra Dalla e, ancora, i Joy Division) è un serie di pensieri liberati dalla musica, che ci tele trasporta nella provincia, dove Ibisco studia e lavora, molto. Ma “dalla noia dei cessi del lavoro dipendente” – come dice lui ­–, nasce la sua musica grezza, grigio cemento, fatta di scazzi e chiari debiti post-punk, che sfreccia sull’asfalto e si mangia il passato, guardando a un futuro diverso sempre possibile.

Claudia Mazziotta

 

Bnkr44

Foto di bukkakeconnection
Foto di bukkakeconnection

Il nome sta per  bunker 44, il seminterrato in un paesino dell'entroterra fiorentino entro il quale un gruppo di ventenni sta rielaborando, nella maniera più letterale, il concetto di underground. I bnkr44 sono Erin, Caph, Fares, Piccolo, JxN, Faster e gheray0, ma anche tutto l’universo di producer e dj, conosciuti su internet e nell’ambito delle serate, che in quello scantinato sono passati per lasciar la propria firma.
44.DELUXE, il primo album ufficiale della crew che sta trasformando l’idea di collettivo, a detta degli stessi interpreti, non è neanche un vero album, quando una raccolta di traccia caricate su internet con la stessa spontaneità con la quale sono state registrate e, solamente in seguito, selezionate in un best of. Il risultato di  vere e proprio jam di tre giorni in cui i membri del bnkr44 si confrontano per far collimare gusti e reference di ogni esponente in un unico progetto dalla visone condivisa: un miscuglio di trap, itpop e musica elettronica incategorizzabile  e, per questo, perfettamente riuscito. Da soundcloud a Bomba Dischi il passo è breve.

Marco Beltramelli

 

Brividee

Foto di Giulia Cortinovis
Foto di Giulia Cortinovis

Non è un caso se, quest’estate, il primo Cuore Impavido a salire sul palco acquatico dell’Idroscalo è stato questo ragazzo dal volto incerottato e con gli occhi coperti dai lunghi boccoli mori. Straight outta Monza, Brividee – nome preso dalla serie di libri horror Piccoli Brividi – è un giovanissimo esponente dell’emo trap (e non solo) all’italiana: è bastata qualche canzone caricata su Soundcloud per conquistarci, tanto da prima chiamarlo in redazione a cantarci la sua Antonio Conte e poi invitarlo sul palco del MI AMI TVB, prima che il 2020 decidesse di costringerci per mesi a casa.
Ad accompagnarlo in queste occasioni, alla chitarra, un altro giovane che sta facendo parlare di sé: Memento. Brividee rimane però un progetto solista, fatto di autoproduzioni lo fi – ma col sogno di avere Contessa a disposizione – in cameretta, rime strampalate, Lil Peep nel cuore, amori finiti male e psicofarmaci. Quando l’abbiamo conosciuto, ha dichiarato di voler aprire un beef con Tutti Fenomeni. Noi col 2021 non aspettiamo altro.

Vittorio Comand

 

Sissi

Foto di Silvia Violante Rouge
Foto di Silvia Violante Rouge

Di Sissi, aka Silvia Cesana, molti ricordano la faccia che hanno fatto quando l’hanno vista cantare per la prima volta alle audizioni di X Factor 2019. Bravissima, fresh, teenager, immagine giusta, sguardo incantatore e cascata di capelli corvini. Cantò Calcutta e Rihanna, standing ovation, ma non passò ai live. Il suo giudice, Sfera Ebbasta, aveva in mente ben altro dalla sua squadra (LOL). Qualcuno ricorda anche le audizioni per Sanremo Giovani 2021, col nuovo singolo Per farti paura.
Un sacco di applausi dalla critica, pacche sulle spalle da Amadeus, ma non è passata neanche lì. Eppure è ancora più brava, e sempre più a fuoco, ha una tecnica vocale ottima, canta davvero e, finalmente, ha capito la sua strada, che è quella di stare lontana dalle scorciatoie facili, di farsi il suo pubblico, fosse anche di poche persone, e suonare per loro. Il fatto è che non va bene siano solo poche persone, perché Sissi ha classe da vendere, mischia l’urban col pop e il jazz, ha un potenziale gigantesco e, se tutto va come deve andare, il 2021 può essere il suo anno.
Suo è un mattone importante per la costruzione del nuovo pop, lontano dai cliché e vicino a quello che in altri Stati del mondo è già realtà. Poi è simpaticissima. Direte: che c’entra? C’entra. Di popstar con la puzza sotto il naso che dopo un singolo entrato in una playlist di Spotify si sentono Beyoncé, abbiamo fatto il pieno in questi anni addietro, ora è tempo di fare spazio a chi, dopo aver annusato le dinamiche asfissianti di certo mainstream, ha voglia di ripartire dal basso con la sua shit. Bene così, se tutti i prossimi pezzi sono all’altezza di Per farti paura, il prossimo anno farà un ep da heavy rotation e non vediamo l'ora di ascoltarlo.

Simone Stefanini

 

Vale LP

Foto di Federico Avella
Foto di Federico Avella

Non servirà aspettare troppo tempo prima di ripassare da Valentina Sanseverino, classe '99, di origini napoletane da anni nel Casertano. Anche lei tra le fila di coloro che partecipano da poco alla rinnovata scena rap napoletana con Geolier, Masamasa, Speranza, J Lord, Shadaloo o Eris Gacha: faccia da angelo, ma con occhi di ghiaccio, in pieno stile Gen Z per una nata nel '99 che segue la moda, amica di Lil Jolie, con cui (forse) c'è in ballo un merch coordinato da Sergente.
Manager che, insieme a Close Listen, ha iniziato quest’anno a lavorare con la giovane rapper alla produzione di FINE FRA' ME, ep d’esordio. Quattro tracce che parlano il linguaggio delle ragazzine con i tatuaggi, che se ne fottono, con la sigaretta in bocca e la solitudine in petto, i casini, gli amori e le botte con le notti insonni. Nell'ep, uscito il 10 aprile 2020, Vale duetta con Pretty Solero e Lil Jolie in due tracce su quattro. E sempre con la conterranea compare in Floridiana, l'ultimo di CoCo.
Carini è il suo ultimo singolo, prodotto da Rosario D-Ross e StarTuffo, napoletani già all’attivo per gli album di Luchè, Fabri Fibra, Marracash, Raiz, Clementino e altri. Una prova che la musica della giovane rapper non si limita alla scena hip hop, ma sfocia anche nel pop, e in chissà cos'altro. Serve altro per capire che il 2021 sarà un anno fortunato per la nuova giovane promessa urban italiana?

Claudia Mazziotta

 

Blanco

Foto di Giulia Bersani
Foto di Giulia Bersani

Qualche tempo fa al Tg2 appariva un ragazzo in mutande bianche, che saltava in una cameretta piena di scritte, per poi buttarsi in un lago al tramonto. Una roba tra Stand by Me e Trainspotting. Mi sono chiesto se fosse cambiato più il Tg2 – che sta facendo nell'edizione serale una serie di encomiabili servizi sugli artisti di nuova generazione – oppure la musica italiana, che oggi riesce senza alcuna fatica e rifilare al mainstream uno così, senza neanche un pianoforte, dei gorgheggi, un "no, signora, no".
Blanco è un mix di robe molto diverse tra loro – da YungBlud agli Psicologi o Lil Peep, ma potreste trovarne mille altri voi –, ed è proprio questo a renderlo interessante. L'estetica è minimale e fortissima – grazie anche al lavoro di Giulia Bersani: che brava che sei! –, mette assieme evidenti richiami punk e emo, ma riesce a essere molto personale. Come d'altra parte lo sono la sua voce e la sua scrittura.
In tutto questo Blanco, che si chiama Riccardo nella vita, ha tipo 17 anni. Viene dalla provincia di Brescia, e quella cosa della malinconia della provincia se la porta dietro forte come il primo Massimo Pericolo (sarà che entrambi sono cresciuti vicino a un lago).
Ha firmato per Island Records, cui sono bastati appena tre singoli per capire che il futuro del pop – già, alla fine quello è e pure fatto parecchio bene – ha i mutandoni di flanella. Così a occhio ci hanno visto lunghissimo.

Dario Falcini

 

Whitemary

Foto di Maurizio Annese
Foto di Maurizio Annese

Biancamaria Scoccia quattro anni fa, insieme al producer e polistrumentista concittadino Alessandro Donadei, fonda i Concerto, un duo che con i suoi ep, ha ricevuto riconoscimenti importanti sin fuori dai confini nazionali. Bianca, oltre a cantare, principalmente in inglese, e suonare i synth - grazie alla passione del suo compagno - si appassiona di musica elettronica e, di ritorno da un viaggio a Londra, trova il finalmente il coraggio per cimentarsi nel suo primo progetto solista e cambiar lingua.
Alter boy!!!, il suo ep di debutto uscito nel dicembre dello scorso anno, è una raccolta di 8 tracce scritte e registrate di getto entro le quali la cantante romana cerca di esorcizzare i propri mostri e le proprie paure. Un disco dal sound elettronico e dall’approccio jazz, testi in italiano, sintetizzatori analogici, vibes techno e drum machines che disegnano ritmi tribali. Live è una bomba, l'abbiamo vista al MI AMI TVB e ci ha rapito il cuore. È tempo che rubi anche il vostro.

Marco Beltramelli

 

Freez

Hanno poco più di vent’anni, ma suonano come se fossero usciti direttamente dagli anni ’90: i Freez da Schio sono una garage band freschissima, capace di portare l’entusiasmo delle spiagge californiane nella nebbiosa provincia veneta. Stefano Bassan, Michele Bellinaso e Nicolò Bressan, questi i componenti del gruppo, aspirano alla West Coast, a quel sole che troppo spesso viene oscurato dalle nubi della Pianura Padana e alla musica di Mac DeMarco, Kurt Vile e dell’immancabile santo patrono Stephen Malkmus.
Il video di Heads, traccia d’apertura del loro album– uscito nell’ottobre del 2019 – Always Friends, è un manifesto ideale di tutto ciò che il loro microcosmo: adolescenti spensierati alla conquista della notte a bordo di uno skateboard, armati solo di occhiali da sole improponibili, spritz, incoscienza e, ovviamente, una chitarra. Assieme a Yonic South, Jesse the Faccio e tutta quella ondata di 90s revival che arriva dal Nord Italia, i Freez hanno l’attitudine giusta e la voglia di spaccare (e spaccarsi).

Vittorio Comand

 

Radical

Foto di Federica Burelli
Foto di Federica Burelli

Radical è il moniker dietro il quale si cela Daniele Wandja, producer e rapper romano con un passato da bassista nei Leftlovers. Insieme alla FuckYourClique  e ad altri esponenti della scena capitolina fonda una serata che diverrà culto e punto di riferimento per tutti i gli interpreti del genere, il soundcloud rap, sparsi per lo Stivale. Le travolgenti esibizioni al Fuckyourparty gettano un aura di misticismo sulla figura di Radical cui nome inizia a circolare prepotentemente entro i confini del Raccordo Anulare: il suo stile capace di mischiare influenze metal e punk con il linguaggio giovane dei meme e delle community su internet è un unicum senza precedenti in Italia.
Nel 2018 pubblica il suo primo ep, Trashbin Vol 1, cui seguirà un secondo capitolo, tra i vari featuring compaiono Taxi B , Jordan Jeffrey, Greg Willen e tanti altri nomi che abbiamo imparato a conoscere nel tempo. Anticipato dal singolo ThotMilanoDM insieme a Rosa Chemical e Telonious D, a luglio di quest’anno Daniel ha pubblicato il terzo episodio della saga che ha sancito il definitivo avvento delle rime urlate.

Marco Beltramelli

 

Hu

Foto di Alise Blandini
Foto di Alise Blandini

La prima volta che ho intervistato Hu, aka Federica Ferracuti, le ho fatto una domanda standard tipo “presentati al pubblico di Rockit” e ha parlato quasi ininterrottamente per 40 minuti. Direte “Che palle!”, invece stavo all’altro capo del telefono rapito dalla fame, dalla voglia di conoscenza, dalle sue mille esperienze in campo musicale, che vanno dalla produzione di musica elettronica al jazz, alla scrittura di canzoni pop, fino alla conoscenza del business musicale dall’interno - “così non ti possono fottere”.
Look da punk berlinese degli anni ’80, energia contagiosa, dopo un sacco di situazioni diverse ha deciso di portare in giro se stessa. Occhi Niagara è il singolo che ha presentato a Sanremo Giovani e mostra tutte le potenzialità di un’autrice e cantautrice che non si pone alcun limite: basi elettroniche belle spinte su cantato melodico, che è ciò che una digital performer può diventare se toglie tutti i paletti preimposti e lascia andare la creatività.
Con questi presupposti, Hu ha tutto un anno davanti per far uscire la sua prima prova sulla lunga distanza, in cui tutto può essere il contrario di tutto, e la nostra curiosità è altissima. Per rivoluzionare il pop ci vogliono teste così, che studiano, non si fermano mai e hanno più fame di Pac Man. 

Simone Stefanini

 

Santachiara

Foto di Enrico Barone
Foto di Enrico Barone

Il suo nome d’arte deriva dall’omonimo quartiere nel centro di Napoli, dove dall'Umbria si è trasferito per studiare psicologia all’Università. In verità si chiama Luigi Picone, ha 22 anni e vive la vita come qualsiasi altro studente, tra delusioni amorose affogate in gin tonic, serate passate con gli amici e picchi di spensieratezza assoluta annullati in tre due uno dalle ansie per il futuro. Tutto il mondo universitario si comprime nella sua musica, impacchettata per la prima volta in Sette pezzi, il disco d’esordio.
Chitarre sporche, flow annoiati e malinconici, hangover del giorno dopo: le tracce dell’album, eterogenee e quasi estranee tra di loro, funzionano nell’ordine in cui sono state messe e corrispondono ognuna a diversi mood, uno per ogni giorno della settimana. Un percorso che si sta costruendo man mano – come il corpo glitchato di Luigi che si materializza un pezzo alla volta sulle copertine dei suoi ultimi singoli –, eppure si intravedono già dei punti forti.
Tra questi la semplicità, per niente scontata e del tutto apprezzabile, sinonimo di sincerità e allo stesso tempo consapevolezza, grazie alla quale la musica di Santachiara arriva, subito, e immediata.  Che sia il colpo di coda finale dell’itpop o meno, una cosa è sicura: la sua musica la ascolteremo ancora, e sempre di più, magari anche sotto forme diverse e più complesse. Sette pezzi è solo l’inizio.

Claudia Mazziotta

 

Montag 

Foto di Lorenzo Arrigoni
Foto di Lorenzo Arrigoni

Pietro Raimondi AKA Montag, avremmo potuto metterlo in questa lista già nel 2018, ma ci sembrava inelegante visto che Pietro era a tutti gli effetti un redattore a tempo pieno di Rockit. Lo facciamo adesso che ha deciso di lasciare via Ostiglia 8 per concentrarsi sul suo Sogno, come si dice nei film americani. Voi che seguite attentamente le vicende musicali della nostra italietta e che siete amici degli amici degli amici, l'avete già incrociato in quel divertissement post-tutto che sono stati i Giallorenzo (una band di coinquilini tutti fuorisede a Milano) oppure come apertura voce+chitarra di centomila concerti uno più sfigato dell'altro. Sguaiato, fuori fuoco, eccessivo, romantico, spiantato, buffone, giupì (come dicono nella sua Bergamo). Bellissimo. Uno spreco di tempo ed energie incredibili, come solo la Giovinezza sa essere.
Ma perchè no in fondo, Pietro ha esattamente quell'attitudine lì del genietto che fa di tutto per buttarsi via ma che non ci riesce mai per davvero. Esattamente come chi sa di avere in mano delle carte buone ma sta ancora cercando il tavolo a cui sedersi. Si sta ancora cercando, ovviamente. Non è detto che si trovi, altrettanto ovvio. Noi lo mettiamo in questa lista come un augurio perchè da quando ha bussato per la prima volta alla nostra porta siamo stati folgorati dalla sua energia, dal suo candore, dalla sua poesia e dal suo talento. Dai Pietro, coraggio. Faccela.

Stefano 'Fiz' Bottura

 

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L'articolo CBCR 2020: gli artisti su cui puntare secondo Rockit di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-12-10 09:50:00

Tag: cbcr

COMMENTI (2)

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  • biankoni 4 anni fa Rispondi

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  • mario.miano.39 4 anni fa Rispondi

    Complimenti ragazzi, siete davvero forti con la musica italiana. Non avevo dubbi su un nome che avreste messo. Blanco, ha fatto un pezzone con "notti in bianco" e i bnkr44 con "sabbia" e "luce". Sono canzoni stupende, in un anno orribilissimo. Ma nulla è come "ragazzi" di Ibisco, un assurdità completa, come se Eros Ramazzotti dei primi 2 album incontrasse i Joy Division in qualcosa che è un inno, un immensità assoluta della musica italiana. Non c'è una canzone migliore di quella nel 2020, anche con il remix di Popolous, sempre la migliore resta!