CBCR Weekly: Zoo di Venezia + Inaria

Un giro nel Veneto più profondo ci porta da un collettivo rap che vive in laguna e un quintetto noise che sogna la fine del capitalismo. Due band molto diverse, accomunate dalla stessa cazzima

Il Veneto negli ultimi anni sta cacciando fuori parecchi talenti notevoli. Senza andare a scomodare chi è diventato un big a tutti gli effetti della musica italiana, ultimamente abbiamo visto progetti come Lamante, Delicatoni, Stegosauro, Mont Baud e molti altri venire fuori dal Nordest e conquistarci, ognuno per un motivo diverso. Ed è proprio da qua che siamo ripassati per raccontarvi altri due gruppi molto interessanti: Zoo di Venezia e Inaria.

Zoo di Venezia

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Partiamo dalla laguna veneziana, dove sventola la bandiera del leone alato di San Marco col volto coperto da un passamontagna. Stiamo parlando dello Zoo di Venezia, collettivo formato dai rapper Busi e Panda e dal producer e DJ Mush Beats, parecchio attivo nella sua zona grazie anche alle gare di freestyle Ghesb*ro Battle. Barre crude che fotografano la vita "tra Venezia e Marghera, come i Pitura Freska", per citare Primi in Italia di Busi. La differenza è che loro non fanno reggae, ma hip hop, e che hanno un approccio ben più duro: il singolo appena citato parla direttamente del problema di eroina (il primato citato nel titolo è quello dei morti per overdose) che ancora imperversa, in particolare a Mestre, dell'aria irrespirabile a causa delle fabbriche vicine alla laguna, del lavoro che non c'è.

Lo scorso maggio è uscito l'omonimo mixtape del collettivo, un manifesto che rivendica ancora di più l'attaccamento alla calle life che si può provare solo in quella città: 9 tracce di rap bello incazzato tra italiano e dialetto, che scorre tra i sestieri e le gondole per mostrare il lato più aspro della bellezza decadente di Venezia e del suo circondario. Suono lagunare, insomma, come battezza la traccia d'apertura del mixtape. Se siete di quelli del partito "bella, ma non ci vivrei", è facile che vi troviate di colpo a cambiare idea.

Perché ascoltarli: Per trovare un pezzetto di Harlem anche in darsena.

Inaria

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Non serve spostarsi di troppo per arrivare a Verona, a casa degli Inaria, formazione che si muove tra "post rock, grunge, noise e garage punk, ma con un sax", come indicano nella loro bio. È un bel miscuglio rabbioso che vibra in ogni particella sonora dei loro brani, senza rinunciare a una naturale propensione memica (lo dimostra anche la chiusa del loro ultimo ep, DR*GA!). Ma non è una furia che esplode per forza di colpo, anzi: non c'è bisogno di partire a mille, prima ci si muove sulle note lunghe di chitarra e dall'anima melodica dei loro brani, per poi lasciare che la vena si chiuda e che il rumore prenda il sopravvento, come succede nel loro singolo Pazzo maniaco.

Oltre a DR*GA!, uscito lo scorso marzo, c'è anche Educati al declino, che ben presenta l'approccio di una generazione che dal futuro ha ben poco di cui aspettarsi. A passo sicuro e con le distorsioni sparate, gli Inaria puntano verso un'apocalisse fatta di paranoie, di lavori precari e di un capitalismo estremo che continua a illudersi di risolvere i mali del mondo. Gli Inaria da soli non basteranno ad abbatterlo, ma il loro è un piccolo attacco dinamitardo che è sempre utile, se non necessario, portare avanti finché reggono le gambe. 

Perché ascoltarli: Per prendere le armi contro un mare di affanni.

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L'articolo CBCR Weekly: Zoo di Venezia + Inaria di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2024-10-01 19:09:00

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