Quando Cesare Cremonini sale le scalette del palco, San Siro non è ancora al buio. La band è nascosta dietro gli enormi monoliti led che ruoteranno per tutto il concerto e sulla lunga passerella c’è solo lui, un cantautore che si prende i suoi primi stadi, dopo essere cresciuto con regolarità lungo tutta la carriera, dal punto di vista artistico e numerico. Complice la luce diffusa, i fari puntati su di lui e una giacca riflettente, si fatica a distinguerne i contorni: è una macchia bianca che cammina avanti e indietro, salutando i 55mila spettatori. Poi però Cremonini attacca “Possibili scenari” e per le successive due ore abbondanti diventa impossibile staccargli gli occhi di dosso.
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San Siro è forse l’ultima consacrazione che mancava a Cremonini, ma il suo concerto è tutto tranne che una celebrazione. È uno show innanzitutto divertente, ma anche calibrato con quell’assoluta attenzione ai dettagli che è una delle caratteristiche dell’approccio di Cremonini al proprio lavoro. Si parte ovviamente dall’ultimo album, ma dopo il pezzo iniziale, con lancio di stelle filanti XXL per accendere il pubblico, e “Kashmir Kashmir”, già si torna al passato: “PadreMadre” è la terza canzone in scaletta e arriva dal primo album solista, una sorta di ringraziamento alla famiglia che è anche il primo tuffo emotivo nel passato. Da lì, dallo stessa sacca generazionale, tirerà fuori anche i due pezzi simbolo dei Lunapop: “50 Special”, con cui celebra il compleanno del compagno di palco Ballo e “Un giorno migliore”, canzone che chiude il concerto guardando a un futuro (ancora) più roseo.
Il live spazia lungo tutti gli album, con Cremonini che si concede anche un lungo passaggio di solo pianoforte: momento sempre rischioso, ma non in questo caso. Spogliate dagli arrangiamenti, canzoni come “Una come te” e “Sei e ventisei” si mostrano in tutta la propria semplicità pop: uno scheletro comune a tutti i pezzi, su cui viene costruito uno show coerente in ogni sua parte. Le doti di Cremonini non dovrebbero più stupire, ma il concerto di San Siro lascia comunque sorpresi per il livello di ogni componente: da una voce che non sbaglia un passaggio a una band potente che regge l’urto di un palco così grande, passando con naturalezza dai momenti più tirati a quelli più rarefatti. Pensando uno spettacolo per lo stadio, i rischi sono sempre due: da un lato la sottovalutazione del contesto, dall’altro l’horror vacui. Cremonini ha evitato entrambi, mettendo in scena una serata in cui tutto è al posto giusto e alla giusta potenza, mai sotto tono e mai oltre il livello di guardia del kitsch.
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È stato qualcosa di grosso, di importante: in conferenza stampa, Cremonini ha dichiarato che per lui San Siro e gli stadi sono un punto di arrivo. Di solito quando si arriva a un traguardo c’è soddisfazione, ma anche un filo di appagamento. La sensazione è che invece questo San Siro, questo show, siano solo un nuovo punto di partenza, perché hanno dimostrato una condizione semplice, quanto importante: il pop italiano oggi è suo, è di Cesare Cremonini.
La scaletta del concerto di Cesare Cremoni a San Siro
Cercando Camilla (intro)
Possibili scenari
Kashmir Kashmir
Padremadre
Il comico (sai che risate)
La nuova stella di Broadway
Latin lover
Lost in the weekend
Un uomo nuovo
Buon viaggio
Figlio di un re
Una come te
Vieni a vedere perché
Le sei e ventisei
Mondo
Logico
Greygoose
Dev’essere così
Il pagliaccio
50 Special
Marmellata #25
Poetica
Nessuno vuole essere Robin
Un giorno migliore
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L'articolo Cesare Cremonini - Il re del pop italiano si prende San Siro di Marco Villa è apparso su Rockit.it il 2018-06-20 00:00:00
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