Il fauno è una creatura mitologica dell’epoca greca e romana. Con l’avvento del cristianesimo, proprio a causa delle sue sembianze, ha però subito un’oltraggiosa demonizzazione (nell’arte medievala il diavolo è spesso ritratto con gli attributi di una capra). Lo stigma è venuto meno nel corso dei secoli, grazie a personaggi come il signor Tumnus, visto nelle Cronache di Narnia, ritagliando alla creatura un nuovo ruolo da folletto, da guida fondamentale per lo svolgimento dei romanzi fantasy.
E siccome da un pezzo il rap sembra voler far le veci (tra gli altri generi su cui "si appoggia") del metal, oltre a essersi impossessato dei suoi suoni, ora ha iniziato a giocare anche con il medesimo immaginario. Tipo quello fantasy, appunto. Oggi proveremo a compiere un piccolo passo all’interno dell’armadio magico che spalanca le porte nel mondo di Leòn Faun.
Leòn de la Vallée, classe 2001, è un rapper romano. Si appassiona alla musica da giovanissimo ascoltando le canzoni di Jimi Hendrix, grazie al padre, e inizia a studiare batteria. Alle medie incontra il rap e decide di dedicarsi alla scrittura. A 14 anni, quando si faceva ancora chiamare LYO, conosce tha Supreme, insieme al giovane producer e a Duffy (suo compagno già alle elementari) nel 2017 pubblica l’Ep di debutto intitolato Endless. In seguito al successo dell'autore di Blun7 a swishland, i due si perdono di vista. LYO e Duffy, invece, decidono quindi d’imbastire un sodalizio artistico più solido. Nel 2018, pubblicano Animus, il primo singolo firmato Leòn Faun.
Leòn ha preso parte come comparsa in Zeta, il film che vede Izi protagonista, e ha recitato nella pellicola non ancora uscito di Gipi (non a caso un fumettista), al fianco di attori come Valerio Mastandrea e Valeria Golino. Figlio di due artisti di teatro, nutre da sempre una forte attrazione per il cinema e la sceneggiatura. Il percorso è ormai ben avviato, ma mancava ancora un tassello : una visione estetica coerente.
Fondamentale qui è l’incontro con thaevil, giovanissimo (aspirante) Tim Burton dell’hip-hop contemporaneo. L’impatto visivo denota quanto il progetto sia studiato in ogni suo minimo dettaglio, distinguendolo, oltre che per le tematiche e la sintassi, dalla stra-grande maggioranza delle copie della copia degli interpreti che animano le playlist trap su Spotify. Leòn Faun è la nuova voce della generazione Z, lo denotano anche le modalità di lancio dei suoi singoli, sempre pubblicati in primis YouTube, piattaforma gratuita e in grado di valorizzarne i cortometraggi.
Il rap è il nuovo metal, il rap è il nuovo cantautorato, il rap è il nuovo pop. Il rap è tutto quanto. L’imporsi del genere a livello mainstream, almeno in Italia, è dovuto anche alla sua segmentazione, ed è noto come diversi interpreti si siano legati a un solo contenuto, un unico argomento, per portare avanti le proprie carriere. Del resto, la cultura fantasy aveva già fatto capolino nell’hip-hop attraverso l’estetica vaporwave nel Cloud di Yung Lean e tanti altri, mixata con la più psichedelica retorica della strada fomentata degli effetti della codeina. Il risultato è un sottogenere post-citazionistico, ricco d’allusioni d’epoche e movimenti differenti (il grunge, il punk, il metal) che i nuovi giovanissimi interpreti non hanno potuto vivere in prima persona, un pizzico di Alice nel paese delle meraviglie e parecchi Pokemon.
Leòn acquista notorietà con pezzi come Horia, Cioccorane (magica crasi tra Eminem e Caparezza?), Primavera e Taboo (che ricorda lo stile di Izi), che rappresentano momenti distanti, storie diverse, ma, proprio come nelle Cronache di Narnia, intimamente connesse l’una con l’altra, perché inserite nello stesso, coerente, universo compositivo. E così ecco Cronache di Mairon non è un album, non è un ep, è la raccolta dei diversi capitoli in un unico tomo, il primo lavoro all’unisono del trittico Leòn, Duffy, thaevil.
Testi visionari che accomunano le tematiche della società moderna a mondi paralleli fatti d’inganni e mostri nascosti nell’ombra. La parabola di Leòn ricorda quella dei 16 Barre, ma con le tinte colorate e l’attitudine fresh di Dani Faiv. Ma se la formazione veneta si è sempre fatta portavoce della parte più nerd del rap, legandosi di conseguenza al mondo underground che ne nobilitava il contenuto di nicchia, con Leòn abbiamo a che fare con un interprete, nuovo, un millenial nato col sogno (e la possibilità) di diventare un rapper di successo. Per ora sembra sulla buona strada. Aspettiamo il primo capitolo fuori dalla saga.
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L'articolo Chi è Leòn Faun: tra il Cloud Rap, il Signore degli Anelli e i Pokemon di Marco Beltramelli è apparso su Rockit.it il 2020-03-30 18:48:00
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